A cosa serve una vasca di deprivazione sensoriale?
La vasca di deprivazione sensoriale è uno strumento creato negli anni ‘50, e ancora oggi suscita una certa curiosità e interesse. Ma a cosa serve esattamente? Questa sorta di capsula con coperchio sembra in grado di stimolare la creatività e favorire un rilassamento puro. Ma ci sono delle controindicazioni che è importante conoscere.
Fonte immagine: iStock
La vasca di deprivazione sensoriale è uno strumento che suscita sempre una certa curiosità. Ma di cosa si tratta esattamente? Questa particolare vasca è essenzialmente un luogo in cui si perde la percezione del proprio corpo, uno spazio ad hoc in cui rifugiarsi per ritrovare in qualche modo se stessi. Questo strumento è anche noto con il nome di floating therapy o con quello di vasca di isolamento o di galleggiamento.
Come forse già saprai, si tratta di una speciale vasca dotata di un grande coperchio. All’interno di questo enorme contenitore si trova una soluzione di acqua ipertonica (ovvero acqua salata), la cui alta concentrazione salina permette al corpo di galleggiare nei circa 25-30 centimetri di profondità.
Forse ti sarà capitato di vedere queste strane vasche nelle serie Tv come Modern Family o nei Simpson. Se si, saprai già che si tratta di un mezzo per migliorare il benessere psico-fisico della persona, uno strumento in grado di favorire uno stato di puro e vero relax, di risvegliare una maggiore chiarezza mentale ed emotiva.
Insomma, un bagno nella vasca di deprivazione sensoriale, è davvero un’esperienza da provare almeno una volta nella vita!
In questo articolo ti racconteremo quali sono i benefici della vasca di isolamento, quando fu inventata e quali sono i costi di una seduta di floating. Cominciamo innanzitutto con un salto indietro nel tempo, e vediamo quando è nata l’idea di deprivazione sensoriale.
Le origini della vasca di isolamento
Il merito dell’invenzione della vasca di galleggiamento va tutto al neuropsichiatra statunitense Dr. John Lilly, il quale si ritrovò a sperimentare la deprivazione sensoriale intorno al 1954, quando – presso il National Institute of Mental Health (NIMH) – si imbatté in una grande vasca risalente alla Seconda guerra mondiale in cui venivano esaminati i sommozzatori.
Lo scienziato pensò di trasformare la suddetta vasca in uno strumento per studiare gli effetti della deprivazione sensoriale sul cervello umano.
Al tempo, infatti, l’opinione più diffusa in campo scientifico era che, privando il cervello dei normali stimoli cui è quotidianamente sottoposto, questo smettesse semplicemente di funzionare.
Lilly pensò dunque di trasformare la vasca dei sommozzatori in una vasca di galleggiamento, eliminando qualsiasi distrazione esterna e utilizzando un liquido in grado di eliminare anche lo stimolo del tatto, ovvero acqua satura di sale solfato di magnesio (in poche parole, Sali di Epsom) mantenuta a una temperatura corporea.
Come funziona la deprivazione sensoriale?
Chi entrava all’interno di quella vasca si sarebbe trovato a galleggiare in un liquido alla stessa temperatura del corpo, e sarebbe stato privato di qualsiasi stimolo visivo, uditivo e olfattivo. Insomma, si trattava di una vera condizione di “deprivazione sensoriale”.
Ciò che Lilly scoprì fu che, in uno stato del genere, il cervello non smette di pensare o funzionare, affatto.
La vasca di galleggiamento offriva una sensazione di intenso relax già dopo 30 minuti di seduta, il cervello entrava in una sorta di stato onirico e, a detta degli esperti, potevano manifestarsi persino delle allucinazioni.
Cos’è la vasca deprivazione sensoriale?
Facciamo salto in avanti di qualche decennio, e vediamo adesso cosa si intende con il termine “floating” o vasca di galleggiamento.
Essenzialmente, si tratta di una vasca o un guscio in vetroresina, al cui interno vi è la già citata soluzione di solfato di magnesio, mantenuta a una temperatura quanto più simile a quella corporea, intorno ai 34-35 °C.
Per ricreare buio e silenzio assoluto, la capsula viene chiusa con un apposito coperchio, in modo da insonorizzare l’ambiente e tenere completamente alla larga gli stimoli esterni. Per un ulteriore isolamento, la persona può indossare anche dei tappi per le orecchie.
A cosa serve una vasca di deprivazione sensoriale?
A questo punto, sarà il caso di capire a cosa potrebbe servire entrare in uno stato di deprivazione sensoriale. Sappiamo già che Lilly sperimentò alcuni interessanti effetti grazie a questo strumento, ma quali saranno i potenziali benefici della vasca di galleggiamento?
- Aumenta la sensazione di benessere: già dopo mezz’ora di galleggiamento il corpo inizia a produrre sostanze associate al benessere, le endorfine, che alleviano stress e tensioni.
- Allevia le tensioni del corpo e lo stress psico-fisico
- Produce un profondo rilassamento, molto simile a quello raggiunto con la meditazione
- Allevia i dolori muscolari, il mal di testa e l’emicrania, i sintomi dell’artrite reumatoide, quelli della fibromialgia e i reumatismi
- Per chi pratica sport, la vasca di deprivazione sensoriale migliora la concentrazione in vista delle competizioni, ottimizza le prestazioni e, dal punto di vista fisico, allevia anche il dolore muscolare post allenamento
- Favorisce e aumenta la creatività e la fantasia
- Fa bene anche alla pelle, in quanto la rende più tonica e aiuta a trattare alcune condizioni cutanee, come acne e dermatiti.
Durata e costi della floating therapy
Quanto costa una seduta nella vasca di deprivazione sensoriale? Solitamente, il costo dipende dalla durata del trattamento. Le sedute possono andare da 30 minuti a un’ora e oltre, a seconda delle esigenze della persona.
Il costo può andare dai 40 ai 70 euro per una seduta di un’ora, ma le cifre possono variare molto in base al centro benessere scelto.
Controindicazioni della vasca di deprivazione sensoriale
Prima di indossare costume e tappi per le orecchie, diamo un’occhiata alle controindicazioni della vasca di galleggiamento. Questo strumento è sconsigliato per chi presenta delle lesioni cutanee o per chi soffre di pressione bassa.
Inoltre, non è adatto per chi ha dei disturbi psichici o neurologici (alcune persone possono avere delle allucinazioni all’interno della capsula) o per le persone che soffrono di claustrofobia.
In quest’ultimo caso, però, è possibile usufruire di un’intera stanza di deprivazione sensoriale, un luogo più spazioso dove potersi isolare dagli stimoli esterni e ritrovare il proprio benessere interiore, senza rischiare un attacco di claustrofobia.
Fonti