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Transizione energetica: cos’è e la situazione in Italia e nel mondo

Possiamo definire la transizione energetica come l'insieme dei cambiamenti nei modelli di produzione, distribuzione e consumo dell’energia volti a raggiungere una maggiore sostenibilità. Il suo obiettivo è trasformare l’attuale sistema energetico basato sui combustibili fossili in un modello elettrico basato sulle energie rinnovabili per giungere alla riduzione delle emissioni di CO2 e gas serra e, di conseguenza, per contrastare il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale.

Transizione energetica: cos’è e la situazione in Italia e nel mondo

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Se ne parla sempre più spesso, e non potrebbe essere altrimenti. Per questo dovremmo tutti sapere cosa è la transizione energetica e quale l’attuale situazione nella nostra penisola e nel mondo più in generale. La dovuta premessa consiste nel fatto che viviamo in un’epoca in cui, preso atto dell’impatto ambientale delle fonti energetiche tradizionali, è necessario esplorare alternative più sostenibili a queste. Ed è qui che entra in gioco la transizione energetica, una prospettiva che potrebbe consentirci di vivere in un futuro, si spera prossimo, nel quale le risorse energetiche siano rinnovabili, efficienti e a basso impatto ambientale.

Cos’è la transizione energetica

La transizione energetica rappresenta un cambio di paradigma nell’approvvigionamento e nell’utilizzo dell’energia nel settore energetico globale. Cambio che si intende fare dai sistemi di produzione e consumo di energia basati sui combustibili fossili (gas naturale, petrolio, carbone) a fonti di energia rinnovabili come l’eolico e il solare. La transizione alle energie rinnovabili è un processo che non può che avvenire in maniera graduale e che ci si auspica porti, alla sua conclusione, ad un sistema a zero emissioni di carbonio. Secondo le stime ufficiali, si ritiene che possa compiersi definitivamente entro il 2050. Momento in cui dovrebbe essersi compiuta una riduzione delle emissioni di CO2 legate all’energia in modo da limitare il cambiamento climatico ed surriscaldamento globale.

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Transizione energetica, perché è importante

Questa transizione è alimentata dalla consapevolezza dei danni ambientali causati dalle fonti energetiche convenzionali e dalla necessità di adottare un approccio più sostenibile per preservare il nostro pianeta. Sappiamo infatti che il riscaldamento globale sta avendo effetti devastanti sugli ecosistemi e che, se vogliamo frenare questo inevitabile declino, dobbiamo agire concretamente. E farlo tempestivamente per preservare la vita sulla terra. Tra le pericolose conseguenze che il riscaldamento globale sta comportando vi sono la fusione dei ghiacciai e l’innalzamento del livello del mare. Che a loro volta si rendono responsabili di ulteriori cambiamenti climatici. Prova ne sono i fenomeni metereologici estremi ai quali stiamo assistendo negli ultimi decenni. E’ in quest’ottica che le fonti di energia rinnovabile si pongono come preziosa alternativa alle precedenti. Sono inesauribili e decisamente più pulite rispetto alle fossili. Si tratta di un passaggio, come dicevamo, non solo graduale, ma che bisogna portare avanti mettendo in pratica diversi approcci.

Fonti energetiche rinnovabili, quali sono

Quali sono le 7 energie rinnovabili? Semplicemente quelle che derivano da fonti naturali, che sono abbondanti e ovunque intorno a noi. E che si rigenerano costantemente e non si esauriscono. Rientrano tra queste la luce del sole e il vento. Oltre l’energia solare e quella eolica fanno parte di questo elenco l’energia idroelettrica, quella geotermica, l’energia delle biomasse e l’energia marina. L’energia solare è la più abbondante di tutte le risorse energetiche e, cosa che forse non tutti sanno, può essere sfruttata anche in presenza di tempo nuvoloso. Un punto a suo favore risiede nel fatto che, negli ultimi anni, il costo di produzione dei pannelli solari è crollato in maniera significativa rendendoli accessibili ad un bacino molto più ampio di soggetti.
L’energia eolica è quella che sfrutta l’energia cinetica dell’aria in movimento utilizzando grandi turbine eoliche situate sulla terra o nell’acqua. La sua produzione non comporta emissioni di alcun tipo di gas serra ed i suoi effetti sull’ambiente sono solitamente meno gravosi rispetto a quelli provenienti da altre fonti di energia. L’energia idroelettrica si fonda sulla combinazione di acqua e forza di gravità: le centrali idroelettriche sfruttano difatti la seconda per accelerare l’acqua e liberarne l’energia. L’energia geotermica, ancora, è la forma di energia che sfrutta il calore proveniente da fonti geologiche presenti nel sottosuolo (sappiamo che la temperatura aumenta di 3 gradi man mano che si scende in profondità). Si tratta di una fonte stabile che, a differenza dell’energia eolica, prevede un’occupazione del suolo più contenuta.

