Proprietà curative e antinfiammatorie della liquirizia
La liquirizia rappresenta per molti un piacere per il gusto, ma da non sottovalutare sono anche le sue proprietà curative.
Buona, salutare e dal sapore inconfondibile, questa potrebbe essere una delle possibili presentazioni della liquirizia. La sua pianta è conosciuta con il nome scientifico di Glycyrrhiza glabra L. e appartiene alla famiglia delle Fabaceae (Leguminose Papilionaceae). Fiorisce tra giugno e luglio e il suo fusto raggiunge i 100-150 centimetri di altezza.
La liquirizia è originaria dell’area mediterranea e mediorientale, mentre è nella zona dell’Egitto che si registra traccia dello sfruttamento delle sue proprietà curative. A questo fine se ne utilizzano le radici e i rizomi. L’Italia ne è uno dei Paesi produttori insieme con Spagna, Turchia, Iran, Iraq, Francia, Grecia e Siria.
Tra le sue proprietà più importanti senza dubbio il contenuto di glicirrizina, da cui deriva l’acido glicirretico, così come la presenza di alcuni flavonoidi. Da queste due sostanze deriva la sua capacità di ridurre il fastidio causato dal reflusso gastroesofageo o dall’ulcera. La liquirizia aiuta a tenere sotto controllo gli acidi gastrici sia masticandone le radici che sotto forma di pastiglie o decotto.
Masticare un po’ di liquirizia si rivela un’ottima soluzione anche nel trattamento di alcune affezioni di bocca e gola come afte, herpes e mal di gola. Questo si ottiene sfruttando le qualità antivirali e antimicotiche delle sue radici, che favoriscono la cicatrizzazione delle vescicole. La presenza di antiossidanti migliora la risposta dell’organismo e in caso di afte riduce il tempo di guarigione a circa 3-4 giorni.
L’azione antinfiammatoria svolta nel caso del mal di gola si rivela efficace anche nel trattamento della cervicale, contrastandone i dolori e inibendo, grazie alla presenza di glicirrizina, la degradazione dei corticosteroidi umani. Devono tuttavia prestare attenzione riguardo l’assunzione di liquirizia i soggetti ipertesi, le donne durante la gravidanza o che assumono farmaci anticoncezionali, coloro che soffrono di sindrome premestruale o di insufficienze renali o epatiche.