Toxoplasmosi del gatto: sintomi e cure
Toxoplasmosi del gatto: le modalità di contagio, i sintomi prevalenti e le cure contro il protozoo Toxoplasma Gondii.
Si è parlato molto spesso della toxoplasmosi e dei rischi provenienti da una scarsa igiene nella cura del gatto, animale tutt’altro che pericoloso per l’uomo purché si seguano delle banali norme di convivenza. Ma come si sviluppa questa malattia nel felino e perché, soprattutto nell’ultimo periodo, ha così tanta fama?
La toxoplasmosi deriva dall’infezione di un protozoo, il Toxoplasma Gondii, che nel gatto trova il suo ospite definitivo. Questo vuol dire che l’organismo unicellulare, a differenza dell’uomo e di altre specie animali, solo nel micio più concludere il suo ciclo vitale, fino ad arrivare alla riproduzione. Un gatto contagiato eliminerà le oocisti, ovvero le uova del protozoo, con le feci ed è quindi pericoloso per l’infezione di altre specie. Negli ultimi mesi la toxoplasmosi è salita agli onori della cronaca per alcune news allarmistiche sul ruolo del gatto come animale domestico, soprattutto in presenza di bambini e donne incinte. In realtà, il contagio dal gatto è estremamente improbabile, anche perché serve entrare in diretto contatto con gli escrementi, un’eventualità assai remota.
Contagio e sintomi
Il contagio della toxoplasmosi nel gatto avviene con le stesse modalità per le altre specie viventi, principalmente con l’ingestione. Alimentandosi di prede infette, quali ad esempio i topi, oppure entrando in contatto con feci o elementi vegetali non disinfettati, il micio può inghiottire il protozoo oppure la cisti muscolare che lo contiene. Così facendo, l’organismo unicellulare è libero di riprodursi nell’intestino dell’animale, per poi essere espulso con le feci. Come già ricordato, solo il gatto è l’organismo definitivo del Toxoplasma Gondii, quindi solo il felino diffonderà le uova del protozoo. Non bisogna però allarmarsi: oltre a essere un solo episodio nella vita di Fufy, sempre che viva all’aperto e sia in contatto con animali infetti, basta semplicemente aver cura nella pulizia della lettiera, usando i guanti, non portandosi le mani alla bocca e sterilizzando l’area bisognini dell’animale.
Nel gatto molto spesso la toxoplasmosi non manifesta alcun sintomo, tanto che senza una speciale analisi del sangue non è dato sapere se l’esemplare sia infetto o meno. Attenzione, però: le indagini svelano solo se l’animale sia immunocompetente, ovvero se abbia incontrato il protozoo in passato, e questo indica semplicemente la prontezza del sistema immunitario, che impedirà una seconda infezione e quindi il completamento del ciclo di riproduzione dell’agente infettante. In alcuni casi rari, però, il nostro amico a quattro zampe può mostrare alta temperatura, inappetenza, debolezza e letargia. In alcune situazioni particolarmente gravi, e del tutto poco frequenti, l’infezione può portare a polmonite, disturbi al sistema nervoso e danni all’apparato visivo. In caso il proprio micio manifestasse uno di questi sintomi, il parere del veterinario sarà indispensabile e insostituibile.
Cure
La cura per un’infezione da toxoplasmosi nel gatto, qualora avesse sviluppato dei sintomi, verrà stabilita dal proprio veterinario di fiducia. Solitamente prevede la somministrazione di antibiotici e, se necessario, di altri farmaci sintomatici per rendere più agevole il percorso di guarigione. È sempre il caso di agire con una certa tempestività a ogni sintomi dubbio, per evitare che l’animale sviluppi dei danni neurologici: questi, infatti, potrebbero risultare irreversibili anche a infezione superata. Oltre alle terapie prescritte dal medico, il proprietario può intervenire predisponendo un ambiente caldo, silenzioso e privo di rumori, affinché il micio possa riposare e mantenere la calma. In questo frangente, è molto importante la cura della lettiera, da maneggiare sempre con i guanti e in un ambiente sicuro, per poi disinfettare a fondo le mani una volta terminata l’operazione di pulizia.