Plastica nel make-up, Greenpeace: rossetti e mascara a rischio
La plastica contenuta nei rossetti e in altri prodotti del make up rappresenta un rischio ambientale insostenibile, l'allarme di Greenpeace.
Fonte immagine: Foto di engin akyurt da Pixabay
Cosmetici e prodotti del make-up rappresentano un forte rischio per quanto riguarda l’inquinamento da plastica. Il nuovo allarme è lanciato da Greenpeace, che nel suo ultimo rapporto (“Il trucco c’è, ma non si vede”) ha analizzato gli ingredienti utilizzati da undici marchi (Bionike, Deborah, Kiko, Lancôme, Lush, Maybelline, Nyx, Pupa, Purobio, Sephora e Wycon) per verificare la presenza o meno di microplastiche all’interno dei trucchi.
La stessa associazione ricorda come rossetti, mascara, cipria, lucidalabbra e fondotinta siano da un lato tra i prodotti più comuni per quanto riguarda il make-up, dall’altro non siano stati interessati dal divieto di utilizzo di microplastiche entrato in vigore in Italia a inizio 2020.
Plastica nel make-up, lo studio
Stando ai dati pubblicati da Greenpeace, dei 672 prodotti verificati online le materie plastiche sarebbero presenti nel 79% dei casi. Di questi ultimi il 38% includerebbe microplastiche solide. Il cosmetico più a rischio sembra sia il mascara (plastica nel 90% delle unità), seguito da rossetti (85%) e fondotinta (74%). I 5 marchi a maggiore utilizzo di plastica sarebbero, secondo quanto affermato dall’associazione: Lush, Maybelline, Deborah, Sephora e Wycon. Ha commentato Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia:
La pandemia che stiamo vivendo ci insegna che dobbiamo cambiare il rapporto uomo-natura, favorendo una riconversione green dell’economia. È paradossale che uno dei settori più importanti del Made In Italy continui ad utilizzare, volontariamente, ingredienti in plastica che possono contaminare il Pianeta e mettere a rischio la nostra salute.
Con questa ricerca abbiamo constatato non solo l’ampio utilizzo di particelle solide ma anche l’uso massiccio di polimeri in forma liquida, semisolida e solubile, i cui effetti sulle persone e sull’ambiente non sono del tutto noti.
Per quanto riguarda la tipologia di microplastiche (dimensioni inferiori ai 5 millimetri) rinvenute, dalle analisi di laboratorio (condotte su 14 prodotti) sarebbe emersa in 6 casi la presenza di polietilene, in 2 casi di polimetilmetacrilato e in altrettanti di nylon. In un caso di tereftalato. L’unico marchio risultato privo di materiali plastici secondo le analisi di Greenpeace è Purobio.
La risposta delle aziende
Greenpeace ha dichiarato in una nota stampa di aver contattato (prima della pubblicazione dei dati ottenuti) tutte le aziende citate, chiedendo loro di commentare i risultati. Soltanto uno dei dieci marchi ha risposto, mentre nessuna comunicazione diretta è arrivata neanche dall’associazione industriale Cosmetica Italia. Anche a loro e alle altre aziende che non hanno commentato lo studio ha rivolto il proprio messaggio finale Ungherese:
Gli esiti di recenti ricerche condotte sulla placenta ci dicono che la plastica invade ormai anche i nostri corpi e non c’è più tempo da perdere, bisogna subito ridurne drasticamente l’uso, indipendentemente dalla quantità impiegata, in qualsiasi settore merceologico e prodotto, soprattutto laddove ci sono alternative disponibili. Esortiamo pubblicamente Cosmetica Italia e i suoi associati a guidare questa transizione verso la sostenibilità.
Fonte: Greenpeace