Uccisione di gatti: l’Australia risponde alle polemiche
Le autorità australiane rispondono alle polemiche sul piano di uccisione di 2 milioni di gatti, citando anche le critiche di Morrissey e Brigitte Bardot.
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Non si fermano le polemiche sulla decisione del governo australiano, resa nota qualche settimana fa, di sopprimere nei prossimi anni circa 2 milioni di gatti selvatici, perché grave minaccia alla sopravvivenza di alcune specie autoctone. Da un lato chi supporta questa iniziativa, in un’ottica di conservazione della biodiversità, dall’altra chi invece sostiene si tratti di un atto crudele di contenzione. Fra questi anche diversi volti noti dello star system internazionale, tra cui spiccano Brigitte Bardot e Morrissey. Le autorità australiane hanno voluto rispondere alle critiche degli ultimi tempi, spiegando perché l’intervento di soppressione sia, a loro parere, urgente e necessario.
Gregory Andrews, commissario per le specie minacciate in Australia, ha indirizzato una lettera aperta proprio a Brigitte Bardot e al cantante Morrissey, così come riporta il New York Times. I gatti sarebbero collegati alla riduzione degli esemplari di oltre 100 specie minacciate in Australia, tanto da essere i “maggior responsabili” dell’estinzione di 27 specie negli ultimi 200 anni:
Delle deliziose creature, ricche d’importanza nella cultura indigena australiana, e in passato fondamentali per l’ecologia della nostra nazione. Non vogliamo perdere altre specie come queste.
Secondo i dati in possesso dell’Australian Department of the Environment, i gatti selvatici sarebbero la più grande minaccia per i mammiferi e i volatili del continente, più delle volpi o della modifica degli habitat naturali. Così, lo scorso luglio, il Ministro dell’Ambiente Greg Hunt ha annunciato un piano di riduzione dei felini entro il 2020, con l’eliminazione di circa 2 milioni di esemplari.
Nonostante le spiegazioni odierne, nonché l’urgente necessità di proteggere delle specie a rischio, il dibattito rimane comunque molto acceso. I difensori dei gatti, inclusi anche i gruppi animalisti, sostengono il governo debba cercare soluzioni alternative alla soppressione, ad esempio con la sterilizzazione dei felini in libertà, affinché l’assenza di riproduzione porti a una loro diminuzione nel tempo senza azioni giudicate cruente. Per contro, però, i sostenitori riferiscono le difficoltà di un simile progetto, sia per l’impossibilità di catturare e sterilizzare un numero così elevato di gatti, che per i costi. La contrapposizione, in definitiva, non sembra essere destinata a risolversi in tempi brevi.