Puntura di zecca: come si cura e cosa provoca all’uomo
La puntura di zecca è un rischio da non sottovalutare quando si visitano luoghi naturali. Ecco come avviene, come può manifestarsi e i rischi per l'uomo.
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La puntura di zecca è un’eventualità tutt’altro che remota, soprattutto con l’avvicinarsi della bella stagione. Man mano che le giornate si fanno più calde, si trascorre più tempo all’aria aperta e nel verde, aumentando così la probabilità di incontrare questi ospiti sgraditi. Sì, perché le zecche non sono dei parassiti che colpiscono solo gli animali domestici come cani e gatti, ma possono essere dannose anche per l’uomo. Che fare quindi se si viene morsi da una zecca, come curare la puntura e quali sono i rischi per la salute?
Prima di procedere, è utile sottolineare come il morso di una zecca dovrebbe essere sempre monitorato dal proprio medico di fiducia. Non solo per accertarsi che l’esemplare sia stato rimosso correttamente dalla cute, ma anche per monitorare alcuni sintomi – inizialmente cutanei – che potrebbero manifestarsi nel tempo. Di seguito, alcune informazioni utili.
Cosa sono le zecche
Con il termine zecche si identificano dei rappresentanti degli Ixodida, un sottordine degli acari. Si tratta di parassiti ematofagi, ovvero che si nutrono di sangue, e a oggi se ne conoscono tre principali famiglie: le Ixodidae, note anche come “zecche dure”, le Argasidae ovvero le “zecche molli” e la Nuttaliella namaqua.
Le zecche si caratterizzano per un dimensione minuta, dagli 1 ai 5 millimetri di lunghezza e per un addome piatto quando vuoto, di colore bruno, rossiccio oppure verde. Come già accennato, questi parassiti si nutrono di sangue e, di conseguenza, hanno bisogno di un individuo ospite che possa loro fornirlo. Può trattarsi quindi di un animale oppure dell’uomo, purché essere vivente a sangue caldo.
A differenza di altri insetti ematofagi, come le zanzare, le zecche non fanno ricorso a un pungiglione oppure a simili soluzioni per estrarre il sangue. Questi parassiti presentano un apparato boccale apposito, detto rostro, che penetra in profondità nella cute e permette alla zecca di rimanervi attaccata per giorni. Man mano che il parassita succhierà sangue, il suo addome si gonfierà anche in maniera molto vistosa. Se non vi sono interventi umani, si staccherà dopo diversi giorni, raggiunta la capienza massima del suo addome.
Proprio per la presenza di questo apparato boccale che penetra a fondo nella cute, e per la durata dell’attacco, purtroppo le zecche sono dei parassiti rischiosi. Possono infatti trasmettere numerose infezioni, alcune anche particolarmente gravi.
Perché le zecche mordono l’uomo
Così come già accennato, le zecche sono dei parassiti ematofagi: hanno bisogno di sangue umano oppure animale per assolvere ad alcune loro funzioni vitali.
Il sangue serve loro innanzitutto per la sopravvivenza, perché loro fonte primaria di energia e nutrimento, ma non mancano altre ragioni. Alcune proteine presenti nel sangue degli animali a sangue caldo, così come alcuni enzimi, sono necessari al parassita anche per portare a termine il suo ciclo riproduttivo.
In genere, quasi tutte le zecche preferiscono gli animali, ma possono pungere l’uomo per opportunismo e disponibilità. La stagione più pericolosa è quella tardo-primaverile, quando la zecca entra in piena attività nel suo ciclo riproduttivo e, per questo, ha bisogno di grandi quantità di sangue.
Quando avviene la puntura di zecca
La puntura di zecca avviene per caso. A differenza degli insetti alati, che possono agilmente spostarsi da un esemplare all’altro, la zecca non è agile nei suoi spostamenti. Così trascorre gran parte del suo tempo adagiata su foglie o su fili d’erba e, al passaggio di animali a sangue caldo, si lascia semplicemente cadere sul loro corpo.
Questo spiega perché, per l’uomo, sono spesso gli arti inferiori a essere colpiti, quelli che maggiormente entrano in contatto con l’erba e con la vegetazione dei sottoboschi.
Rischi per la salute della puntura di zecca
Come già sottolineato, la puntura di zecca può comportare importanti rischi per la salute dell’uomo. La prima ragione è dovuta al fatto che il parassita vive in simbiosi con numerosi batteri, che possono moltiplicarsi sul suo rostro e quindi poi entrare facilmente nell’organismo umano.
La seconda è invece dovuta a pratiche maldestre di rimozione di eventuali esemplari, che possono causare il rigurgito – e quindi la reimissione in circolo nell’organismo umano – del sangue raccolto nel suo addome.
Allergie e shock anafilattico
La prima problematica che può causare una puntura di zecca è quella della reazione allergica, soprattutto nei soggetti ipersensibili. Quando prolungata nel tempo, può manifestarsi con rossore, prurito, gonfiore, orticaria, malessere e febbre.
