Come riconoscere la menta velenosa
La Mentha pulegium è un tipo di menta che ha proprietà tossiche se assunta in quantità non giudicate sicure. Il problema sono gli oli essenziali di questo arbusto, che possono causare aborto, insufficienza epatica, danni renali, o allucinazioni. Si può riconoscere la pianta sulla base della sua estetica e dal suo habitat, in modo da evitare l'assunzione accidentale delle foglie.
Fonte immagine: iStock
In natura esiste un tipo di menta velenosa: si tratta della Mentha pulegium, o mentuccia romana, che è importante riconoscere e differenziare. Da secoli le sue foglie sono adoperate per liquori e dolci, in quantità minime ritenute sicure. Ma in dosi più elevate è anche stato un rimedio abortivo con non pochi effetti collaterali.
Di fatti, la letteratura medica cita una serie di casi di intossicazione grave per colpa degli oli essenziali di questo arbusto simile alla comune menta. Le dosi ritenute pericolose sono di soli 15ml di olio essenziale somministrate per via orale, che possono causare vomito e convulsioni dopo poche ore.
Gli effetti a lungo termine sono ancora più severi, in quanto la menta poleggio può scatenare reazioni simili a quelle da overdose di paracetamolo. Il fegato e i reni sono gli organi più colpiti, a causa della molecola di pulegone, ritenuta epatotossica e nefrotossica, ma ci sono casi anche di collasso polmonare e di allucinazioni.
Va però ricordato che gli effetti nocivi della menta romana sono connessi agli oli essenziali, come accennato, da ingerire in dosaggio massiccio, non ad un consumo minimo delle foglie. Ad ogni modo è importante riconoscere la pianta e le sue caratteristiche, per evitare una raccolta non controllata.
Come riconoscere la menta velenosa in modo semplice
La menta romana ha delle caratteristiche diverse rispetto alle altre varietà di menta che esistono, ma ha anche qualche affinità con la menta arvensis. L’habitat della mentuccia è umido, con ampia presenza di limo. Di solito la si trova ai bordi di corsi d’acqua in compagnia di altre specie, come la Cicendia filiformis, una pianta che cresce vicino agli stagni.
Il portamento della menta romana è di solito arcuato, con steli ricoperti da leggera peluria, mentre le foglie emanano un forte odore balsamico se tagliate. La differenza maggiore rispetto alle altre mente sta nelle infiorescenze, che per la mentuccia sono tubolari, di un colore grigio malva, con le corolle simili a puntaspilli.
Le corolle sono infatti pelose all’esterno, quadrilobate e con quattro stami sporgenti: la peluria si può notare anche sulle foglie. Di norma sono di colore verde acido, di forma ellittico ovata, con denti non troppo sporgenti e punteggiate di ghiandole che contengono il profumato olio essenziale.
Se parliamo di fusti, non sforano quasi mai l’altezza di 20 centimetri, radicano ai nodi, sono in parte arcuati e prostrati, hanno una leggera peluria. Le differenze di foglie e fiori rendono la mentuccia diversa rispetto alle altre specie di menta, soprattutto quella arvensis, che è la più somigliante.
Gli effetti della menta velenosa
Lo ribadiamo, in dosi ridotte, le foglie della menta romana sono considerate sicure per uso alimentare e sono alla base di liquori e dolci tipici. Ma questo non significa che la varietà poleggio non possa risultare pericolosa. Un consumo errato della pianta in quantità elevate può infatti dare problemi anche seri.
Il suo olio essenziale non andrebbe mai ingerito, in quanto bastano pochi millilitri per causare reazioni tossiche per l’organismo umano, anche fatali. Ci sono segnalazioni di casi di tossicità dell’olio di mentuccia, che di solito si verificano entro poche ore dall’ingestione.
Il collasso cardiovascolare è uno degli effetti nocivi più comuni, ma alcuni pazienti hanno mostrato anche danno epatico acuto con segni precoci di insufficienza epatica. In casi gravi si è arrivati a necrosi epatica acuta con insufficienza epatica acuta e morte.
L’olio di mentuccia contiene l’85% di pulegone, la molecola considerata tossica, alla base di lesioni multiorgano acute e gravi. Da biopsia al fegato dei pazienti, è risultata una certa somiglianza tra gli effetti dell’ingestione di olio essenziale di menta romana e il sovradosaggio da paracetamolo.
Fonti