Xylella fastidiosa: cos’è e quali piante colpisce
Forse non tutti sanno che la Xylella fastidiosa non colpisce solamente gli olivi. Ecco le piante interessate e i sintomi di questa grave patologia che mette a rischio non solo la produzione di olio d'oliva, ma anche la sopravvivenza degli ulivi secolari
Ultimamente quando si parla di olivi e di produzione di olio d’oliva, si sente anche citare la Xylella fastidiosa. Si tratta di un batterio che può danneggiare gli ulivi fino a farli morire, riducendo di conseguenza la produzione di olive e di olio d’oliva e causando un grave danno economico a tutta la filiera. Quello che molti non sanno, però, è che la Xylella può colpire anche altre piante oltre agli olivi. La Xylella fastidiosa quali piante colpisce? Scopriamolo insieme.
Cos’è la Xylella fastidiosa?
La Xylella fastidiosa non è un parassita, bensì un batterio Gram negativo che fa parte della classe delle Gammaproteobacteria e della famiglia delle Xanthomonadaceae. Questo batterio è in grado di riprodursi dentro l’apparato conduttore della linfa, quello che trasporta acqua e sali minerali indispensabili per la sopravvivenza delle piante.
Difficile da isolare e a crescita lenta, una particolare sottospecie di Xylella è la causa della CoDiRO, cioè il Complesso del disseccamento rapido dell’olivo che dal 2008 sta flagellando l’Italia.
Come batterio è diffuso un po’ ovunque, anche se sono diverse le specie presenti nei diversi paesi. Per quanto riguarda l’Italia, le segnalazioni ci sono dalla fine degli anni 2000, con l’infestazione degli oliveti del Salento e di Gallipoli.
Quali piante sono attaccate dalla Xylella fastidiosa?
La Xylella fastidiosa è definita come un batterio polifago, cioè può colpire diverse piante. Quando in Italia si parla di Xylella, si pensa sempre all’olivo, ma in realtà può colpire:
- vite
- le piante del genere Citrus (quindi gli agrumi)
- il mandorlo
- la pianta del caffè
- il pesco
- il pero asiatico
- l’avocado
- il mirtillo
- il prugno giapponese
- l’albero di noci pecan
- il prugno
- il mirabolano
Questo per quanto riguarda le piante da frutto. Ma alcune specie di Xylella possono colpire anche piante come:
- l’oleandro (malattia da bruciatura dell’oleandro)
- il sicomoro americano
- l’olmo bianco americano
- il liquidambar
- la quercia
- l’acero rosso
- il gelso rosso
- l’erba medica
- erbacce varie
- i gigli
Proprio di recente la Puglia ha annunciato di aver trovato un nuovo ceppo di Xylella fastidiosa su alcuni alberi di mandorlo a Triggiano, in provincia di Bari. A rischio, in questo caso, non sono solo i mandorli, ma anche i ciliegi e le viti.
A proposito delle viti, infatti, la Xylella causa la malattia di Pierce (i batteri si trasmettono anche tramite vettori passivi come gli insetti del genere Homalodisca), patologia che causa il disseccamento dei vigneti (un po’ come succede con gli ulivi a causa della Xylella fastidiosa pauca).
In tale ottica la Coldiretti Puglia ha ammonito tutti a non fare come con gli uliveti: avendo sostenuto che l’abbattimento delle piante per limitare il contagio fosse un attacco contro l’agricoltura e la natura, ecco che l’unico risultato ottenuto è stato un’ulteriore diffusione della malattia a scapito anche di altre specie vegetali.
I sintomi delle piante affette dalla Xylella fastidiosa
Per quanto riguarda i sintomi, ecco che le piante affette dalla Xylella sviluppano una sorta di gel nei condotti linfatici. Questo gel ostruisce il flusso dell’acqua e delle sostanze nutritive, causando il rapido deperimento della pianta. Questi i sintomi a cui prestare attenzione:
- disseccamento più o meno ampio delle foglie (il disseccamento inizia prima nei rami isolati e poi finisce col colpire tutta la pianta)
- diminuita crescita di germogli e rami
- imbrunimento del legno, soprattutto nei rami giovani e nel fusto
Come salvare gli ulivi dalla Xylella?
L’Unione Europea è stata chiara: la Xylella fastidiosa delle piante si trova nella lista A1 della European and Mediterranean Plant Protection Organization (EPPO), quindi è considerata un patogeno da quarantena.
La direttiva europea 2000/29/CE obbliga gli stati membri a misure di eradicazione drastiche in caso di comparsa di Xylella. Il che vuol dire estirpare le piante malate e quelle circostanti in un ampio raggio.
Tuttavia non sempre questo è stato fatto, per diversi motivi ed ecco che nella zona di Lecce ormai non è più possibile contenere i focolai. E uno studio del 2017 ha dimostrato come non sia neanche più possibile eliminare il batterio dalla zona del Salento.
Il fatto è che le misure di contenimento per la Xylella prevedono la creazione di zone differenziate in base alla gravità dell’infestazione. Ogni zona ha un determinato grado di estirpazione non solo delle piante malate, ma anche di quelle apparentemente sane che circondano i focolai. Perché anche queste ultime vanno estirpate, proprio in via precauzionale e per evitare la continua diffusione del focolaio. Ma per svariati motivi, ambientalisti ed economici, in Italia questo non è stato fatto. E il risultato è che la Xylella continua a fare danni.
Un’altra cosa che non è stata fatta è quella di implementare restrizioni alla libera circolazione di specie di piante prodotte in Puglia e all’importazione in Europa di piante suscettibili alla Xylella provenienti da alcuni paesi europei.
Fonti: