L’ondata di influenza è ormai arrivata in Italia e il numero dei casi registrati è in aumento settimana dopo settimana. Non è stato tuttavia ancora raggiunto il picco nei contagi, il che permetterà a chi volesse ricorrere al vaccino antinfluenzale di prepararsi per tempo e scegliere il momento giusto per vaccinarsi.
Si stima che l’influenza 2018 costringerà a letto tra i 3 e i 5 milioni di italiani nell’arco del periodo invernale, che saranno alle prese con gli ormai consueti sintomi tra i quali spiccano febbre, raffreddore e dolori articolari. Il vaccino antinfluenzale è stato oggetto nelle ultime settimane della pubblicazione di nuove linee guida, come di alcune pubblicazioni che ne hanno messo in dubbio l’efficacia.
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Nel testo si farà il punto sulle informazioni disponibili, dal costo a carico dei cittadini non ammessi alle gratuità al periodo migliore in cui farlo passando per gli ultimi dati forniti dai medici italiani sull’efficacia del vaccino antinfluenzale 2018-19.
Il vaccino antinfluenzale 2018-19 è gratuito per alcune categorie di persone ritenute più sensibili o a rischio da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Si tratta di anziani, alcuni bambini, dipendenti della PA a contatto con il pubblico, malati affetti da disturbi cardiaci e/o respiratori soprattutto se cronici, oltre al personale medico e ospedaliero. Nello specifico, come riportato dal Ministero della Salute:
Chi non dovesse rientrare nelle suddette categorie, ma desidera comunque ricorrere al vaccino antinfluenzale come strumento per la prevenzione dell’influenza 2018 potrà acquistarlo in farmacia a un costo di circa 20 euro.
Secondo le linee guida diffuse dal Ministero della Salute il periodo considerato ottimale per ricorrere al vaccino antinfluenzale è quello compreso tra ottobre e fine dicembre. Occorre tuttavia ricordare che alcune recenti stime hanno indicato il picco dell’influenza 2018 come probabile dall’ultima decina di dicembre fino a gennaio inoltrato. Valutare quindi il momento opportuno, considerando che per ottenere una piena copertura sono necessari alcuni giorni dalla somministrazione.
Il vaccino antinfluenzale è il miglior modo per prevenire l’influenza secondo quanto riferito dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità. La sua efficacia viene testata ogni anno attraverso rigorose procedure che ne attestino la sicurezza per le persone. Come si legge nel documento dell’ISS:
Per essere autorizzati e commercializzati, tutti i vaccini, inclusi quelli antinfluenzali, devono essere sottoposti a una serie di controlli sia prima che dopo, che ne verifichino l’idoneità all’uso nell’uomo e volti a garantirne la sicurezza e l’efficacia. L’uso dei vaccini è approvato dalle autorità regolatorie nazionali per i farmaci, in Italia l’Agenzia italiana del farmaco – Aifa. Inoltre, nell’Unione Europea esiste l’Agenzia europea per la valutazione dei prodotti medicinali (Ema) che si avvale del parere di Comitati di esperti per autorizzare i farmaci e i vaccini.
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L’efficacia del vaccino antinfluenzale non può essere del 100%, a causa della variabilità virale, così come non esiste copertura totale in relazione ad alcuna malattia (i cui agenti virali possono mutare improvvisamente dando vita a un ceppo non coperto dal vaccino). Come spiegato dall’ISS:
Per quanto riguarda nello specifico i vaccini antinfluenzali, l’elevata variabilità virale rende necessario riformularli ogni anno, e rende quindi determinarne annualmente l’efficacia e la sicurezza. L’efficacia del vaccino antinfluenzale può variare notevolmente da stagione a stagione, a seconda di vari fattori fra i quali giocano un ruolo importante le caratteristiche della persona vaccinata (età e stato di salute), e il grado di corrispondenza o “match” tra virologica tra i ceppi di virus inclusi nel vaccino e quelli circolanti.
Ogni stagione vengono condotti studi specifici per determinare l’efficacia del vaccino antinfluenzale nel prevenire le forme di influenza confermata e rafforzare il valore della vaccinazione come intervento di sanità pubblica. I risultati di questi studi possono variare in base al disegno dello studio, ai risultati misurati, alla popolazione studiata e alla stagione in cui è stato effettuato. Queste differenze possono rendere difficile il confronto dei risultati dei diversi studi e pertanto i dati vanno interpretati sempre con cautela.
In generale, gli studi pubblicati nella letteratura internazionale, dimostrano un’efficacia nella riduzione della malattia e delle relative complicazioni ma soprattutto sostengono gli importanti benefici della vaccinazione per la salute pubblica, soprattutto quando c’è buona correlazione fra i ceppi vaccinali e quelli circolanti.
Si sottolinea infine, come sottolineato anche da diverse fonti istituzionali, che sottoporsi al vaccino antinfluenzale non può provocare l’influenza in quanto vengono inoculati soltanto elementi inattivati e quindi in grado soltanto di stimolare la risposta immunitaria; tuttavia è possibile che la copertura fornita non sia ancora a pieno regime al momento dell’esposizione al virus (qualora avvenga troppo a ridosso della vaccinazione) o che il ceppo virale con cui si è venuti a contatto sia di tipo mutato o comunque non incluso tra quelli presenti nel vaccino.