Tularemia nei conigli: sintomi e cure
Fra le zoonosi trasmesse dai nostri animali domestici, dobbiamo tenere in conto anche la tularemia dei conigli. Malattia di origine batterica, può causare gravi sindromi e morti improvvise negli animali. Tuttavia può essere trasmessa anche all'uomo, causando sintomi più specifici. Andiamo dunque a vedere cause, sintomatologia, diagnosi e trattamenti.
Prima di entrare nel panico: è vero che la tularemia dei conigli è una zoonosi. Ma è anche vero che non è una malattia che si riscontra poi così frequentemente nei nostri conigli da compagnia. È tuttavia bene sapere che esiste anche questa patologia.
Andiamo dunque a comprendere meglio cause, modalità di trasmissione, sintomi nei conigli, negli animali e nell’uomo, diagnosi e se esiste una cura possibile.
Cause della tularemia nei conigli
La tularemia è una zoonosi causata da un batterio Gram-negativo, la Francisella tularensis. Si tratta di un batterio aerobio non sporigeno, di piccole dimensioni e immobile. Di per sé questo batterio può contagiare tantissimi animali, fra cui conigli e lepri in primis, ma anche altri roditori, mammiferi e uccelli.
La facilità con cui si diffonde è legata al fatto che molti insetti possono fungere da vettori passivi, fra cui pulci, zecche, zanzare e tafani.
Di questo batterio esistono 4 sottospecie, di cui due causano particolari problemi clinici:
- Francisella tularensis tularensis Type A: diffusa in Nord America e Canada, ha come serbatoio conigli, lepri e roditori
- Francisella tularensis holarctica Type B: diffusa nell’emisfero settentrionale, anche in Europa e Italia, ha come serbatoio i roditori e gli ambienti acquatici
La Francisella Type A è quella più virulenta. Ricordiamo che secondo quello che fu il Regolamento di Polizia Veterinario D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320, ora abrogato dal Regolamento 2016/429 che necessita di tre decreti legislativi di adeguamento, si tratta di una malattia soggetta a denuncia obbligatoria.
Tutti gli animali malati devono essere segnalati ai Servizi Veterinari di competenza.
Modalità di trasmissione della tularemia nei conigli
La trasmissione della tularemia avviene soprattutto tramite insetti e artropodi ematofagi, responsabili di diffondere la patologia. Pulci, zecche, soprattutto quelle della famiglia Ixodidae, zanzare e tafani possono essere vettori della malattia.
Il che spiega perché il vostro veterinario cerca spesso di ricordarvi che i conigli vanno protetti dai parassiti esterni anche quando vivono da soli in casa. O siete così fortunati da non avere zanzare in casa?
Inoltre è anche possibile una trasmissione per contatto diretto con animali affetti, soprattutto tramite secreti ed escreti, in quanto può penetrare nell’organismo tramite microlesioni della cute, o anche ingerendo acqua o cibo contaminati, anche carni cotte troppo poco.
Non dimentichiamo, poi, la possibilità di trasmissione tramite aerosol o polveri contaminati. Tuttavia non è possibile la diffusione diretta da persona a persona.
In generale la tularemia nell’uomo è diagnosticata soprattutto in chi abita in ambienti rurali, in allevatori, macellai, cacciatori, veterinari. Insomma, tutte persone che hanno maggiori probabilità di infettarsi per contatto diretto.
Da ricordare che la dose infettante è bassa e l’agente estremamente patogeno.
Sintomi della tularemia nell’uomo e nel coniglio
Sintomi di tularemia nel coniglio
Purtroppo negli animali, incluso il coniglio e la lepre, la tularemia non provoca sintomi patognomonici. Anzi, i sintomi che manifestano sono abbastanza generici:
- grave depressione
- abbattimento
- letargia
- alterazioni del comportamento
- setticemia
- morte
Tuttavia è anche bene sapere che la maggior parte delle specie domestiche tende a non manifestare sintomi in quanto capace di sviluppare anticorpi. Sono però stati segnalati casi sintomatici in alcuni gatti e pecore.