La bioenergia è prodotta a partire dalla biomassa, ovvero da una varietà di materiali organici come carbone, sterco, letame e legno dai quali si producono calore ed energia. La maggior parte di tale energia viene sfruttata nelle aree rurali, specie dalle popolazioni più povere dei paesi in via di sviluppo. L’energia oceanica, infine, si ottiene sfruttando tecnologie che utilizzano l’energia cinetica e termica dell’acqua di mare per produrre elettricità o calore.

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Cosa sono i combustibili fossili

I combustibili fossili, di contro, sono risorse non rinnovabili che impiegano centinaia di milioni di anni per formarsi. Non solo: per produrre energia richiedono di essere bruciati sprigionando emissioni nocive di gas serra. Volendone dare una definizione generica, sono “materiali contenenti idrocarburi di origine biologica presenti all’interno della crosta terrestre che possono essere utilizzati come fonte di energia”. Combustibili che derivano dalla trasformazione naturale, avvenuta in milioni di anni, di sostanza organica seppellitasi sottoterra nel corso delle ere geologiche. Appartengono a questa categoria petrolio e altri idrocarburi naturali, carbone in tutte le sue forme e gas naturale. Diverse sono le conseguenze negative derivanti dalla combustione dei combustibili fossili: l’inquinamento atmosferico e quello idrico ltre che il cambiamento climatico. Effetti dei quali ad essere responsabili sono i prodotti rilasciati durante la loro combustione.

Transizione energetica, pro e contro

Nonostante sia essenziale per la salute del pianeta, la transizione energetica non è esente da potenziali difetti. Di seguito ne esaminiamo pro e contro.

Pro

  • L’adozione di fonti rinnovabili favorisce la riduzione delle emissioni di gas serra, ciò in quanto tali fonti producono quantità ridotte di emissioni di carbonio rivelandosi migliori per l’ambiente di quanto siano i combustibili fossili tradizionali.
  • L’energia rinnovabile è una fonte di energia pulita e continua (non si esaurisce), è affidabile e comporta dei prezzi che si mantengono stabili nel tempo.
  • Adottando fonti di energia varie, si riduce di fatto la dipendenza da fonti fossili.
  • I sistemi energetici rinnovabili prevedono bassi costi di esercizio.
  • L’energia rinnovabile porta ad acqua e aria più pulite e riduce i rifiuti.
  • Il settore delle energie rinnovabili offre una vasta gamma di opportunità di lavoro, favorisce la crescita economica e lo sviluppo di nuove competenze.
  • La transizione a fonti rinnovabili, ancora, promuove l’indipendenza energetica dei paesi riducendo la dipendenza da fornitori esterni.
  • Infine, da non sottovalutare, contribuisce a preservare risorse naturali non rinnovabili.

Contro

  • L’installazione di infrastrutture volte alla produzione di energie rinnovabili può comportare costi iniziali elevati che possono risultare un ostacolo per alcuni paesi o aziende.
  • Per loro natura, la maggior parte delle energie rinnovabili (specie quella solare ed eolica) dipendono dalle condizioni meteorologiche per essere efficaci. Risultano quindi “intermittenti” in quanto non possono essere disponibili 24 ore su 24 ed ogni giorno. L’energia solare, ad esempio, si può sfruttare solo durante il giorno. Il vento, invece, può soffiare più forte in alcuni giorni rispetto che in altri e così via.
  • Le energie rinnovabili hanno capacità di stoccaggio limitate. Proprio per la loro “intermittenza” è necessario immagazzinarle, ma questo non è sempre agevole anche se passi in avanti concreti si stanno facendo. E’ il caso delle batterie, sempre più convenienti con il passare del tempo.
  • L’abbandono delle fonti fossili può comportare un impatto economico negativo per i settori tradizionali, e la perdita di posti di lavoro.
  • Per ottenere grandi quantità di energia rinnovabile, è necessario sfruttare grandi porzioni di terreno.
  • Infine, anche se minori rispetto a quelle provenienti dalla combustione dei combustibili fossili, le energie rinnovabili non sono prive di emissioni di carbonio al 100%
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Transizione energetica in Italia

In che posizione si trova la nostra penisola e cosa sta facendo (e farà) l’Italia in merito alla transizione energetica è riportato nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima 2030. Il documento che definisce la nostra politica energetica e climatica a lungo termine e che è stato sviluppato sulla base degli obblighi internazionali assunti dall’Italia (sia in fatto di accordi dell’Unione Europea che degli impegni derivanti dell’Accordo di Parigi sul clima).

