Tutto ciò che devi sapere per leggere gli esami del sangue completi
Esami del sangue completi, scopri tutto quello che c'è da sapere per poter leggere e capire al meglio l'esito delle analisi.
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Quando si parla di verificare del benessere del corpo, uno strumento molto utile sono gli esami del sangue completi. Basta un semplice prelievo, effettuato al mattino in un laboratorio specializzato o presso una struttura ospedaliera.
Di buona norma sarebbe opportuno effettuare almeno una volta all’anno le analisi del sangue. In assenza di indizi clinici particolari è possibile svolgere controlli base. Tuttavia se tale verifica ha una cadenza più ampia è consigliato svolgere degli esami del sangue completi. Quest’ultimo consiglio è valido a maggior ragione se la richiesta dei test arriva dal proprio medico curante.
A prescindere dal numero e dalla tipologia di esami richiesti, è necessario approcciarsi nel giusto modo. Presentarsi a digiuno da almeno 8 ore potrebbe non essere sufficiente, quindi è opportuno seguire tutti i passi necessari per prepararsi al prelievo del sangue.
Analisi del sangue complete, non solo emocromo
In alcuni casi si potrebbe tendere ad associare le analisi del sangue complete al termine emocromo completo. Tuttavia ciò non corrisponde al vero, in quanto rientrano nel novero degli esami del sangue anche diversi parametri non compresi all’interno di tale definizione.
Emocromo è innanzitutto l’abbreviazione, comunemente usata, del termine esame emocromocitometrico. Da qui si ricavano principalmente dei parametri del sangue quali il numero e il volume degli elementi corpuscolati (piastrine, globuli bianchi e rossi), l’ematocrito e l’emoglobina.
Fanno parte degli esami del sangue completi anche una serie di parametri relativi alla funzionalità della tiroide (FT3, FT4 e TSH) o ai livelli di colesterolo (totale, HDL e LDL) e di trigliceridi. Si aggiungono, per citarne alcuni, la sideremia (livelli di ferro circolante nel sangue) e ulteriori marker quali VES, GOT o AST, GPT o ALT, gamma GT, lattico deidrogenasi (LDH) e fosfatasi alcalina.
Cosa c’è da sapere per leggere gli esami del sangue completi
Innanzitutto partiamo da una doverosa premessa, ovvero che la corretta interpretazione degli esami del sangue completi deve essere affidata al proprio medico curante. Questo per un semplice e importante motivo: a determinare la possibile manifestazione di una patologia potrebbe essere la combinazione di più parametri tra loro.
Anche se a prima vista i vari parametri potrebbero non destare particolare preoccupazione, a un occhio clinico potrebbero rivelarsi come indicatori di un malessere sottostante o di un disturbo agli inizi. Interessarsi e cercare di comprendere al meglio gli esami svolti è sempre consigliabile, ma è doveroso, in ogni caso, mostrare i risultati ottenuti anche al medico curante.
Pur ricordando l’importanza di una persona adeguatamente formata in ambito medico, chi volesse saperne di più riguardo i risultati delle proprie analisi del sangue può fare riferimento a quanto segue.
Vi è poi un’ulteriore specifica da tenere a mente, legata ai risultati raccolti dal laboratorio di analisi (sia esso privato o pubblico). Ciascun referto contenente i valori ottenuti è fornito con le seguenti caratteristiche di base: indicazione del parametro analizzato; valore ottenuto; unità di misurazione dello specifico parametro; range di normalità.
L’ultimo parametro è tra i più importanti, in quanto occorre sottolineare che i valori di riferimento possono variare leggermente tra i vari laboratori che effettuano i test. Ciò vuol dire che dei risultati “al limite” potrebbero risultare pienamente nella norma o molto fuori dal range se l’esame venisse ripetuto altrove.
In linea di massima è comunque molto intuitivo comprendere quali sono i parametri eventualmente fuori norma. Alcuni laboratori indicano chiaramente con scala cromatica (solitamente rossa) quei valori non in regola e quindi da valutare con attenzione.
Emocromo, cosa può dirci
Partiamo dall’emocromo, che seppure non comprenda tutti gli esami del sangue svolti, di certo potrà fornire indicazioni importanti sullo stato di salute generale.
Globuli rossi (RBC)
Un primo parametro sono i globuli rossi (RBC), anche definiti emazie o eritrociti. Sono gli elementi che trasportano l’ossigeno e l’anidride carbonica all’interno del flusso sanguigno, portando il primo verso le cellule e trasportando la seconda (sostanza di scarto) verso i polmoni. Qui la CO2 verrà espulsa attraverso l’espirazione.
I loro valori di riferimento sono generalmente compresi tra 4,5 e 5 milioni per millimetro cubo per le donne, e tra 4,5 e 6 milioni di mm3 per gli uomini. Risultati oltre le soglie indicate possono essere causati da ustioni, farmaci contenenti testosterone o eritropoietina (EPO), soggiorno ad alta quota, stress, poliritmie, insufficienza respiratoria o patologie a carico dei reni (nefropatie).
