Trump vende i parchi naturali dell’Alaska ai petrolieri
Trump ha venduto ai petrolieri alcune aree protette dell'Alaska, nelle ultime ore del suo mandato: protestano gli ambientalisti.
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Ultimo colpo di coda dell’amministrazione Trump, prima del passaggio di consegne al neoeletto Presidente Joe Biden. E torna nuovamente al centro delle polemiche l’Alaska, i cui parchi naturali sono stati più volte oggetto delle attenzioni del magnate negli ultimi mesi: il tycoon è infatti convinto debbano essere concessi ai petrolieri e all’industria energetica per l’estrazione di greggio e gas. Così è accaduto negli ultimi giorni per l’Arctic National Wildlife Refuge, un’area protetta istituita nel 1960 e grande 78.000 chilometri quadrati.
L’amministrazione uscente ha infatti deciso di concedere licenze ai petrolieri per vaste aree di questo paradiso di biodiversità.
Trump e i petrolieri in Alaska
Come già anticipato, Donald Trump insiste da mesi sulla concessione di varie licenze per lo sfruttamento delle risorse naturali dell’Alaska. Il Presidente uscente è infatti convinto che l’estrazione di petrolio, di gas e la produzione di legna possano arricchire l’intero Stato, rendendo uno dei più floridi degli Stati Uniti.
Per questa ragione, ieri l’amministrazione a stelle e strisce ha deciso di mettere all’asta 11 aree dell’Arctic National Wildlife Refuge, pari a 550.000 acri e a un valore totale di 14.4 milioni di dollari. La vendita non sarebbe però andata come sperato, così come specifica il Washington Post, poiché molti si sarebbero sottratti alla compravendita. I guadagni in calo dell’industria petrolifera, e il rifiuto di molte banche a stelle e strisce di garantire investimenti per progetti pericolosi per l’ambiente, avrebbero lasciato l’Alaska Industrial Development and Export Authority come principale acquirente. Si tratta di un ente completamente statale, riuscito ad aggiudicarsi 9 degli 11 lotti disponibili. Due sono invece stati comprati da una coppia di società energetiche minori.
Kate MacGregor, Vicesegretaria dell’Interno degli Stati Uniti e sostenitrice di Trump, ha espresso grande soddisfazione per la misura:
Oggi è un giorno davvero storico. Grazie a tutti per la vostra grinta e determinazione.
Eppure non sono dello stesso parere numerose associazioni di tutela sparse sul territorio dell’Alaska, pronte a sottolineare come il parco in questione sia fondamentale per la biodiversità e la sussistenza dell’intero stato. Il Gwich’in Steering Committee, ad esempio, la scorsa estate aveva tentato la strada legale per impedire la vendita ai petrolieri di vaste aree incontaminate, dove risiedono oltre 200.000 animali di 270 specie diverse, alcune delle quali anche molto rare. Il primo tentativo di ingiunzione non è però andato a buon fine. Bernadette Demientieff, a capo del comitato, ha così commentato:
Nella loro fretta di vendere le nostre terre all’industria del petrolio, l’Amministrazione Trump si è lanciata in un processo corrotto e irrispettoso delle popolazioni locali. Continueremo a combattere questa vendita illegale nelle corti e chiediamo al neoeletto Presidente Joe Biden di agire immediatamente per proteggere le nostre terre dalle trivelle.
Di avviso analogo anche il Natural Resources Defense Council, pronto ad accusare Trump di aver voluto svendere in fretta e furia le aree protette dell’Alaska prima del suo abbandono della Casa Bianca, senza sentire tutte le parti in causa. Un “attacco spudorato” alla biodiversità e una grave perdita per la lotta ai cambiamenti climatici.
Fonte: Washington Post