Polveri sottili, Cina vuole alzare i livelli di PM2.5
Polveri sottili, livelli più alti in Cina: il governo locale sta pensando di allargare le maglie per garantire la ripresa economica.
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Sulla riduzione delle pericolose polveri sottili, la Cina vuole fare un passo indietro. La Repubblica Popolare sta infatti pensando di innalzare leggermente i limiti massimi delle concentrazioni di PM2.5, per agevolare la ripresa economica nel secondo anno della pandemia da coronavirus. Ma non tutti gli esperti sono d’accordo: il particolato sottile è infatti una delle principali cause di problemi respiratori e cardiaci nella popolazione.
Sulla questione sarebbe già al lavoro il locale Ministro dell’Ambiente, pronto a firmare una misura che permetta di approfittare di concentrazioni più alte di PM 2.5 per tutto il corso del 2021.
Polveri sottili, la Cina allarga le maglie
Il governo cinese vuole innalzare la media annuale di polveri sottili prodotte a 34.5 microgrammi per metro cubico, circa 1.5 microgrammi in più rispetto ai valori registrati nel 2020. Secondo il Ministero dell’Ambiente, il primo anno della pandemia da coronavirus ha portato a sensibili riduzioni di PM2.5 a livello cittadino e, per questa ragione, vi sarebbe uno spazio di manovra per effettuare una compensazione nel corso del 2021. Maglie più larghe nell’emissione di polveri sottili potrebbero aiutare il rilancio dell’economia, riferiscono da Pechino, senza compromettere in modo estremo la qualità dell’aria. Così ha spiegato Liu Bingjiang, a capo dell’unità sulla qualità dell’aria del Ministero dell’Ambiente:
Gli obiettivi di quest’anno sembrano inferiori rispetto ai risultati del 2020, ma se si elimina l’impatto della pandemia sulla qualità dell’aria, lo scorso anno avremmo raggiunto la soglia dei 35 microgrammi per metro cubico.
Sale però la preoccupazione degli esperti, perché già ora la Cina è ben oltre agli standard di inquinamento definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che consiglia concentrazioni inferiori ai 10 microgrammi per metro cubico. Questo senza contare come, in alcuni periodi dell’anno, città come Pechino raggiungano livelli spaventosi, anche di 200 microgrammi per metro cubico.
I PM2.5 rappresentano le polveri sottili più dannose per la salute, poiché in grado di superare la barriera delle vie respiratorie superiori per raggiungere i bronchi e i polmoni. Qui si depositano sul tessuto polmonare, mentre una porzione entra in circolo nel sangue tramite la funzione di scambio dei gas tra ossigeno e anidride carbonica.
Nel frattempo, Liu ha confermato l’impegno della Cina per ridurre sempre più la dipendenza del Paese dal carbone, scegliendo delle fonti energetiche più sostenibili e meno inquinanti. In particolare, la nazione si starebbe orientando sul gas naturale e sulle fonti rinnovabili come fotovoltaico ed eolico.
Fonte: Nasdaq