Riciclo pannelli fotovoltaici: smaltimento e cosa succede
Il riciclo dei pannelli fotovoltaici, al termine del loro ciclo di vita, ne garantisce un basso impatto ambientale. Come funziona, le leggi e i costi.
Quello del riciclo dei pannelli fotovoltaici e del loro contestuale smaltimento, è un dubbio che assale spesso i consumatori, quando si apprestano a installare un impianto rinnovabile per alimentare le loro abitazioni.
Questi impianti non sono infatti eterni e, al termine del loro ciclo di vita, devono essere sostituiti con nuove soluzioni. Ma quando effettuare il cambio, come avviene lo smaltimento dei vecchi pannelli e, soprattutto, è possibile ridurre il proprio impatto ambientale approfittando del riciclo?
Negli ultimi decenni, il fotovoltaico ha trovato una forte spinta all’interno del mercato domestico. La possibilità di produrre in autonomia energia, e di poter anche approfittare di importanti incentivi per l’installazione degli impianti, ha convinto sempre più famiglie a rendersi il più possibile indipendenti dal punto di vista energetico.
Così molte persone si trovano già di fronte alla necessità di aggiornare il vecchio impianto, senza però sapere come muoversi. Di seguito, qualche informazione utile.
Pannelli fotovoltaici: quando vanno cambiati
Così come già accennato in apertura, la durata dei pannelli fotovoltaici non è infinita. Come accade per qualsiasi altra tecnologia sviluppata dall’uomo, questi strumenti sono soggetti all’usura e alla perdita della loro efficienza, tanto da dover richiedere nel tempo una loro sostituzione.
Ma quanto dura un impianto fotovoltaico? A questa domanda non vi è una risposta univoca, poiché molto dipende dalla qualità dei materiali impiegati per la sua costruzione, il tipo di esposizione agli agenti atmosferici e alla messa a punto dello stesso impianto.
In genere, i produttori stimano circa 15 anni di utilizzo prima che l’efficienza di produzione scenda sotto a soglie che impediscono di soddisfare le necessità domestiche. Ma in realtà le tempistiche sembrano essere più estese, poiché le rilevazioni sul campo mostrano un calo medio del 6% nell’efficienza a 20 anni di distanza dalla prima installazione.
Fatta questa premessa, quando si rende necessaria la sostituzione di un impianto fotovoltaico?
- Danneggiamenti: i pannelli fotovoltaici possono guastarsi nelle loro componenti elettriche o elettroniche o, ancora, essere danneggiati da fenomeni atmosferici quali grandinate particolarmente violente;
- Riduzione della produzione: più si avvicinano al termine del loro ciclo di vita, minore sarà la capacità dei pannelli fotovoltaici di produrre energia. Si potrà infatti notare un rallentamento a livello dei contatori in entrata. Ancora, si potrebbe rilevare una maggiore richiesta di energia alla rete rispetto al solito, anche in condizioni atmosferiche favorevoli, come giornate pienamente assolate;
- Ampliamenti: se si decide di ampliare il proprio impianto fotovoltaico, ad esempio aumentandone la potenza da 3 a 6 KW, può essere indicato sostituire i pannelli già esistenti per montarne di nuovi più efficienti. Le tecnologie solari corrono infatti veloce e, a distanza di pochi anni, si potrà approfittare di maggiori capacità a parità di spazio occupato, a prezzi sempre più ridotti.
Smaltimento dei pannelli fotovoltaici
Quando si decide di sostituire un impianto fotovoltaico, la prima domanda che sorge è sempre la stessa: come avviene lo smaltimento? A chi devono essere consegnati i vecchi pannelli, vi sono delle necessità specifiche?
Tutte domande che potrebbero far sorgere delle legittime preoccupazioni, tuttavia che trovano risposta nella legge.
Cosa prevedono le normative
A livello normativo, i pannelli fotovoltaici vengono considerati dei rifiuti RAEE, alla stregua di qualsiasi altro dispositivo elettrico oppure elettronico. Devono essere quindi smaltiti in modo corretto, affidandosi a centri di raccolta proprio dei rifiuti RAEE, abbattendone così i costi ambientali. Ma cosa prevede la normativa?
L’Italia ha recepito innanzitutto la Direttiva Europea 2008/98/CE, che prevede che la responsabilità dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici sia a carico del produttore, il quale inserirà i costi di trattamento dei rifiuti già nel prezzo iniziale dell’impianto.
