Condizionatore
Quanto consuma un condizionatore a caldo e a freddo? È sicuramente questa la domanda che molti consumatori si sono posti, considerando come questo apparecchio sia sempre più popolare all’interno delle case degli italiani.
Il condizionatore sta infatti diventando uno strumento indispensabile in estate, quando le temperature sempre più elevate della stagione obbligano a sfruttare diversi sistemi di raffreddamento dell’aria.
Ed è anche sempre più utilizzato in inverno, poiché gli apparecchi dotati di pompa di calore sono ormai diffusissimi sul mercato. Eppure capirne i consumi energetici non è semplice: quali elementi tenere in considerazione, per calcolare il consumo di questo apparecchio?
Come già accennato, il condizionatore è un apparecchio sempre più diffuso all’interno delle case degli italiani. Purtroppo si tratta anche di uno degli elettrodomestici più energivori e, per questo, dal grande peso sulla bolletta. Di seguito, tutti i consigli utili.
Quando si pensa al condizionatore, alla mente non può che balzare l’immagine dell’elettrodomestico ormai immancabile in estate, quel dispositivo – a parete oppure portatile – in grado di raffreddare l’aria nelle giornate più torride.
Eppure non tutti sanno che la gran parte dei condizionatori sul mercato, anche detti climatizzatori, sono in grado di produrre calore per la stagione più fredda. Ma come funzionano questi apparecchi?
Il funzionamento di un climatizzatore non è molto dissimile da quello di un comune frigorifero, sebbene con le dovute differenze, date le altrettanto diverse applicazioni. Di norma, il condizionatore è diviso in due apparecchi: un erogatore a muro, detto split, un motore da installare sulle pareti esterne dell’abitazione.
Queste due componenti sono collegate fra di loro da una serie di tubi e serpentine, di solito in rame, dove scorre un particolare gas: l’R32. Il motore esterno presenta inoltre un compressore che, a seconda delle necessità, scambia calore con l’esterno e modifica lo stato di questo gas, rendendolo appunto liquido o gassoso.
Entrando maggiormente nel dettaglio.
Spiegato il funzionamento di base di un condizionatore, arriva il momento di analizzarne i consumi. Prima di entrare nel vivo dell’energia assorbita e dell’effettivo peso sulla bolletta, è prima necessario prendere in considerazione alcuni fattori.
Il consumo di un climatizzatore è infatti sempre variabile, perché alcuni elementi ambientali e le caratteristiche dello stesso apparecchio ne possono modificare sensibilmente le richieste di energia:
Partiamo dalle necessità di raffreddamento della casa, quelle più comuni nei paesi mediterranei. Quanto consuma un condizionatore a freddo? Innanzitutto, dipende dalla tipologia di apparecchio installata:
Secondo alcune rilevazioni condotte da A2A energia, il consumo in wattora può essere così distinto:
Il consumo medio italiano, in caso si utilizzi il climatizzatore solo per raffreddare gli ambienti, è di circa 450 kWh l’anno. Alle tariffe energetiche dell’autunno 2022, si tratta quindi di una spesa dai 220 ai 300 euro l’anno.
I consumi di un condizionatore a caldo, ossia con funzione pompa di calore, non sono affatto dissimili da quelli di una soluzione a freddo. Questo perché il meccanismo di funzionamento è sempre lo stesso, nel primo caso viene ceduto calore all’ambiente esterno, nel secondo viene recuperato.
Vi è però un fattore interessante: le funzioni di riscaldamento, per quanto energivore, sono più efficienti di molti altre tecnologie come ad esempio i condizionatori. Un climatizzatore a pompa di calore da 1.000 watt, ad esempio, è in grado di rilasciare negli ambienti una potenza calorifera equivalente a 3.000 watt.
In linea di massima, a seconda delle dimensioni dell’apparecchio e dell’ambiente, l’assorbimento di energia varia da 300 a 1.400 watt:
Alle tariffe energetiche dell’autunno 2022, e considerando circa 350-450 kWh medi consumati l’anno nella stagione più fredda, la spesa si aggira sempre tra i 220 e i 300 euro l’anno.
Come facile intuire, uno degli elementi che influisce maggiormente sul consumo di energia è il tempo di accensione del climatizzatore. Una delle domande più diffuse fra in consumatori, infatti, è quella relativa alla differenza tra accendere il condizionatore solo al bisogno o, ancora, mantenerlo attivo per le 24 ore.
Sempre in linea generale, un condizionatore tende a consumare maggiormente nei primi venti minuti di attività, quando l’aria delle stanze si trova a temperatura ambiente e deve quindi essere riscaldata o raffreddata. Quando la temperatura dell’area si è stabilizzata, il consumo tende progressivamente a diminuire. Questo significa che:
Si potrebbe quindi pensare che la soluzione a 24 ore sia più conveniente, ma nella realtà dei fatti così non è. Fatta eccezione per alcune giornate particolari, dove il caldo è particolarmente asfissiante o il gelo pungente, non è necessario mantenere l’apparecchio sempre acceso per una temperatura confortevole della casa.
Potrebbe essere ad esempio inutile durante la notte o, ancora, nelle ore dove la nostra presenza in casa è altalenante. Più utile è invece ricorrere a timer o soluzioni smart collegate ad applicazioni e cellulari, accendendo il climatizzatore da remoto all’incirca un’ora prima dal nostro rientro a casa.
Fonti