Con il termine colloquiale e nazional popolare di tosse dei canili si intende il complesso delle malattie infettive respiratorie del cane, quello noto con l’acronimo CIRDC. Si tratta in realtà di una sindrome che è provocata da diversi agenti eziologici, fra l’altro anche variamente combinati fra di loro.
Forse potresti averla sentita chiamare anche tracheobronchite infettiva canina. Il nome di tosse dei canili, invece, dipende dal fatto che si manifesta soprattutto dove ci sono alte concentrazioni di cani come i canili, i rifugi, gli allevamenti o le aree cani. Tuttavia il tuo cane potrebbe contrarla anche se incontra accidentalmente per strada un cane malato o portatore.
La tosse dei canili è una sindrome multifattoriale in quanto può essere scatenata da diversi agenti eziologici. Fra i virus e i batteri maggiormente coinvolti abbiamo:
Inoltre recentemente sono stati segnalati anche casi di tosse dei canili causati da:
La combinazione più frequente è quella fra Bordetella bronchiseptica, virus della parainfluenza canina e coronavirus respiratorio canino.
Visto che la tosse dei canili può essere scatenata da diversi virus e batteri, è importante disinfettare e pulire l’ambiente con i più comuni disinfettanti e detergenti come la candeggina.
La trasmissione avviene solitamente per contatto diretto con un animale malato, soprattutto grazie alle secrezioni emesse con starnuti e tosse. Il contagio avviene dunque per via aerea. Più la concentrazione delle secrezioni nell’ambiente è alta, più aumentano i rischi di trasmissione.
Come periodo di incubazione, la tosse dei canili varia a seconda degli agenti patogeni scatenanti. In media è di una settimana, ma in alcuni casi va dai 3 ai 10 giorni. Può colpire cani di qualsiasi età e sesso. I sintomi durano 1-3 settimane. Come malattia tende a manifestarsi soprattutto durante i cambi di stagione e quando fa più freddo.
I sintomi della tosse dei canili sono:
La diagnosi si basa sui sintomi, ma per avere la certezza bisognerebbe effettuare esami colturali con tamponi nasali e faringei, ma occhio che molti dei patogeni sono commensali e possono trovarsi anche in animali sani. Le radiografie servono a poco. La soluzione migliore sarebbe effettuare una PCR.
La terapia della tosse dei canili prevede associazioni di diversi farmaci, fra cui antibiotici, antinfiammatori come i cortisonici e i FANS, antitussigeni e broncodilatatori. Starà al tuo veterinario prescriverti la combinazione migliore, anche valutando la gravità della tosse.
Forme lievi potrebbero anche guarire da sole o passare tramite rimedi e cure naturali, anche sciroppi lenitivi per la faringe si possono rivelare utili, ma non tutti quelli per uso umano possono essere usati in sicurezza nel cane, quindi evita il fai-da-te e chiedi sempre al tuo veterinario.
Ma il problema è che non si sa mai a priori se ci saranno sovrinfezioni secondarie o aggravamenti, motivo per cui di solito si opta per la doppia terapia antibiotica e antinfiammatoria sin da subito.
Come sempre, meglio prevenire. Esiste un vaccino, ma non copre per tutti i patogeni coinvolti nella tosse dei canili. Mentre l’adenovirus e il cimurro sono solitamente compresi nei classici vaccini eptavalenti dei cani, la parainfluenza e la Bordetella sono a parte.
Anche vaccinando i cani, è bene ricordare che il cane non è protetto al 100%. Prima di tutti ci sono parecchi microrganismi responsabili che non sono coperti dal vaccino. Inoltre ceppi più virulenti, stress, altre malattie o immunodepressione potrebbero ridurre l’efficacia del vaccino.
La tosse dei canili è contagiosa per l’uomo? Sì e no. Non tutti i patogeni coinvolti, infatti, rappresentano una zoonosi. Tuttavia la Bordetella bronchiseptica, potenzialmente è stata segnalata come fonte di infezioni respiratorie anche nell’uomo. Tuttavia è bene precisare che non è molto comune l’infezione, altrimenti considerati tutti i cani con tosse dei canili, saremmo perennemente ammalati.
I casi in umana di Bordetella bronchiseptica, infatti, erano collegati a pazienti gravemente immunodepressi, ad abuso di acolici, a tumori, a terapie cortisoniche di lunga data, trapianti, HIV, dialisi, gravidanza e pazienti senza milza.
Fonti