Vaccino antinfluenzale 2018-19: costo, quando farlo, efficacia
Il vaccino antinfluenzale 2018-19 è il metodo più sicuro per prevenire l'influenza secondo il Ministero della Salute: costo, quando farlo ed efficacia.
Fonte immagine: Vaccino antinfluenzale / iStock
L’ondata di influenza è ormai arrivata in Italia e il numero dei casi registrati è in aumento settimana dopo settimana. Non è stato tuttavia ancora raggiunto il picco nei contagi, il che permetterà a chi volesse ricorrere al vaccino antinfluenzale di prepararsi per tempo e scegliere il momento giusto per vaccinarsi.
Si stima che l’influenza 2018 costringerà a letto tra i 3 e i 5 milioni di italiani nell’arco del periodo invernale, che saranno alle prese con gli ormai consueti sintomi tra i quali spiccano febbre, raffreddore e dolori articolari. Il vaccino antinfluenzale è stato oggetto nelle ultime settimane della pubblicazione di nuove linee guida, come di alcune pubblicazioni che ne hanno messo in dubbio l’efficacia.
Nel testo si farà il punto sulle informazioni disponibili, dal costo a carico dei cittadini non ammessi alle gratuità al periodo migliore in cui farlo passando per gli ultimi dati forniti dai medici italiani sull’efficacia del vaccino antinfluenzale 2018-19.
Vaccino Antinfluenzale 2018-19: costo
Il vaccino antinfluenzale 2018-19 è gratuito per alcune categorie di persone ritenute più sensibili o a rischio da parte del Sistema Sanitario Nazionale. Si tratta di anziani, alcuni bambini, dipendenti della PA a contatto con il pubblico, malati affetti da disturbi cardiaci e/o respiratori soprattutto se cronici, oltre al personale medico e ospedaliero. Nello specifico, come riportato dal Ministero della Salute:
- Persone ad alto rischio di complicanze o ricoveri correlati all’influenza.
- Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e terzo trimestre di gravidanza.
- Soggetti dai 6 mesi ai 65 anni di età affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza: malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico ostruttiva-BPCO), malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite
diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con BMI >30), insufficienza renale/surrenale cronica, malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, tumori, malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali
patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici, patologie associate a un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari)
epatopatie croniche. - Soggetti di età pari o superiore a 65 anni.
- Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale.
- Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti.
- Persone che possono trasmettere l’infezione a soggetti ad alto rischio.
- Medici e personale sanitario di assistenza in strutture che, attraverso le loro attività, sono in grado di trasmettere l’influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali.
- Familiari e contatti (adulti e bambini) di soggetti ad alto rischio di complicanze (indipendentemente dal fatto che il soggetto a rischio sia stato o meno vaccinato).
- Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori.
- Forze di polizia.
- Vigili del fuoco.
- Altre categorie socialmente utili potrebbero avvantaggiarsi della vaccinazione, per motivi vincolati allo svolgimento della loro attività lavorativa; a tale riguardo, è facoltà delle Regioni/PP.AA. definire i principi e le modalità dell’offerta a tali categorie.
- È pratica internazionalmente diffusa l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione antinfluenzale da parte dei datori di lavoro ai lavoratori particolarmente esposti per attività svolta e al fine di contenere ricadute negative sulla produttività.
- Personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani: Allevatori, Addetti all’attività di allevamento, Addetti al trasporto di animali vivi, Macellatori e vaccinatori, Veterinari pubblici e libero-professionisti, Altre categorie.
- Donatori di sangue.
Chi non dovesse rientrare nelle suddette categorie, ma desidera comunque ricorrere al vaccino antinfluenzale come strumento per la prevenzione dell’influenza 2018 potrà acquistarlo in farmacia a un costo di circa 20 euro.
Quando fare il vaccino antinfluenzale?
Secondo le linee guida diffuse dal Ministero della Salute il periodo considerato ottimale per ricorrere al vaccino antinfluenzale è quello compreso tra ottobre e fine dicembre. Occorre tuttavia ricordare che alcune recenti stime hanno indicato il picco dell’influenza 2018 come probabile dall’ultima decina di dicembre fino a gennaio inoltrato. Valutare quindi il momento opportuno, considerando che per ottenere una piena copertura sono necessari alcuni giorni dalla somministrazione.
Efficacia del vaccino
Il vaccino antinfluenzale è il miglior modo per prevenire l’influenza secondo quanto riferito dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità. La sua efficacia viene testata ogni anno attraverso rigorose procedure che ne attestino la sicurezza per le persone. Come si legge nel documento dell’ISS:
Per essere autorizzati e commercializzati, tutti i vaccini, inclusi quelli antinfluenzali, devono essere sottoposti a una serie di controlli sia prima che dopo, che ne verifichino l’idoneità all’uso nell’uomo e volti a garantirne la sicurezza e l’efficacia. L’uso dei vaccini è approvato dalle autorità regolatorie nazionali per i farmaci, in Italia l’Agenzia italiana del farmaco – Aifa. Inoltre, nell’Unione Europea esiste l’Agenzia europea per la valutazione dei prodotti medicinali (Ema) che si avvale del parere di Comitati di esperti per autorizzare i farmaci e i vaccini.
L’efficacia del vaccino antinfluenzale non può essere del 100%, a causa della variabilità virale, così come non esiste copertura totale in relazione ad alcuna malattia (i cui agenti virali possono mutare improvvisamente dando vita a un ceppo non coperto dal vaccino). Come spiegato dall’ISS:
Per quanto riguarda nello specifico i vaccini antinfluenzali, l’elevata variabilità virale rende necessario riformularli ogni anno, e rende quindi determinarne annualmente l’efficacia e la sicurezza. L’efficacia del vaccino antinfluenzale può variare notevolmente da stagione a stagione, a seconda di vari fattori fra i quali giocano un ruolo importante le caratteristiche della persona vaccinata (età e stato di salute), e il grado di corrispondenza o “match” tra virologica tra i ceppi di virus inclusi nel vaccino e quelli circolanti.
Ogni stagione vengono condotti studi specifici per determinare l’efficacia del vaccino antinfluenzale nel prevenire le forme di influenza confermata e rafforzare il valore della vaccinazione come intervento di sanità pubblica. I risultati di questi studi possono variare in base al disegno dello studio, ai risultati misurati, alla popolazione studiata e alla stagione in cui è stato effettuato. Queste differenze possono rendere difficile il confronto dei risultati dei diversi studi e pertanto i dati vanno interpretati sempre con cautela.
In generale, gli studi pubblicati nella letteratura internazionale, dimostrano un’efficacia nella riduzione della malattia e delle relative complicazioni ma soprattutto sostengono gli importanti benefici della vaccinazione per la salute pubblica, soprattutto quando c’è buona correlazione fra i ceppi vaccinali e quelli circolanti.
Si sottolinea infine, come sottolineato anche da diverse fonti istituzionali, che sottoporsi al vaccino antinfluenzale non può provocare l’influenza in quanto vengono inoculati soltanto elementi inattivati e quindi in grado soltanto di stimolare la risposta immunitaria; tuttavia è possibile che la copertura fornita non sia ancora a pieno regime al momento dell’esposizione al virus (qualora avvenga troppo a ridosso della vaccinazione) o che il ceppo virale con cui si è venuti a contatto sia di tipo mutato o comunque non incluso tra quelli presenti nel vaccino.