Tartarughe: il 50% delle specie rischia l’estinzione
Oltre la metà delle tartarughe rischia l'estinzione, sia per le specie terrestri che per quelle marine: è l'allarme lanciato da 51 ricercatori.
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Più della metà delle tartarughe oggi esistenti rischia l’estinzione, sia fra gli esemplari di terra che fra quelli marini. È quanto spiega un gruppo di 51 esperti in un paper pubblico di recente su Current Biology: questi splendidi animali sono sempre più minacciati dall’uomo, dalla modifica degli habitat e dai cambiamenti climatici.
Delle 360 specie di tartaruga oggi conosciute, ben 187 vivono quotidianamente la minaccia dell’estinzione. Di queste, per 127 il rischio è critico, tanto da richiedere misure di protezione esemplari. Come avviene in Madagascar, dove alcuni esemplari di testuggine del vomere – l’Astrochelys yniphora – vengono monitorati 24 ore su 24 da guardie armate.
A pesare sulla sopravvivenza delle tartarughe concorrono molteplici fattori. Oltre all’inquinamento e alla perdita degli habitat, influiscono la caccia, la proliferazione di specie invasive e i cambiamenti climatici. Negli ultimi anni è proprio quello della caccia il trend in maggiore aumento, tra chi cattura tartarughe per il consumo umano e chi, invece, per la medicina tradizionale asiatica.
Tutte le specie di tartaruga rappresentano una cartina al tornasole del benessere degli ecosistemi del Pianeta. Questi animali affrontano numerose sfide sin dalla tenerissima età: si pensi che, di tutte le uova deposte dalle tartarughe marine, solo una piccola percentuale raggiunge l’età adulta. Schiuse le uova e cominciata la corsa verso il mare, la maggior parte dei piccoli viene catturata da predatori. Se a questa ridotta sopravvivenza nei primi mesi di vita si aggiungono tutte le altre limitazioni dovute all’uomo, la maggior parte delle specie rischia di estinguersi in pochi anni.
Tartarughe: il peso del mercato nero
Non è però tutto, poiché di recente si è aggiunto un nuovo e preoccupante trend. È infatti in rapida crescita la richiesta di tartarughe protette come animali domestici, un fatto che non fa altro che alimentare il mercato nero. Ad esempio, lo scorso maggio le autorità messicane hanno sequestrato 15.000 esemplari di tartarughe d’acqua dolce destinate al mercato asiatico dei pet, tutte appartenenti a specie di cui è vietato il commercio. Nel 2018, invece, le forze dell’ordine del Madagascar hanno trovato ben 11.000 testuggini radiate – Astrochelys radiata – in una casa, destinate sempre al mercato asiatico.
Una recente indagine ha anche dimostrato come molti allevamenti di tartarughe, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, si lancino in pratiche illegali. Craig Stanford, presidente del Tortoise and Freshwater Turtle Specialist Group dell’IUCN, ha infatti affermato:
Nonostante alcune specie siano allevate in modo sostenibile, il problema è che molti allevamenti non si limitano a questi esemplari. Prendono tartarughe selvatiche e le portano nei loro allevamenti, dichiarando che siano cresciute in cattività quando così non è.
A queste pratiche si aggiunge anche il danno causato da alcuni tipi di pesca, come quella con reti oppure a strascico: solo nelle coste orientali degli Stati Uniti, reti e trappole per crostacei uccidono tra il 15 e il 78% delle tartarughe dorso di diamante.
Fonte: The Rising