Al contrario valori troppo bassi possono essere il risultato di anemia, carenza di ferro, patologie renali, emorragia o carenze vitaminiche del tipo B (B6, B9 e B12). Di seguito riassunti due parametri direttamente connessi ai globuli rossi:
- Volume corpuscolare medio (MCV) – Parametro che indica quanto sono grandi in dimensioni i globuli rossi. Si parla di valori normali con risultati compresi tra 80 e 100 femtolitri (fl).
- Red-cell Distribution Width (RDW) Esprime la misura dell’ampiezza della curva dei volumi dei globuli rossi. Il valore è espresso in percentuale, compresa tra 11 e 16, o in termini assoluti, tra 39 e 50 fl.
Globuli bianchi (WBC)
Anche detti leucociti, i globuli bianchi si dividono in monociti, linfociti e granulociti (neutrofili, basofili ed eosinofili). Rappresentano le difese dell’organismo dalle aggressioni da parte degli agenti patogeni, come ad esempio virus e batteri.
Nelle donne i valori di riferimento sono 4.000-7.000/mm3, mentre per l’uomo il range è compreso tra 5.000 e 8.000/mm3. Valori bassi corrispondono solitamente a una riduzione delle difese immunitarie, mentre in caso di eccesso potrebbe essere in atto una risposta immunitaria a un agente patogeno (granulociti per i batteri, linfociti in caso di virus).
Piastrine (PLT)
Per quanto riguarda le piastrine i valori di riferimento sono compresi tra 150.000 e 440.000 per microlitro. Sono fondamentali all’interno del processo di coagulazione. Tali indicatori possono risultare alterati in presenza di emorragie, leucemia, lesioni midollari, disturbi a carico della milza e patologie come lupus, disordini mieloproliferativi, problemi intestinali, malattie tumorali e artriti.
Emoglobina (Hgb)
Veniamo ora all’emoglobina, i cui valori soglia sono compresi tra 12 e 16 g/l nelle donne e tra 14 e 18 g/l negli uomini. A tutti gli effetti si tratta della proteina che permette ai globuli rossi di trasportare l’ossigeno in giro per il corpo.
In caso di valori troppo alti si potrebbe avere a che fare con policitemia o semplice disidratazione. Non è da escludere però che dietro tale campanello d’allarme si nascondano gravi patologie polmonari. Valori inferiori al minimo indicato posso derivare da patologie renali, carenza di ferro o vitamine del gruppo B, anemia, emorragie o malattie ereditarie (tra le quali ad esempio la talassemia).
Esistono ulteriori due parametri, direttamente collegati all’emoglobina. Si tratta del contenuto emoglobinico corpuscolare medio (MCH) e della concentrazione emoglobinica corpuscolare media (MCHC):
- Contenuto emoglobinico corpuscolare medio (MCH) – Sta a indicare la quantità di emoglobina presente all’interno di un globulo rosso. I valori di riferimento variano tra 27 e 34 picogrammi.
- Concentrazione emoglobinica corpuscolare media (MCHC): Questo parametro esprime un rapporto tra emoglobina e globuli rossi, valutando la concentrazione della prima in funzione delle dimensioni dei secondi. Si parla di valori compresi tra il 31 e il 37%.
Trigliceridi, colesterolo e altri parametri
All’interno degli esami del sangue completi figurano come detto ulteriori parametri, variabili in funzione delle esigenze specifiche. Particolarmente indicato il consulto medico in caso di alterazioni, rispetto ai parametri presenti nel referto, ai valori legati alla tiroide (TSH, FT3 e FT4). Attenzione anche a eventuali squilibri della VES.
Da non sottovalutare anche eventuali alterazioni ai trigliceridi, sia che si tratti di valori alti o bassi. Fare affidamento ai valori indicati nel referto, valutando l’eventualità di una dieta mirata, anche per quanto riguarda i parametri legati al colesterolo (totale, HDL e LDL). Questi ultimi sono profondamente interconnessi tra loro, quindi oggetto di valutazione specifica.
Come interpretare gli esami del sangue completi, consigli utili
Oltre a ricordare la variazione dei livelli di normalità tra i vari laboratori di analisi, occorre tenere presenti ulteriori indicazioni relative come interpretare gli esami del sangue completi.
Nel verificare eventuali alterazioni rispetto ai valori normali tenere presente che un piccolo scostamento percentuale può avere un peso profondamente differente rispetto a una variazione percentuale superiore. Questo vuol dire che un risultato di poco superiore o inferiore ai valori soglia potrebbe indicare un evento temporaneo e non necessariamente fonte di allarme.
Da sottolineare infine che esistono alcuni elementi capaci di scatenare alterazioni anche importanti nelle analisi del sangue. Tra questi figurano ad esempio l’esercizio fisico intenso, l’assunzione di farmaci e l’essere in gravidanza.