Roma ci riprova con le bici, ecco il bando per quelle elettriche
L’unica capitale europea senza un servizio di bike sharing lancia la nuova chiamata ma solo per quelle a pedalata assistita.
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Dopo la tragedia dei bike sharing targato Obike e compagnia – ancora visibile in città, nonostante le rassicurazioni della sindaca, in un cimitero di carcasse arancioni che fatica a sparire – il comune di riprova. Roma è l’unica grande capitale europea senza un servizio di condivisione di biciclette, normali o elettriche che siano poco importa, a disposizione di cittadini e turisti. Un’autentica vergogna anche perché negli anni la mala gestione si è portata dietro l’equivalenza per cui le bici non funzionano perché la Capitale non è città da due ruote. Per fortuna questo è un po’ meno vero – negli ultimi tempi sono stati inaugurati o stanno per aprire diversi tratti di piste ciclabili, anche contro le opposizioni dei soliti commercianti – e soprattutto non può essere la solita pezza per giustificare lo stato comatoso della mobilità alternativa.
Sul sito del Comune è stato pubblicato l’avviso per la manifestazione d’interesse proprio per il servizio di bike sharing a flusso libero sul territorio. Si parla di una sperimentazione triennale che all’inizio riguarderà esclusivamente i mezzi a pedalata assistita e muniti di sistemi di Gps. Dunque solo e-bike, bici elettriche, e in grado di essere geolocalizzate con sicurezza per evitare gli indegni trattamenti a cui molti romani e visitatori hanno sottoposto i mezzi nelle esperienze passate (parcheggiandoseli in cortile o buttandoli nel Tevere tanto per farsi il solito video imbecille sui social network). Poi si riparlerà delle due ruote tradizionali. Le regole a cui fare riferimento sono le linee guida approvate nell’autunno 2018.
“La mobilità integrata e sostenibile è il futuro della nostra città – dice, evidentemente riuscendo a sfiorare il surrealismo più assoluto, la sindaca Virginia Raggi – dopo la recente approvazione del Pums, ora pubblichiamo l’avviso per consentire lo sviluppo di servizi di bike sharing innovativi. L’obiettivo è garantire ai cittadini la disponibilità di una flotta di biciclette a pedalata assistita e geolocalizzata tramite Gps. Vogliamo incentivare gli operatori ad investire in questo settore strategico e offrire ai cittadini un servizio sicuro, efficiente ed ecologico”. Ennesimo annuncio degli annunci: la realtà è che mentre diverse capitali sono già oltre le bici, o in altre ancora il servizio è impeccabile (vedi Londra), a Roma rimangono i malandati mezzi pubblici o il solito mezzo privato. Nessuna alternativa.
“Grazie a questa manifestazione d’interesse promuoviamo un nuovo modello di sharing che può incidere positivamente sull’inquinamento atmosferico, il traffico e la sicurezza – fa eco alla prima cittadina l’assessora alla Mobilità Linda Meleo – vogliamo che Roma diventi capofila nell’offerta di questo tipo di servizi. Ci siamo inoltre dotati degli strumenti per poter attuare un puntuale monitoraggio del territorio e tutelare il decoro urbano”. Ha un che di tenero immaginare che le due amministratrici puntino davvero a “incidere” sugli elevati tassi d’inquinamento, sul traffico babelico e sulla sicurezza stradale con qualche centinaia di bici elettriche e pochi chilometri di piste ciclabili che precipiteranno puntuali nell’incuria.
Capiamoci: ovviamente l’iniziativa è da accogliere positivamente. Il punto non è quello. L’amaro in bocca rimane sempre per una questione diversa: sembrano progetti campati in aria, lanciati tanto per, privi di un vero piano di fondo, di una progettualità alternativa in una città che fatica a lasciare fuori dal centro storico i torpedoni dei turisti, a riaprire i parcheggi del Giubileo del 2000 lasciati marcire, a gestire seriamente la rete viaria, o che ha tenuto serrate tre fermate centrali della metropolitana per mesi e nel pieno della disperazione ha finito per prendere in affitto bus vecchi e inquinanti da Israele, in un’operazione poi abortita a favore, finalmente, dei nuovi mezzi acquistati con la gara Consip.
“L’avviso è valido fino al 31 agosto 2022 – recita la nota – e gli operatori pubblici o privati interessati possono presentare manifestazioni di interesse che prevedano una flotta composta da un minimo di 500 fino ad un massimo di 7.000 biciclette per ciascun proponente per l’intera durata della sperimentazione”. Ben vengano le e-bike, ma anche meno entusiasmo: siamo come sempre in ritardo cronico.