Stanchezza cronica: la causa è nei batteri intestinali
La sindrome da stanchezza cronica deriverebbe da alterazioni della flora intestinale e non da fattori psicologici, a sostenerlo uno studio statunitense.
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Sindrome da stanchezza cronica colpa dei batteri intestinali e non di fattori psicologici. Queste le conclusioni a cui sono arrivati i ricercatori della Cornell University di Ithaca, negli USA, il cui studio è stato pubblicato sulla rivista Microbiome.
La sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica è una patologia sulla quale non esistono test diagnostici chiari o cause scatenanti accertate. In questa direzione hanno provato a spingersi i ricercatori della Cornell University, durante il cui studio sono stati analizzati campioni fecali ed ematici, dei quali è stato sequenziato anche il DNA, di 83 persone: 48 con diagnosi positiva e 39 sane.
Ne emerso come la flora batterica intestinale di chi è affetto da sindrome da stanchezza cronica mostri un numero inferiore di specie presenti nel microbioma e minori erano anche gli agenti ad azione antinfiammatoria.
Smentita in maniera netta la possibile origine psicologica del disturbo secondo quanto ha dichiarato Maureren Hanson, autore senior della ricerca e docente presso il dipartimento di Biologia Molecolare e Genetica alla Cornell University:
Il nostro lavoro dimostra che il microbioma intestinale nella sindrome da fatica cronica è anomalo e che forse provoca sintomi gastrointestinali e infiammatori in chi ne soffre. Inoltre la nostra scoperta di anomalie biologiche fornisce ulteriori prove contro il ridicolo concetto dell’origine psicologica della malattia.
Un passo che potrebbe in breve condurre a un test chiaro per individuare la patologia, aprendo in futuro a terapie e applicazioni in grado di migliorare in maniera sensibile la condizione dei pazienti. A questo scopo sarà utile approfondire, conclude Hanson, la conoscenza delle variazioni microbiche:
Se avremo una idea più chuara di cosa succede in questi microrganismi intestinali e nei pazienti i medici potrebbero prendere in considerazione cambiamenti di alimentazione, utilizzando prebiotici come fibre alimentari o probiotici per aiutare a curare la malattia.