Sistemi accumulo: batterie ad alta densità per le energie rinnovabili
Un team di ricercatori del CUNY Energy Institute di New York ha sviluppato nuove e promettenti batterie basate sul diossido di manganese.
Fonte immagine: Shutterstock
Arriva dai laboratori del CUNY Energy Institute di New York l’ennesima scoperta tecnologica potenzialmente innovativa per quanto riguarda lo stoccaggio dell’energia prodotta da fonti pulite e rinnovabili come il sole e il vento. Si tratta di una batteria ad alta densità, ricaricabile ed economica, basata sull’impiego del diossido di manganese (MnO2), un materiale facilmente reperibile in natura, sicuro da maneggiare e del tutto privo di qualsiasi tossicità.
Il risultato è stato pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Nature Communications. Si parla di performance elevate sia dal punto di vista della capacità raggiungibile con moduli di grandi dimensioni che per quanto riguarda il mantenimento delle prestazioni dopo molti cicli di ricarica. I responsabili del progetto affermano che per la prima volta si è stati in grado di ottenere entrambi i benefici contemporaneamente, il che rappresenta un significativo passo in avanti in termini di ricerca e sviluppo.
Dal punto di vista della composizione, ciò è reso possibile dall’immissione di rame all’interno di una struttura in birnessite, un minerale ottenuto dall’ossidazione di elementi come manganese, calcio, potassio e sodio. Il suo possibile impiego nella gestione dell’energia era già stato ipotizzato negli anni ’80 dall’automaker Ford, ma fino ad oggi non aveva mai trovato un’applicazione concreta e sostenibile dal punto di vista tecnologico.
La scoperta del team guidato dal prof. Sanjoy Banerjee potrebbe dunque arrivare a offrire una soluzione da implementare in futuro all’interno della rete di stoccaggio e distribuzione elettrica.
Soluzione da implementare mediante la realizzazione di batterie in grado di immagazzinare grandi quantità di energia generata dai pannelli solari del fotovoltaico o dalle pale degli impianti eolici, per poi veicolarla alle utenze nelle ore in cui si c’è un fisiologico e inevitabile calo nella produzione (ad esempio durante la notte) oppure quando si verificano i picchi di richiesta.