Se immediata, si tratta invece di uno shock anafilattico, una grave reazione del sistema immunitario che, se non gestita tempestivamente, può portare anche alla morte. Per questa ragione, i soggetti che già soffrono di allergie dovrebbero portare con sé tutti i farmaci prescritti dall’allergologo durante le passeggiate nei boschi o nei prati. Questi dovrebbero comprendere antistaminici, cortisonici e, se necessario, l’apposita siringa auto-erogante di adrenalina.
Malattia di Lyme
La malattia di Lyme è una patologia dovuta alla Borrelia burgdorferi, un batterio che spesso colonizza il rostro e l’intestino della zecca. L’infezione può dar luogo a rash cutanei, problemi dermatologici, brividi, cefalea, febbre, rigidità nucale, dolori muscolari e articolari, disturbi cardiaci e neurologici.
Il primo sintomo è una chiazza tondeggiante, spesso ad anello, che viene a formarsi attorno alla puntura di zecca, per poi allargarsi progressivamente nei successivi giorni. Il batterio può essere passato all’uomo sia dalla saliva del parassita che tramite il suo rigurgito ma, in genere, è difficile che vi sia una trasmissione se la zecca viene rimossa dalla cute entro 24 ore dalla puntura.
Ehrlichiosi
Le punture di zecca possono trasmettere anche l’ehrlichiosi, una malattia provocata dall’Ehrlichia chaffeensis. Il meccanismo è lo stesso della malattia di Lyme: il batterio vive sul rostro del parassita e nel suo intestino, con il morso il sangue umano viene contaminato.
I sintomi comprendono febbre, brividi, dolori muscolari, nausea, vomito, diarrea, tosse, cefalea, confusione e difficoltà di equilibrio. Compaiono all’incirca 12 giorni dal morso.
Meningoencefalite da zecche
La menigoencefalite da zecche, conosciuta anche come TBE (Tick Borne Encephalitis) è una grave malattia provocata da alcuni arborvirus appartenenti al genere Flavivirus che, come per i batteri già analizzati, vivono in simbiosi con alcune tipologie di zecche.
I sintomi variano molto da soggetto a soggetto, nonché dall’intensità dell’infezione. Possono manifestarsi immediatamente, nei casi più gravi, o circa una quindicina dopo. A seconda della gravità, possono esserci sintomi influenzali, rigidezza nucale, cefalea e confusione. Negli episodi più gravi i virus possono intaccare gravemente le meningi, comportando anche danni seri all’apparato neurologico. Fortunatamente, dal 2006 esiste un vaccino specifico che è consigliato alle persone che vivono in zone dove l’infestazione da zecche è endemica.
Febbre bottonosa
La febbre bottonosa è una malattia causata da batteri del genere Rickettsia, come la Rickettsia conorii. È un disturbo causato esclusivamente dal morso delle zecche purtroppo abbastanza diffuso nel Centro e nel Sud Italia, tanto da prendere il nome di febbre bottonosa del Mediterraneo.
I sintomi compaiono dopo circa 3-5 giorni dal morso e possono includere febbre, brividi, astenia, cefalea, nausea e stanchezza estrema.
Come prevenire le punture di zecche
Le zecche sono diffuse pressoché ovunque sul territorio dello Stivale, quindi è utile adottare alcune misure preventive, soprattutto quando ci si trova all’aperto e a diretto contatto con la natura. Fra le idee di prevenzione più efficaci, rientrano:
- Indossare pantaloni lunghi quando si esplorano boschi e prati;
- Usare scarpe chiuse durante le escursioni, anche d’estate;
- Se se visita un luogo dalla nota infestazione da zecche, si prediligano camicie leggere a maniche lunghe – magari di rinfrescante lino – anziché le t-shirt.
Come già spiegato, le zecche rimangono in attesa su foglie e fili d’erba, lasciandosi poi cadere sulla loro preda. Per questo coprire quanta più pelle possibile rende il loro attacco inefficace, poiché il loro rostro non riesce a superare i tessuti.
Finita l’escursione, soprattutto se in primavera o in estate, è necessario:
- Togliere gli indumenti prima di entrare in casa;
- Sbattere i vestiti energicamente per provocare la caduta di eventuali zecche presenti;
- Lavare immediatamente gli abiti;
- Controllare ogni parte del corpo per verificare eventuali punture.
Come gestire la puntura di zecca
Ma come gestire e curare una puntura di zecche? Come abbiamo già visto, il rischio di soffrire di pericolose infezioni aumenta dopo le 24, quindi è necessario rimuovere la zecca il prima possibile. Nel farlo, però, è imperativo:
- Non schiacciare l’addome, ciò provocherebbe il rigurgito della zecca;
- Non stordire il parassita con etere o altre sostanze, tra cui anche l’alcol, poiché così facendo la zecca potrebbe rigurgitare.
Sono invece disponibili in farmacia delle speciali pinzette, dalla forma a “L”, che permettono di agganciare il parassita a livello del rostro senza intaccare il suo addome, per una rimozione in sicurezza.
Una volta rimossa la zecca, si può applicare sull’area gonfia della crema antistaminica o cortisonica, ma anche dell’aloe per ridurre l’arrossamento. Gli eventuali sintomi che potrebbero comparire nei giorni successivi sono di competenza del medico, che provvederà a prescrivere gli opportuni esami di laboratorio.