Il Piano punta alla decarbonizzazione e si sviluppa in 5 diverse linee d’intervento. La decarbonizzazione, appunto; l’efficienza e la sicurezza energetica; lo sviluppo del mercato interno dell’energia; la ricerca; l’innovazione e la competitività. In base al piano, l’Italia si è impegnata a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera passando dall’uso dei combustibili tradizionali alle fonti rinnovabili. E, per accelerare questo cambiamento, ritiene di abbandonare gradualmente l’uso del carbone e realizzare impianti sostitutivi e infrastrutture adeguate. Esempi encomiabili nella nostra penisola sono la città e la provincia di Siena, che dal 2011 sono un territorio Carbon Neutral.

Transizione energetica, Agenda 2030

Impossibile, trattando della transizione energetica, non citare l’Agenda 2030: il programma d’azione sottoscritto dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU nel 2015 che prevede 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile il cui perseguimento è iniziato nel 2016 e si esplicherà per 15 anni concludendoli, come gli stessi paesi aderenti si sono impegnati a fare, entro il 2030.

L’obiettivo numero 7, in particolare, punta ad “Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni“. Come si intende perseguirlo è evidenziato nel testo della Risoluzione adottata dall’Assemblea Generale il 25 settembre 2015. Ovvero garantendo tale accesso entro il 2030, aumentando la quota di energie rinnovabili nel consumo totale di energia, raddoppiando il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica, accrescendo la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla ricerca e alle tecnologie legate all’energia pulita e promuovendo gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie della stessa, implementando le infrastrutture e migliorando le tecnologie per fornire servizi energetici moderni e sostenibili.

surriscaldamento globale
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L’accordo di Parigi

L’accordo di Parigi, siglato nel 2015 dai leader mondiali di 196 Paesi, Unione europea inclusa, ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, è un piano d’azione volto a limitare il riscaldamento globale riducendo le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Tra gli obiettivi che riporta c’è l’impegno da parte dei governi di “mantenere l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C”. Obbligo dei paesi aderenti è quello di presentare i propri piani d’azione in materia di clima per ridurre le rispettive emissioni e di comunicarli con cadenza quinquennale. Di comunicare nella maniera più trasparente possibile i risultati raggiunti e di mostrare solidarietà reciproca fornendo finanziamenti per il clima ai paesi in via di sviluppo.

Transizione energetica nel mondo

Il principale accordo internazionale sull’azione per il clima è la convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Il suo obiettivo è quello di “raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico”. Il trattato è entrato in vigore il 21 marzo 1994 e, da allora, ogni anno gli aderenti si incontrano nella Conferenza delle Parti (COP) per fare il punto sulla situazione. Ovvero per analizzare gli eventuali progressi fatti in ambito di cambiamento climatico e per fare il punto sul da farsi.

Inoltre, la Commissione europea ha presentato nel 2019 il Green Deal europeo, il piano per rendere l’Europa climaticamente neutrale entro il 2050. Obiettivo che sarà possibile raggiungere tramite l’adozione della legge europea sul clima, approvata dal Parlamento il 24 giugno 2021 e che rende giuridicamente vincolante l’obiettivo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 e la neutralità climatica entro il 2050.

Ma a che punto siamo? Secondo quanto si evince dal rapporto annuale di Det Norske Veritas (fondazione internazionale indipendente fondata a Oslo) sull’abbandono dei combustibili fossili, nonostante la crescita piuttosto rapida delle fonti rinnovabili (il 27% della nuova domanda con un più 20% rispetto al 2021) i combustibili fossili avrebbero coperto il 73% della nuova domanda di energia negli ultimi 5 anni. Una crescita, quella delle energie rinnovabili, che seppur incoraggiante è ancora troppo lenta se valutata nell’ambito degli obiettivi adottati nell’accordo di Parigi. Sempre a quanto si evince dall’analisi dello studio, le fonti rinnovabili starebbero semplicemente coprendo l’aumento della domanda di energia ma non sostituendo i combustibili fossili. Situazione che si è complicata a causa delle guerre tra Ucraina e Russia, e tra Israele e Hamas. Secondo le previsioni, quindi, i combustibili fossili nel 2050 rappresenteranno ancora il 30% della produzione di energia.

Come ovviare a questa situazione? Un segnale chiaro è stato dato dalla Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IREMA) e dalla presidenza della COP28. E consiste nel triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile e raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030. Questa è l’unica speranza per rispettare gli obiettivi di limitare a 1,5°C il riscaldamento globale.

Nel momento in cui scriviamo si è da poco conclusa la 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 28) a Dubai, nell’ambito della quale sono stati trattati temi quali il bilancio globale, la mitigazione, l’adattamento ed i finanziamenti per il clima. L’accordo sui nuovi impegni condivisi a livello internazionale prevede di “Allontanarsi gradualmente dall’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”. Per la prima volta, in 28 anni, nel documento vengono menzionati in maniera esplicita tutti i combustibili fossili (nell’ambito della COP 26 si era parlato del solo carbone).

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