Salvia: come coltivarla in casa
Consigli utili per coltivare la salvia sia in orto che sul balcone: la pianta aromatica, oltre che irrinunciabile in cucina, ha effetti benefici sul corpo.
La salvia è una delle piante aromatiche più utilizzata in cucina: abbinata in tutto il mondo alle carni, in Italia trova il suo impiego anche con pasta, olio, sughi, salse e come accompagnamento dei formaggi. Così come il prezzemolo, non è difficile coltivarne alcuni esemplari anche in casa, magari sfruttando il balcone o un piccolo orto.
La Salvia officinalis, questo il nome scientifico, è la pianta aromatica normalmente scelta per l’uso alimentare: la famiglia da cui proviene, le Lamiaceae, contiene infatti più di 1.000 varietà diverse. Si caratterizza per essere un arbusto sempreverde, dalle foglie felpate al tatto e fiori violacei, riuniti fra loro in gruppi di inflorescenze. Oltre che al ricorso in cucina, da secoli la salvia – il cui nome deriva da “salus”, salute – è un ottimo rimedio naturale per il benessere dell’organismo. Oltre a stimolare la digestione, ha un’azione antisettica che può prevenire le infezioni del cavo orale e dell’apparato digerente. Non ultimo, il vegetale è utilizzato anche in cosmesi – spesso in prodotti per lo sbiancamento dei denti – e nei trattamenti per ridurre il gonfiore delle gengive.
Salvia: cosa sapere prima di coltivarla
Solitamente la salvia viene coltivata nei climi caldi e sufficientemente soleggiati, sebbene la sua natura sempreverde le permetta di superare – non senza fatica – anche le temperature invernali. Proprio per questo motivo, nei mesi più freddi dell’anno sono auspicabili degli interventi per rendere il terreno più accogliente, ricoprendone la superficie con cortecce d’albero, paglia o foglie secche. Così facendo, si garantirà alle radici una temperatura sufficiente per sopravvivere.
Il terreno ideale per la semina della pianta è morbido, dalla consistenza quasi sabbiosa e dall’alta velocità di drenaggio dell’acqua. La salvia, infatti, non necessita di turni massicci di irrigazione, poiché può resistere anche a brevi periodi di siccità. Proprio per questo motivo, in caso si vivesse in una zona spesso coinvolta dalle precipitazioni, è consigliato predisporre un adeguato riparo. Allo stesso modo, soprattutto quando la crescita avviene in vaso o in ampi contenitori, è necessaria la presenza di numerosi fori sul fondo: il vegetale, infatti, non è compatibile con i ristagni d’acqua. Attenzione, però: questo non vuol dire che la pianta non debba essere innaffiata regolarmente. Il riferimento è quello del suolo, da vagliare a mani nude: quando troppo secco e friabile sarà necessario ripetere l’operazione.
Coltivazione in vaso o in orto
Come gran parte delle piante aromatiche, anche la salvia può essere coltivata secondo due modalità: il ricorso ai semi o, in alternativa, alle ben più comode piantine. Scelto il terreno dalle idonee caratteristiche, si potrà piantare sia in orto che in vaso, senza particolari differenze per la semina. Di seguito, qualche informazione utile:
- Semi: la semina si effettua di solito a inizio primavera, preparando dei fori non superiori a 3 centimetri, da riempire con una piccola manciata di semi. Siccome la salvia ha una germinalità molto bassa, sono in pochi gli esemplari che effettivamente svilupperanno una pianticella. I fori, inoltre, dovranno essere distanziati di circa 10-15 centimetri l’in l’altro;
- Piantine: si effettuano delle buche, distanziate sempre di 10-15 centimetri, quindi vi si inseriscono le pianticelle e si coprono gli spazi eventualmente vuoti. È inoltre indicato ricorrere a un modesto quantitativo d’acqua, così che il terriccio si amalgami perfettamente.
Per un corretto sviluppo in vaso, magari da esporre su un balcone soleggiato, si consiglia di utilizzare dei contenitori in terracotta alti 30-40 centimetri e di larghezza pari alle proprie esigenze. Dopo aver predisposto uno strato sul fondo di ghiaia, così da facilitare il deflusso dell’acqua, si riempie con terriccio sabbioso e drenante, quindi si procede alla semina.
Qualora si ricorra alle piantine, prima della raccolta delle foglie è meglio lasciar trascorrere almeno un mese per consentire al vegetale di attecchire correttamente e rinforzarsi. Terminato questo periodo l’operazione può avvenire senza particolari limitazioni, ricordandosi di effettuare un taglio netto anziché strappare le foglie, per garantire una più facile rigenerazione.
Una pratica molto sfruttata è quella della moltiplicazione per talea, ovvero un frammento della pianta in grado di rigenerarsi e dar vita a una nuovo vegetale, dalle caratteristiche genetiche identiche rispetto all’originario. Nel mese di settembre si prelevano gli apici vegetativi – circa 8-10 centimetri – delle piante più vecchie, per immergerli poi in polvere rizogena: disponibile nei vivai, stimola la rigenerazione delle radici. Si piantano quindi gli steli in un vaso, meglio se protetto dalle intemperie, e si trasferisce nel terreno di destinazione non appena saranno evidenti i primi germogli.