Dopodiché, il Quarto e il Quinto Conto Energia del 2014 ha incluso la Direttiva Europea 2012/12/UE, che prevede diversi scenari per lo smaltimento e il riciclo. In buona sostanza:
- Per i pannelli prodotti prima dell’aprile 2014, la spesa di smaltimento è teoricamente a carico del proprietario. Tuttavia, il modello prevede la possibilità del ritiro “uno contro uno”: ossia all’acquisto del nuovo impianto, si possono cedere gli oneri di trattamento al nuovo produttore;
- Per i pannelli prodotti dopo l’aprile 2014, il costo dello smaltimento è completamente a carico del produttore.
Oltre a questo, è necessario valutare l’impiego e la potenza dell’impianto a propria disposizione:
- Impianti domestici fino a 10 KW: devono essere consegnati nei centri di raccolte RAEE per il corretto smaltimento, i costi saranno a carico dei produttori;
- Impianti industriali superiori a 10 KW: devono essere sempre gestiti dai centri di raccolta RAEE, i costi e le responsabilità di smaltimento possono essere variabili tra proprietari e produttori.
Riciclo dei pannelli fotovoltaici
Lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici e la consegna negli appositi centri di raccolta è solo la prima fase della gestione di questi rifiuti. Sebbene non tutti ne siano al corrente, questi strumenti garantiscono grandi possibilità di riciclo: possono essere impiegati ad altri scopi o, ancora, smontati per recuperare quanti più materiali possibili.
Riciclo immediato: il mercato dell’usato
La prima possibilità di riciclo è quella relativa al mercato dell’usato. Di norma, l’acquisto e lo scambio avviene tra privati – quindi, dopo lo smontaggio dell’impianto, non si verifica il trasferimento dei pannelli presso il centro RAEE – tuttavia non mancano nemmeno società specializzate nel trattamento RAEE che si occupano della rivendita. Ma quando un pannello può essere riutilizzato?
- Quando è stato sostituito dal proprietario originale per aggiornamento dell’impianto oppure per efficienza non più commisurata alle sue esigenze. In questo caso, con l’aiuto di tecnici e personale esperto, bisogna valutare se l’efficienza offerta sia più che sufficiente per le proprie necessità;
- Per necessità minori, come ad esempio impianti solo di supporto all’approvvigionamento alla rete, come ad esempio una piccola potenza di massimo 800 Watt installata sul balcone;
- Per alimentare case vacanza, baite, piccoli magazzini a uso familiare e tutte le altre situazioni dove le necessità energetiche non sono elevate.
Riciclo delle componenti
In tutti gli altri casi, i pannelli fotovoltaici possono essere riciclati tramite lo smontaggio e la separazione delle loro componenti, per recuperarne materiali preziosi sia per la produzione di nuovi strumenti fotovoltaici che ad altri scopi.
Quali materiali si recuperano dai pannelli
Ma quali materiali si recuperano dai pannelli fotovoltaici? E come vengono riciclati?
- Vetro: è il materiale più pesante presente nei pannelli, tanto da determinarne anche il 70% del peso. Con un processo di delaminazione, viene separato dalle parti in silicio e dalle componenti elettroniche e riutilizzato in ambito edilizio, per la produzione di nuovo vetro o per la creazione di ceramiche. Da un singolo pannello di circa 25 chilogrammi si possono ricavare fino a 14 chilogrammi di vetro;
- Alluminio: è solitamente presente sulle cornici dei pannelli fotovoltaici e sui loro supporti. Può essere facilmente separato dalle altre componenti ed è riciclabile praticamente all’infinito. Se ne ricavano circa tre chili per ogni pannello;
- Silicio: è uno dei minerali più diffusi sulla Terra e anche uno dei principali dei pannelli solari, poiché contribuisce alla produzione di energia. Se ne ricavano circa 2.8 chilogrammi per pannello, che vengono poi impiegati per la produzione di materiali vetrosi isolanti;
- Plastica: purtroppo anche i pannelli fotovoltaici presentano alcune componenti in plastica, circa 1.7 chili sul totale, che possono però essere riciclati per la produzione di nuovi materiali plastici;
- Metalli rari e schede elettroniche: indispensabili per il funzionamento della parte elettrica ed elettronica degli impianti, i metalli rari – come indio, gallio e tellurio – vengono solitamente recuperati per impiegarli in altre applicazioni elettroniche. Dopo la separazione di questi metalli, le schede elettroniche vengono smaltite come comuni rifiuti RAEE.
Oggi il processo di riciclo può approfittare di tecnologie all’avanguardia e di ottimizzazioni raggiunte negli anni, che ne hanno garantito una buona efficienza, anche prendendo in considerazione le necessità energetiche dovute a tutte le fasi di separazione e recupero dei materiali idonei.
Come facile notare, quasi tutte le componenti possono trovare una seconda vita, confermando il ridotto impatto ambientale di questa tecnologia rinnovabile.