Scioglimento dei ghiacciai, rischio terremoti?
Scioglimento dei ghiacciai, terremoti in aumento: è quanto emerge da uno studio condotto in Alaska sui più recenti fenomeni sismici.
Fonte immagine: Pixabay
Lo scioglimento dei ghiacciai potrebbe essere alla base di un futuro aumento dei terremoti? È la domanda che si stanno ponendo i ricercatori del Fairbanks Geophysical Institute dell’Università dell’Alaska, analizzando alcune eventi analoghi del passato. In particolare, è emerso come un forte sisma avvenuto negli anni ’50 possa essere stato determinato dal distacco di grandi quantità di ghiaccio proprio da un ghiacciaio ad alta quota.
Saranno necessarie ulteriori analisi, ma l’analisi condotta già suggerisce la necessità di misure più rigide per contrastare i cambiamenti climatici, proprio per preservare gli ultimi ghiacciai esistenti.
Scioglimento dei ghiacciai e terremoti
I ricercatori dell’Università dell’Alaska hanno analizzato alcuni fenomeni che, nell’ultimo secolo, hanno coinvolto i ghiacciai dello stato a stelle e strisce. In particolare, gli esperti hanno rilevato un collegamento tra lo spostamento di grandi masse di ghiaccio e l’apparizione di fenomeni sismici, anche di importante entità.
A destare le attenzioni degli scienziati soprattutto un episodio avvenuto nel 1958, quando un terremoto di magnitudo 7.8 ha riversato 90 milioni di tonnellate di roccia nei press di Lituya Bay. Dai dati storici a disposizione degli esperti, è emerso come il fenomeno tellurico sia stato probabilmente scatenato dal crollo di grandi quantità di ghiaccio da un vicino ghiacciaio. L’analisi di altri episodi simili ha evidenziato come lo scioglimento dei ghiacci possa essere una delle concause per l’apparizione di terremoti di magnitudine superiore a 5.
Da questo punto di vista, l’Alaska rappresenta un luogo privilegiato per l’osservazione scientifica. I numerosi ghiacciai presenti hanno subito costantemente una riduzione della loro estensione negli ultimi 200 anni, a causa dell’aumento delle temperature.
Il meccanismo che può portare a incentivare terremoti non è però al momento pienamente chiaro. Da un lato, si sospetta che il movimento della massa di ghiaccio possa essere determinato anche da alterazioni a livello del terreno, con slittamenti del manto sottostante all’acqua congelata tali da determinare sismi. Dall’altro, potrebbe invece trattarsi di una reazione a catena dovuta alla grande energia generata dal distacco dello stesso ghiaccio: il processo è alla base di valanghe, frane e alluvioni che, spostando grandi quantità di acqua e di roccia, scaricano l’energia accumulata al suolo.
Chris Rollins, uno degli autori dello studio, ha spiegato come queste conseguenze sismiche siano dovute perlopiù a un “effetto elastico” del terreno:
Ci sono due componenti principali. C’è quella che chiamiamo “effetto elastico”, che avviene quando la terra istantaneamente si solleva quando una grande massa di ghiaccio viene rimossa. Vi è poi un effetto più prolungato del manto, che scivola al di sotto dello spazio lasciato vuoto.
Le aree a Sud dell’Alaska hanno perso più di 1.200 miglia cubiche di ghiaccio negli ultimi 200 anni.
Fonte: Daily Mail