Greenstyle Ambiente UE, approvate le regole più severe contro il greenwashing: ecco cosa cambierà

UE, approvate le regole più severe contro il greenwashing: ecco cosa cambierà

L'UE ha deciso di mettere un freno alla pratica del greenwashing, fissando una serie di rigide regole atte a tutelare i consumatori dell'UE.

UE, approvate le regole più severe contro il greenwashing: ecco cosa cambierà

Fonte immagine: iStock

L’Unione Europea ha deciso di mettere un freno alla pratica del greenwashing, fissando una serie di rigide regole atte a tutelare i consumatori dell’UE da questa tecnica di comunicazione ingannevole che mira a far credere che un’azienda è più attenta alle tematiche ambientali di quanto non sia in realtà.

Dopo il via libera dal Parlamento Europeo il mese scorso, oggi è arrivata l’approvazione definitiva della direttiva contro il greenwashing da parte del Consiglio Europeo. A questo punto i tempi si accorciano: il testo, dopo la firma del presidente del Parlamento Europeo e del presidente del Consiglio UE, sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà in vigore il ventesimo giorno successivo alla sua pubblicazione. Poi spetterà agli Stati membri, Italia compresa, che avranno 18 mesi di tempo per adottare e pubblicare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva e 24 mesi di tempo per iniziare ad applicare tali disposizioni.

Il via libera del Parlamento Europeo

(23 gennaio 2024)
La stretta è arrivata dal Parlamento Europeo con il via libera definito a una direttiva direttiva che migliorerà l’etichettatura dei prodotti e vieterà l’uso di dichiarazioni ambientali fuorvianti. La direttiva è stata approvata a larga maggioranza – 593 voti favorevoli, 21 contrari e 14 astensioni – ma il percorso è ancora lungo: la direttiva dovrà ricevere l’approvazione definitiva del Consiglio Europeo prima di essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale e a quel punto gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale.

Cosa cambierà con la nuova direttiva UE contro il greenwashing?

Le nuove regole europee mirano a rendere l’etichettatura dei prodotti più chiara e affidabile, vietando l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco” se non supportate da prove.

L’UE ha deciso di regolamentare anche l’uso dei marchi di sostenibilità, mettendo così un freno alla confusione che può essere causata dalla loro proliferazione e dal mancato utilizzo di dati comparativi. L’obiettivo è quello di autorizzare solo marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazione approvati o creati da autorità pubbliche.

Le prove fornite dalle aziende che vantano dichiarazioni ambientali come quelle citate poco sopra dovranno essere fornite all’interno dello stesso mezzo, come nel caso di un annuncio pubblicitario o la confezione del prodotto stesso, e non su approfondimenti esterni o sul sito internet dell’azienda o del prodotto. Questo, secondo l’UE, permetterà ai consumatori di fare scelte informate in modo rapido, senza dover perdere tempo per andare a verificare altrove la bontà delle dichiarazioni.

Il testo mette nero su bianco il divieto di asserzioni ambientali generiche come “imballaggio rispettoso dal punto di vista del clima“. Al contrario, invece, sarà possibile affermare che “il 100% dell’energia utilizzata per produrre questo imballaggio proviene da fonti rinnovabili“, a patto però che ci siano prove a supporto di tale affermazione.

Analogamente, un operatore economico non dovrebbe formulare un’asserzione generica come “consapevole“, “sostenibile” o “responsabile” basata esclusivamente sull’eccellenza riconosciuta delle prestazioni ambientali, in quanto tali asserzioni riguardano altre caratteristiche oltre a quella ambientale, come le caratteristiche sociali.

Un’altra pratica commerciale ingannevole che l’UE ha deciso di vietare riguarda un’asserzione ambientale concernente il prodotto nel suo complesso o l’attività dell’operatore economico nel suo complesso quando in realtà riguarda soltanto un determinato aspetto del prodotto o un elemento specifico e non rappresentativo dell’attività dell’operatore economico. Il testo fornisce un esempio chiaro: un prodotto che viene commercializzato come “realizzato con materiale riciclato” può dare l’impressione che l’intero prodotto sia stato realizzato con materiale riciclato quando in realtà solo l’imballaggio è stato realizzato con materiale riciclato.

Allo stesso modo sarà vietato dare al consumatore l’impressione che un operatore economico utilizzi soltanto fonti energetiche rinnovabili quando in realtà vari impianti dell’operatore economico utilizzano ancora combustibili fossili. Non solo: saranno vietate anche asserzioni basate sulla compensazione delle emissioni di gas a effetto serra che sostengono che un prodotto, sia esso un bene o un servizio, ha un impatto neutro, ridotto o positivo sull’ambiente in termini di emissioni di gas a effetto serra.

La durabilità al primo posto

Un altro aspetto importante affrontato dalla nuova direttiva riguarda la durata dei prodotti. Le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili e verrà creato un nuovo marchio armonizzato per dare maggiore risalto ai prodotti con un periodo di garanzia più esteso.

Le nuove norme vietano anche le indicazioni infondate sulla durata (ad esempio, dichiarare che una lavatrice durerà per 5.000 cicli di lavaggio, se ciò non è esatto in condizioni normali), gli inviti a sostituire i beni di consumo prima del necessario (spesso accade, ad esempio, con l’inchiostro delle stampanti) e le false dichiarazioni sulla riparabilità di un prodotto.

Biljana Borzan, relatrice della direttiva UE, ha dichiarato:

Questa legge cambierà il quotidiano di tutti gli europei! Ci allontaneremo dalla cultura dello scarto, renderemo più trasparente il marketing e combatteremo l’obsolescenza prematura dei beni. Le persone potranno scegliere prodotti più durevoli, riparabili e sostenibili grazie a etichette e pubblicità affidabili. Soprattutto, le aziende non potranno più ingannare le persone dicendo che le bottiglie di plastica sono buone perché l’azienda ha piantato alberi da qualche parte — o dire che qualcosa è sostenibile senza spiegare come. Questa è una grande vittoria per tutti noi!

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