Riciclare il Tetra Pak si può
Non è una novità, ma molti non ne sono tuttora a conoscenza. Mentre la raccolta differenziata è una pratica che ormai ha saputo conquistare le case di moltissimi italiani, riempiendo cucine e sgabuzzini di sacchetti traboccanti, capita spesso di trovarsi di fronte ai vari contenitori con in mano un brik di succo di frutta o […]
Non è una novità, ma molti non ne sono tuttora a conoscenza. Mentre la raccolta differenziata è una pratica che ormai ha saputo conquistare le case di moltissimi italiani, riempiendo cucine e sgabuzzini di sacchetti traboccanti, capita spesso di trovarsi di fronte ai vari contenitori con in mano un brik di succo di frutta o latte, grattandosi confusamente il capo.
La tecnologia per il riciclaggio del Tetra Pak esiste, ed è già utilizzata in numerosi comuni. La stessa multinazionale svedese titolare del marchio, è in prima linea per la diffusione della tecnologia di riciclo, anche tra i comuni italiani.
Il sistema di riciclaggio sostanzialmente si basa sulla divisione dei materiali che compongono i contenitori. La carta è il componente che si mira maggiormente ad isolare e riciclare.
Dal cassonetto i rifiuti in Tetrapak vengono smistati separatamente per essere indirizzati alle cartiere convenzionate, che si occupano di ripulire ogni traccia di plastica e di alluminio. Impianti di questo tipo sono funzionanti in città come Milano, Roma, Napoli e Torino, e in un certo numero di comuni che possono essere rintracciati tramite un sito apposito.
I principali problemi relativi al riciclo del Tetrapak sono:
- i pochi comuni predisposti ad oggi, con una popolazione relativamente piccola della popolazione nazionale “servita”;
- gli alti costi economici e ambientali di separazione, motivo per cui la raccolta differenziata di questo materiale è scarsamente (o per niente) pubblicizzata;
- a ciò si aggiunge il fatto che molti impianti riescono a riciclare solo la componente in carta dei rifiuti, lasciando in discarica il resto.
Esistono progetti, molti dei quali ancora in fase sperimentale, che cercano di ovviare a questo problema, come uno studio dell’Università di Cambridge che ha messo a punto un sistema di riciclo in grado di recuperare anche parti in plastica o alluminio, isolando tramite le micro onde tutti i “7 componenti” dei contenitori.
Fortunatamente la ricerca, come dicevamo, è particolarmente alimentata dalla stessa TetraPak, che previdentemente da anni ha fatto una questione prioritaria la questione ambientale, quantomeno nelle sue campagne di comunicazione.
A livello di consumatori, invece, sarebbe senz’altro auspicabile un consumo il più ridotto possibile del Tetra Pak, a favore di altri materiali, come lo stesso vetro. Oltre, ovviamente, alla regola generale che resta sempre valida di un minor consumo di imballaggi, i principali, spesso inutili, abitanti delle nostre discariche.