Sintomi di tularemia nell’uomo
E nell’uomo? Beh, provoca sindromi e forme anche gravi fra cui:
- forma ulceroghiandolare
- ghiandolare
- oculoghiandolare
- faringotonsillare
- setticemia
- polmonite
- morte, soprattutto il Type A
Tutto dipende dalla via di ingresso del batterio. Comunque sia si tratta di forme gravi, con periodo di incubazione breve di 3-5 giorni, raramente 1-21 giorni. I sintomi iniziali sono costituiti da:
- febbre
- brividi
- sudorazione profusa
- stanchezza
- mal di testa
- dolori muscolari
- nausea
- vomito
- ulcere o ascessi nel punto di inoculo
- aumento di volume dei linfonodi
Entro 24-48 dall’esordio dei primi sintomi, compare tipicamente una papula infiammata nella zona di esposizione o nella zona della puntura, non presente nella forma ghiandolare. La papula diventa rapidamente una pustola e si ulcera, producendo un cratere da cui fuoriesce un essudato chiaro.
Sulle estremità del corpo le ulcere sono singole, ma su occhi e bocca sono multiple. I linfonodi regionali aumentano di volume e possono andare incontro a suppurazione.
Successivamente il paziente può sviluppare una forma simil tifoide con polmonite atipica e delirio. La tularemia polmonare la si ha dopo inalazione o diffusione ematogena di un altro tipo di tularemia. La si vede nel 10-15% dei casi di tularemia ulceroghiandolae e nella metà dei casi di tularemia tifoidea.
In questo caso gli unici sintomi sono rappresentati da murmure vescicolare ridotto, talvolta rantoli e tosse secca, non produttiva, con bruciore. Talvolta si ha aumento di volume della milza, mentre in alcuni casi la febbre persiste anche per 3-4 settimane. Come complicanze della malattia abbiamo:
- ascessi polmonari
- meningite
Fortunatamente la forma di tularemia presente in Europa è quella meno aggressiva e di solito la prognosi è favorevole, con malattia che però dura anche 2-3 settimane.
Diagnosi di tularemia nell’uomo e negli animali
Negli animali la diagnosi non può essere fatta tramite sintomi, ma solitamente tramite esame colturale su terreni specifici di organi di animali morti.
Nell’uomo, invece, la diagnosi si fa, oltre che con l’anamnesi, anche tramite esame batteriologico ed esame colturale, PCR e ricerca di anticorpi tramite esame sierologico.
Come si cura la tularemia nei conigli? Esiste una terapia?
La terapia della tularemia nell’uomo prevede la somministrazione di antibiotici come streptomicina, gentamicina, cloramfenicolo, ciprofloxacina o doxiciclina. Tuttavia in alcuni casi è necessario asportare chirurgicamente i linfonodi colpiti. Inoltre non esiste nessun vaccino per questa malattia.
Una particolarità: la prima infezione garantisce immunità duratura. Tuttavia se non viene curata adeguatamente, sono possibili recidive a distanza di tempo.
Inoltre in caso di esposizione a rischio, anche in assenza di lesioni o sintomi, è consigliato un trattamento preventivo di due settimane con doxiciclina e ciprofloxacina.
E negli animali? Beh, qui il problema è diverso. Prima di tutto la diagnosi di solito viene fatta post mortem e dopo necroscopia presso l’Istituto Zooprofilattico di riferimento. Inoltre essendo una grave zoonosi, gli animali colpiti devono essere purtroppo abbattuti per non rischiare di contagiare l’uomo.
La tularemia dei conigli è contagiosa per l’uomo?
Sì, come detto più volte sopra la tularemia dei conigli rappresenta una zoonosi per l’uomo.
Fonti