Greenstyle Benessere Training autogeno: cos’è, come si fa e quali benefici apporta

Training autogeno: cos’è, come si fa e quali benefici apporta

Il training autogeno è una tecnica di concentrazione passiva, che permette a chi soffre di ansia, stress, disturbi del sonno e altre problematiche analoghe di stare subito meglio. Si segue il percorso con un tutor, che insegna ai pazienti come procedere in modo autonomo. L'allenamento deve essere costante e quotidiano e bisogna trovare le risposte dentro se stessi, per ritrovare armonia, equilibrio e benessere perduti.

Training autogeno: cos’è, come si fa e quali benefici apporta

Per garantire il benessere di mente e corpo, ci sono moltissime tecniche di rilassamento che possiamo sfruttare. Tutto l’organismo deve poter beneficiare di esercizi, pratiche e momenti dedicati per poter stare bene: la salute fisica è importante, come lo è la salute mentale. Il training autogeno è un ottimo modo per trovare armonia ed equilibrio tra corpo e mente. Scopriamo insieme cos’è, come si fa e quali sono i possibili benefici di questa pratica, una tecnica di auto distensione che, solitamente, si usa per combattere ansia e stress.

Cos’è il training autogeno

Il training autogeno o TA è una tecnica di rilassamento-desensibilizzazione, che permette di trattare disturbi come ansia, depressione, reazioni psicosomatiche che i soggetti non riescono a controllare. La tecnica è stata sviluppata per la prima volta dallo psichiatra tedesco Johannes Heinrich Schultz, seguendo alcuni studi e teorie di colleghi che lo hanno preceduto, come Abbé Faria ed Émile Coué. Per la prima volta il metodo è stato descritto nel 1932.

Tutto è nato in seguito a studi eseguiti su persone ipnotizzate. Lo psichiatra ha così scoperto che ad alcune sensazioni si possono associare cambiamenti dell’organismo, dal punto di vista fisiologico. Con il training autogeno si ripetono alcune visualizzazioni mentali che permettono a corpo e mente di rilassarsi. All’inizio bisogna essere guidati da una persona esperta, mentre poi si può provvedere in maniera completamente autonoma, una volta imparate le tecniche e gli esercizi utili, che si basano tutti sulla concertazione passiva delle percezioni corporee.

Come si fa il training autogeno

Training significa allenamento e autogeno significa che scaturisce da sé. Quindi si tratta di un tipo di allenamento di se stessi, che si basa sull’osservazione di comportamenti autogenerati dai quali i pazienti imparano, migliorando giorno dopo giorno. Ovviamente bisogna allenarsi quotidianamente, ripetendo in modo sistematico gli esercizi proposte dal tutor, che all’inizio deve affiancare chi si avvicina a questa tecnica.

Solamente ripetendo in modo costante gli esercizi di concentrazione passiva si possono ottenere calma e relax, influenzando corpo e mente e spingendo l’intero organismo a ritrovare l’equilibrio, l’armonia e il benessere.

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I benefici del training autogeno

Il training autogeno è in grado di far ritrovare l’equilibro psicofisico e la forza ad ognuno di noi. La terapia può essere utile in caso di depressione, ansia, stress, nervosismo, insonnia, esaurimento nervoso, alcol, fumo. La tecnica ci consente di conoscerci meglio e più intimamente, sfruttando le nostre potenzialità e migliorando la qualità della nostra vita.

I benefici del training autogeno sono tantissimi:

  • autoinduzione alla calma
  • eliminazione dello stato d’ansia
  • superamento della stanchezza
  • diminuzione del dolore
  • superamento dei disturbi del sonno, come ad esempio l’insonnia
  • aiuto in caso di problemi di digestione
  • regolarizzazione della pressione arteriosa
  • miglioramento delle capacità di autocontrollo emotivo
  • potenziamento delle funzioni mentali, come la memoria ad esempio
  • miglioramento delle prestazioni sportive
  • potenziamento dell’attenzione in caso di studio e lavoro

Controindicazioni

Il training autogeno è una tecnica ben tollerata dalle persone di ogni età e anche in caso di gravidanza. Può essere controindicato in caso di psicopatologie come le forme gravi del disturbo ossessivo-compulsivo, l’ipocondria, la depressione grave, la psicosi o in caso di malattie potenzialmente pericolose, come una minaccia di infarto, insufficienza cardiaca, scompenso cardiaco, crisi ipotensive, diabete grave.

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