Greenstyle Sostenibilità Ravenna CCS, avviato il primo impianto di stoccaggio della CO2 di Eni

Ravenna CCS, avviato il primo impianto di stoccaggio della CO2 di Eni

È stato inaugurato a Ravenna il primo impianto di stoccaggio di CO2 in Italia, frutto della joint venture paritetica di Eni e Snam.

Ravenna CCS, avviato il primo impianto di stoccaggio della CO2 di Eni

È stato avviato a Ravenna il primo impianto di stoccaggio di CO2 in Italia, frutto della joint venture paritetica di Eni e Snam nata alla fine del 2022. L’ambizioso progetto Ravenna CCS nasce con l’obiettivo di contribuire alla decarbonizzazione delle industrie dei settori cosiddetti “hard to abate”, dai cementifici, alle acciaierie e al settore della chimica del territorio italiano e, in prospettiva, di aree industriali europee per le quali non esistono soluzioni alternative alla CCS altrettanto efficaci, efficienti e in grado – tutelandone livelli occupazionali e capacità di produrre ricchezza – di scongiurarne la delocalizzazione.

L’innovazione tecnologica di Ravenna CCS e il riutilizzo degli asset esistenti

Uno dei punti di forza del progetto Ravenna CCS è l’uso innovativo della tecnologia CCS, carbon capture and storage, per la conversione dei giacimenti esausti di gas in siti di stoccaggio permanente della CO2. Eni, con la sua lunga esperienza nel settore energetico, guiderà la riconversione di questi giacimenti offshore nell’Adriatico. Questo non solo servirà a ottimizzare l’uso di infrastrutture già esistenti, ma ridurrà significativamente i costi e l’impatto ambientale rispetto alla costruzione di nuovi siti.
Snam, dal canto suo, si occuperà dello sviluppo di un’adeguata infrastruttura di trasporto, riutilizzando, dove possibile, le reti esistenti e adattandole al trasporto della CO2. Questo approccio integrato, che combina competenze tecniche avanzate e infrastrutture preesistenti, rappresenta un modello di efficienza e sostenibilità destinato a fare scuola nel mondo.

Un progetto pionieristico

Il progetto Ravenna CCS non è solo il primo del suo genere in Italia, ma è anche un esempio di eccellenza tecnologica a livello europeo anche grazie all’alimentazione dell’impianto di cattura della centrale di Casalborsetti con energia elettrica da fonti rinnovabili, con il risultato di evitare ulteriori emissioni di CO₂. La prima fase, avviata proprio questa settimana, prevede l’iniezione di 25mila tonnellate di CO2 all’anno nel giacimento esausto di Porto Corsini mare ovest, catturate appunto dalla centrale a gas di Casalborsetti di Eni.

Nei prossimi anni, in corrispondenza della Fase 2, è in progetto lo sviluppo su scala industriale di Ravenna CCS che prevede di stoccare fino a 4 milioni di tonnellate l’anno entro il 2030, in linea con gli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec). A tale scopo, la joint venture avvierà tutte le pratiche necessarie all’ottenimento dei permessi, in accordo con il quadro normativo e in collaborazione con gli enti, gli stakeholder e in particolare con il territorio. Grazie alla capacità totale di stoccaggio dei giacimenti a gas esauriti dell’Adriatico, i volumi catturati e da immagazzinare nel sottosuolo potranno raggiungere 16 milioni di tonnellate all’anno in base alla domanda del mercato.

Un progetto di grande importanza per la decarbonizzazione è diventato realtà industriale. La cattura e lo stoccaggio della CO2 è una pratica efficace, sicura e disponibile fin da ora per abbattere le emissioni delle industrie energivore le cui attività non sono elettrificabili. Noi utilizziamo i nostri giacimenti esauriti, le nostre infrastrutture esistenti e il nostro know-how nelle tecniche di reiniezione per offrire un servizio molto competitivo per il quale stiamo riscuotendo un grandissimo interesse“, ha dichiarato Claudio Descalzi, Amministratore Delegato di Eni.

Un importante contributo alla transizione energetica

La tecnologia carbon capture and storage (CCS) è cruciale per la decarbonizzazione delle industrie cosiddette “hard to abate” che non possono ridurre le loro emissioni solo tramite l’elettrificazione. Il progetto punta a offrire una soluzione sostenibile per ridurre le emissioni di CO2, mantenendo al contempo la competitività delle industrie italiane e proteggendo i livelli occupazionali.
Altrettanto importante è la partnership di Eni con Snam: la combinazione del know-how tecnico di Eni nella gestione dei giacimenti di gas e l’esperienza di Snam nella gestione delle infrastrutture di trasporto del gas garantisce al progetto un approccio integrato e altamente efficiente. La collaborazione con Confindustria e altri partner industriali, inoltre, assicura che il progetto risponda efficacemente alle esigenze del mercato.

“L’impegno nel progetto Ravenna CCS è parte integrante del nostro piano strategico ed è coerente con la nostra intenzione di porci quale operatore multimolecola per abilitare una transizione energetica giusta ed equilibrata, nell’ambito della quale offrire anche ai soggetti più energivori la possibilità di intraprendere percorsi di decarbonizzazione che ne preservino la competitività“, ha dichiarato Stefano Venier, Amministratore Delegato di Snam: “Per farlo, facciamo leva sulle nostre storiche competenze nel trasporto e nello stoccaggio di molecole, con particolare riferimento all’area padana, nella quale siamo già radicati con asset strategici che da decenni sostengono lo sviluppo economico e sociale del Paese. La joint venture con Eni si colloca, peraltro, nella medesima traiettoria di analoghi progetti di interesse europeo a cui partecipiamo attraverso le nostre partecipate in Francia, Grecia e Regno Unito e dai quali ci attendiamo di poter attingere sinergie funzionali al successo di Ravenna CCS”.

Ravenna CCS, un progetto di interesse comune per l’Europa

Non meno importanti, però, sono i vantaggi del progetto per il territorio, per lo sviluppo tecnologico del sistema Italia e per l’economia locale. Ravenna CCS creerà e tutelerà posti di lavoro, diretti e indiretti, e contribuirà a preservare la competitività dei settori hard to abate in Italia che oggi rappresentano 94 miliardi di euro di Valore Aggiunto (5% del PIL italiano, dato 2021) e 1,25 milioni di occupati (4,5% della forza lavoro nazionale, dato 2021) e che, al contempo, emettono 63,7 milioni di tonnellate di CO2, di cui il 22% connesse intrinsecamente al processo produttivo e che non sono evitabili attraverso l’elettrificazione.

 

 

In collaborazione con Eni

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