Traduttore per cani: arriva No More Woof
No More Woof è un prototipo per cani che si propone di tradurre l'attività cerebrale dell'animale in linguaggio comprensibile: un successo su Indiegogo.
Appare su Indiegogo un progetto che, almeno sulla carta, promette di rivoluzionare il rapporto tra proprietari e cani. Si chiama No More Woof (“niente più abbai”) e non è altro che un traduttore dell’attività cerebrale dell’animale in un set limitato di linguaggio, un modo per scoprire le emozioni canine che non sono immediatamente comprensibili alla vista. L’innovativo sistema è già un successo, ma non mancano però i dubbi sulla portata dello strumento.
Realizzato dalla Nordic Society for Invention and Discovery, No More Woof si presenta sotto forma di una speciale cuffia a cui sono collegati degli appositi elettrodi. Assolutamente indolore e a quanto pare comoda come un collare, la strumentazione lavora al pari di un elettroencefalogramma. Catturando l’attività cerebrale di Fido, si è creato un set di emozioni standardizzate che potrebbero rimandare a precisi messaggi elaborati dall’amico a quattro zampe.
Così come specificano gli inventori, quello di No More Woof è un work-in-progress. Testato al momento su 20 cani – il tutto senza alcuno stress per gli animali – i ricercatori sono riusciti a individuare tre “pensieri” di Fido: “Ho fame”, “Sono stanco” e “Chi sei?”. Il bacino di comunicazioni codificate aumenterà con il tempo: al crescere dell’adozione del casco elettronico, si ingrandirà anche il database delle informazioni raccolte. Proprio per questo la NSID, nella sua pagina di presentazione per il crowdfunding, spiega come passeranno ancora diversi anni prima che possa esserne avviata la produzione di massa, sebbene gli investitori su Indiegogo avranno la possibilità di sperimentare uno dei primi prototipi prodotti.
Il proposito di tradurre le emozioni canine in linguaggio ha attirato la curiosità delle testate internazionali, alcune anche particolarmente quotate. C’è anche chi, tuttavia, esprime dei leciti dubbi sulla portata del progetto. Popular Science, ad esempio, evidenzia come in assenza di una sperimentazione scientifica standardizzata è difficile sostenere con esattezza se alla tal attività cerebrale corrisponda davvero il significato ipotizzato dai ricercatori. Altri, invece, esprimono perplessità sui materiali utilizzati – a quanto pare di bassa portata rispetto agli standard industriali – così come sulla realizzazione abbastanza amatoriale del filmato di presentazione. Insomma, No More Woof: speranza o fallacia? Lo si saprà soltanto nei prossimi mesi, quando maggiori dati sul sistema saranno disponibili.