Reflusso gastroesofageo neonato: sintomi e cura
Il reflusso gastroesofageo può manifestarsi anche in età neonatale, quali sono i sintomi e i consigli utili per affrontare il problema.
Fonte immagine: Mother breast feeding and hugging her baby / Shutterstock
Il reflusso gastroesofageo in età neonatale è un disturbo piuttosto comune, ma che deve essere affrontato con la massima attenzione per evitare il possibile manifestarsi di complicazioni. Nella sostanza si tratta, come accade nei soggetti adulti, di un tentativo di risalita lungo l’esofago (in direzione quindi di bocca e gola) di parti non del tutto digerite di cibo e/o di liquidi acidi provenienti dallo stomaco.
Episodi di reflusso gastroesofageo nei neonati non rappresentano di per sé motivo di particolare allerta, sebbene il loro manifestarsi troppo frequente possa far sospettare che alla base di questo disturbo possano trovarsi patologie più gravi. Importante è quindi conoscere le possibili cause e i sintomi, soprattutto quelli “nascosti”: saper analizzare questi ultimi si rivela uno strumento molto efficace qualora la risalita del bolo o dei liquidi non raggiunga la gola (risultando quindi invisibile per il genitore).
Cause e sintomi del Reflusso Gastroesofageo
La possibilità di soffrire di episodi sporadici di reflusso gastroesofageo è molto alta nei bambini fino a 3 mesi d’età, andando a ridursi in maniera progressiva col passare del tempo (anche grazie allo svezzamento e al passaggio a una dieta più “solida”). Il problema tende a scomparire una volta giunti al 12-14esimo mese, sebbene in alcuni casi possa protrarsi fino al 18esimo.
Una delle cause principali del manifestarsi di reflusso gastroesofageo nei neonati è l’ancora scarsa funzionalità del “cardias”, lo sfintere che separa l’esofago dalla bocca dello stomaco, che in casi normali impedisce la risalita di succhi gastrici e residui alimentari verso la gola. Il problema tende a rientrare autonomamente, ma è sempre opportuno segnalare al proprio pediatra il manifestarsi troppo frequente di RGE (reflusso gastro-esofageo).
Altre possibili cause sono la dieta liquida alla quale è sottoposto il neonato, una nutrizione troppo frettolosa (che sovraccarica l’attività digestiva del bambino) o eccessiva nella quantità, presenza di bolle d’aria nello stomaco che spingono il cibo verso l’alto.
Esistono eventualità, per fortuna poco comuni, che alla base del problema possano trovarsi MRGE (Malattia da reflusso gastroesofageo), gastroenterite allergica, esofagite eosinofila, ostruzione esofagea o del tratto pilorico dello stomaco. I sintomi riferiti in questi casi comprendono solitamente il vomito, in associazione al reflusso.
Alcuni “indizi” possono aiutare i genitori a capire se il neonato soffre di RGE anche in assenza di fuoriuscite dalla bocca: inappetenza o rifiuto insistito per il cibo, irritabilità frequente, mancata crescita, tosse frequente e pianti successivi ai pasti (soprattutto quando il bambino è disteso).
Occorre allertare il proprio pediatra qualora compaiano alcuni segnali come episodi di vomito violenti o “a proiettile”, rigurgiti di colore giallo-verde, difficoltà respiratorie, sangue nelle feci, perdita di peso o vomito con tracce di sangue.
Cura e Rimedi per il Reflusso Gastroesofageo
In assenza di patologie gravi quali ad esempio la gastroenterite allergica o la MRGE esistono alcuni semplici consigli utili a contenere il problema. Si tratta di accorgimenti che serviranno a evitare al neonato il manifestarsi del reflusso e ai genitori qualche preoccupazione.
Innanzitutto è bene optare per pasti più frequenti e meno sostanziosi in termini quantitativi, assicurandosi allo stesso tempo che il neonato non ingerisca troppo in fretta il latte materno o il suo eventuale sostitutivo. Alcune pause durante il pasto favoriranno l’espulsione di eventuale aria nello stomaco sotto forma di classico “ruttino”.
Tenere il bambino in posizione verticale durante il pasto e nei momenti successivi, riducendo così le possibilità di reflusso. Qualora il problema tenda a presentarsi anche dopo aver seguito tali indicazioni sarà opportuno contattare il proprio pediatra e valutare con lui la linea da seguire.