Veganesimo e sostenibilità: il Veganuary salverà il mondo?
Le diete plant based non hanno effetti positivi solo sulla nostra salute, ma anche sul benessere del pianeta. Ma cosa accadrebbe se per il mese di gennaio abbandonassimo gli alimenti di origine animale a vantaggio di menù vegetali? La risposta ce la svela Veganuary, che è divenuto un vero e proprio movimento a carattere mondiale per sostenere gli effetti del veganesimo sul globo.
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Ci siamo, gennaio è iniziato e il connubio tra veganesimo e sostenibilità si è tramutato in uno degli argomenti più dibattuti. Il comune denominatore tra il primo mese dell’anno e gli effetti benefici delle diete vegetali è Veganuary. E la sfida dei 31 giorni senza alimenti di origine animale sta diventando sempre più affascinante per tutti.
Ma perché sempre più onnivori sono pronti a rinunciare a carne, pesce, uova e latticini nel corso di gennaio, a vantaggio di una dieta fatta di frutta, verdura, legumi e cereali? No, la depurazione e la perdita di peso dopo i bagordi delle feste natalizie non sono il motivo che smuove le comuni abitudini a tavola.
Di certo un mese senza proteine di origine animale ha effetti positivi anche sulla linea, oltre che sulla salute generale, ma è l’attenzione al benessere del pianeta a rendere più accettabili queste rinunce. Da quanto sostenuto da una ricerca di Harvard, dal 2014 al 2020 incluso, il Veganuary ha raggiunto traguardi da capogiro.
Si parla di più di 100mila tonnellate di CO2 non emesse e di 6,2 milioni di litri di acqua risparmiati, senza contare la riduzione dei liquami e i milioni di animali salvati. Se consideriamo i numeri, un gennaio vegano può apportare una serie di benefici all’ambiente, ma il Veganuary è una modalità ottimale per salvare il mondo?
Veganesimo e sostenibilità: gli effetti delle diete plant based da non sottovalutare
Non ci fa piacere saperlo, ma le nostre scelte a tavola sono grandi responsabili delle emissioni di gas serra, più o meno elevate a seconda degli stili alimentari. Se diamo per buoni gli esiti di uno studio dell’Università di Oxford, diventare vegani potrebbe essere il modo più agevole e sicuro per ridurre la nostra impronta carbonica fino al 73% in meno.
Si tratta di numeri drastici, che fanno comprendere quanto ogni fase del processo di produzione di alimenti di origine animale porti ad emissioni di anidride carbonica. Ad esempio, si parla di abbattimento delle foreste per fare posto ai pascoli, o anche alla produzione delle tonnellate di mangime per i foraggi, come anche ai rifiuti che derivano dagli allevamenti.
Non si parla solo di CO2, ma anche e soprattutto di metano, un gas serra 8o volte più potente dell’anidride carbonica nell’intrappolare il calore in atmosfera. Se pensiamo che il 32% del metano è derivato dal bestiame presente negli allevamenti, per via dei processi di digestione e dei rifiuti degli animali, capiamo quanto il binomio carne e inquinamento sia effettivo.
Ci sembra un dato poco realistico? In tal caso diamo una scorsa veloce ma accurata ai numeri. La stima è che ogni anno una singola mucca sia in grado di emettere in atmosfera circa 100 chili di metano. Se moltiplichiamo per i miliardi di bovini che affollano gli allevamenti del mondo, riusciamo a immaginare di quali cifre si parli.
Dieta vegana e 5 benefici per il pianeta
La dieta vegana, se riduciamo al minimo gli acquisti di olio di palma da foreste non controllate e di frutta e verdura provenienti dall’estero, ci può aiutare a salvare il pianeta. Le riduzioni di CO2, metano e protossido di azoto, tra i responsabili del cambiamento climatico, potrebbero rendere aria e suolo più puliti.
Ci sono almeno cinque buone ragioni per fare un tentativo, anche a tempo determinato, di alimentazione vegetale, per tutelare l’ambiente da inquinamento e rifiuti. Ma non è solo la minore emissione di gas serra di cui abbiamo già fatto cenno a motivarci verso un Veganuary consapevole.
Un minore consumo energetico
La carne, rispetto agli alimenti vegetali, richiede un grande apporto energetico per la sua produzione e lavorazione, che si traduce in un largo uso di combustibili fossili. Si parla di circa 31,5 kilowattora di energia ogni 500gr di carne di manzo. Al contrario, le fonti proteiche vegetali richiedono un consumo di gran lunga inferiore.
Un minore consumo di acqua
C’è un dato interessante sul consumo di acqua ed è che l’agricoltura risulta la maggiore responsabile del prosciugamento delle risorse idriche, ma va fatta una precisazione. Il 70% del consumo idrico globale si ha nel campo agricolo, però va ricordato che il 41% di questo è legato alla produzione di foraggi per animali di allevamento. Ed il passaggio ad una dieta vegana può ridurre fino al 55% la propria impronta idrica individuale.
Una minore acidificazione degli oceani
Le emissioni di gas serra non contribuiscono solo al riscaldamento globale, ma anche all’acidificazione degli oceani, che può alterare interi ecosistemi marini. Il discorso sull’inquinamento da industria del pesce è il medesimo di quello per la carne. Se limitiamo il consumo di prodotti ittici aiutiamo il mare a stabilizzarsi e riequilibrarsi.
Si riduce la deforestazione
Gli allevamenti di bestiame per la produzione di carne sono i responsabili della maggioranza della deforestazione in foresta amazzonica, un polmone verde mondiale. I numeri sono poco felici, in quanto si calcola una perdita di 111 acri di alberi, tagliati per fare posto agli allevamenti dell’industria carnivora. Al contrario, secondo il Good Food Institute, i prodotti di tipo vegetale, tipo la carne vegana, possono adoperare fino al 99% in meno di terra.
Si preservano gli habitat
La perdita di habitat è un problema serio, che sta portando nel corso degli anni ad un veloce impoverimento di biodiversità faunistica. Di fatti, la distruzione di foreste e habitat per fare spazio ai pascoli non distrugge solo la flora locale. Le specie animali perdono infatti il loro luogo ameno e le sue risorse, con un sempre maggiore rischio di estinzione.
Che dite, provare ad essere vegani per un mese, a fronte di queste notizie, può essere un sacrificio possibile? Si fa sempre in tempo a tornare indietro, ma sembra che chi ha provato il Veganuary abbia trovato sostenibile anche ridurre il consumo di alcuni cibi da febbraio in poi e per sempre.
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