Piano energia e clima: le misure presentate dai Paesi UE non sono ancora sufficienti
Ecco cosa dice la Commissione Europea del Piano energia e clima presentato dagli Stati membri, Italia inclusa: c'è ancora un po' da fare.
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Gli obiettivi che l’Unione Europea deve raggiungere al 2030, in linea con l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel 2015 dai governi di 193 Paesi membri dell’ONU, sembrano sempre più difficile da raggiungere dopo che la maggior parte dei paesi membri dell’UE, Italia inclusa, hanno presentato a Bruxelles le bozze del proprio piano nazionale per l’energia e il clima (PNEC).
A dirlo è la Commissione Europea nella prima analisi dei piani nazionali rivisti per l’energia e il clima di 21 Stati membri su un totale di 27, incluso quello dell’Italia. La raccomandazione per tutti è la stessa, al netto di alcune differenze: “Occorre impegnarsi ancor di più, anche alla luce dell’esito della COP 28 e dell’invito globale ad accelerare l’azione in questo decennio“.
Cos’è il Piano energia e clima
Il piano nazionale per l’energia e il clima, meglio noto con l’acronimo PNEC, è a tutti gli effetti la tabella di marcia di ogni Stato membro dell’UE verso il conseguimento collettivo dell’obiettivo vincolante dell’UE di ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 e degli obiettivi nazionali in materia di energia e clima.
Ciascuno Paese ha presentato un piano per il periodo 2021-2030 secondo una tabella di marcia ben fissata: una prima bozza nel 2018, una versione finale nel 2019 e una bozza aggiornata in questo 2023. Per ciascuna versione la Commissione UE ha dato una valutazione e da quel responso sono arrivate le modifiche apportate dai vari Paesi, Italia inclusa con l’ultima versione che potete consultare integralmente a questo indirizzo.
Cosa dice l’UE sulle proposte di PNEC
Nel dettaglio, secondo la valutazione delle proposte di PNEC degli Stati membri e le relative raccomandazioni fatte dalla Commissione Europea, le proposte di PNEC non sono ancora sufficienti per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 (le misure attuali si tradurrebbero in una riduzione del 51%). Non solo. Servono interventi più ambiziosi per colmare il divario di 6,2 punti percentuali rispetto all’obiettivo del 40% nei settori di condivisione degli sforzi e mancano dalle 40 alle 50 Mt di CO2eq per raggiungere l’obiettivo di -310 Mt di CO2eq sancito dal regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura (LULUCF).
Raccomandazioni da parte della Commissione UE anche per quanto riguarda le energie rinnovabili: le proposte attuali di 21 dei 27 Stati membri porterebbero la loro quota nel mix energetico al 38,6-39,3% entro il 2030, a fronte di un obiettivo del 42,5%. Stesso discorso per l’efficienza energetica: le proposte attuali determinerebbero miglioramenti pari al 5,8% a fronte di un obiettivo dell’11,7%.
Il parere dell’UE sulla bozza dell’Italia
Le raccomandazioni della Commissione Europea dopo l’analisi della proposta di PNEC dell’Italia non è troppo drammatica. Tra gli elementi positivi evidenziati ci sono le misure per sostenere l’installazione di energia rinnovabile e le misure per l’efficienza energetica anche grazie alle informazioni dettagliate sui risparmi energetici negli enti pubblici contenuti nella bozza.
Positivo anche il parere sulle politiche e le misure concrete ad alta ambizione che l’Italia ha presentato per rafforzare la sicurezza del sistema energetico italiano, in particolare per la diversificazione del gas e per la riduzione della domanda di gas. La Commissione UE ha definitivo convincenti, inoltre, le misure per garantire la partecipazione non discriminatoria dei nuovi operatori di mercato e per incoraggiare i servizi di flessibilità, pur in assenza di obiettivi chiari.
Meno bene, invece, la strategia di riqualificazione a lungo termine degli edifici con l’obiettivo di migliorare l’efficienza energetica. Secondo l’UE l’Italia avrebbe escluso dal piano obiettivi più ambiziosi rispetto a quelli ipotizzati nel 2020 e non avrebbe fornito stime delle necessità finanziarie per raggiungere quegli obiettivi né quali potranno essere le fonti di finanziamento.
L’ultima bozza dell’Italia, sottolinea l’analisi della Commissione, non contiene un obiettivo per la riduzione della povertà energetica e non riporta il numero di famiglie attualmente colpite dalla povertà energetica. Allo stesso modo il piano italiano deve migliorare sul fronte della ricerca, dell’innovazione e della competitività: allo stato attuale non fornisce informazioni sufficienti sulle misure e gli investimenti per sostenere la ricerca e l’innovazione nelle tecnologie energetiche pulite.
Critiche anche all’adattamento ai cambiamenti climatici dell’Italia: il piano non valuta le vulnerabilità e i rischi climatici necessari al raggiungimento degli obiettivi, delle politiche e delle misure per il clima. Anche sul fronte del raggiungimento di una transizione equa, il piano italiano non è allineato agli impegni assunti nei Piani territoriali di transizione equa adottati, in particolare per la centrale elettrica del Sulcis.
Perché solo 21 proposte di PNEC su 27 Stati membri?
All’appello manca ancora l’analisi dei piani nazionali per l’energia e il clima di Belgio, Irlanda e Lettonia, che li hanno presentati in ritardo facendo slittare la valutazione ai primi mesi del 2024, e di Austria, Bulgaria e Polonia che ad oggi non li hanno ancora consegnati a Bruxelles.
Cosa succederà ora?
A questo punto, dopo queste nuove raccomandazioni, i 27 Stati membri avranno sei mesi di tempo per correggere le criticità evidenziate dall’UE e presentare i piani definitivi. La scadenza è fissata per il 30 giugno 2024. Questo processo, spiega la Commissione UE, dovrebbe far sì che le versioni finali dei piani siano ambiziose, sufficientemente dettagliate e solide, e che costituiscano una solida base per accelerare la fase attuativa nei prossimi anni.