Con il termine PH si intente il livello di acidità di una soluzione, generalmente indicato utilizzando una rosa di valori numerici che variano da uno a quattordici. Conoscere e monitorare questo parametro si rivela molto importante per le donne e per la salute femminile, tanto che per limitare il rischio di sviluppare infezioni e altre problematiche che possono la zona intima è necessario mantenere il PH vaginale entro livelli ritenuti fisiologici.
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Il PH vaginale può subire alterazioni per numerosi motivi e i suoi valori variano anche nelle diverse fasi della di una donna, dalla prima adolescenza all’età adulta. Esistono infatti cause non patologiche responsabili di una sua alterazione ma anche ragioni patologiche legate allo sviluppo di infezioni e altre malattie.
Il PH vaginale ritenuto normale nel corso dell’adolescenza, così come nell’età adulta, varia tra 3,5 e 4,5 e viene considerato lievemente acido. Questa caratteristica aiuta a difendersi dalle infezioni e favorisce lo sviluppo della flora batterica benefica per l’ecosistema vaginale. Nella prima infanzia e nella senilità, invece, il calo degli estrogeni conduce allo spostamento dei livelli del PH verso parametri neutri compresi tra 6 e 7. Anche durante le mestruazioni e nella fase premestruale, inoltre, il PH vaginale si caratterizza per valori neutri.
Se da un lato una maggiore acidità del PH previene le infezioni, dall’altro lato crea anche un ambiente ostile per la sopravvivenza degli spermatozoi e quindi per una eventuale fecondazione: a facilitarla, tuttavia, interviene il muco cervicale.
Come accennato, l’acidità del PH vaginale aiuta a difendersi dalle infezioni causate dalla proliferazione di batteri patogeni: precisamente, eventuali alterazioni limitano la presenza dei bacilli di Doderlein responsabili di mantenere basso il PH e di contrastare l’attacco di germi nocivi, favorendo nel contempo lo sviluppo di batteri meno benefici e limitando l’efficacia delle azioni di contrasto all’ingresso di microrganismi intestinali causa di vaginiti e cistiti.
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Tra i vari campanelli d’allarme che possono far ipotizzare una alterazione del PH e una possibile infezione compaiono bruciore, perdite vaginali caratterizzate da un odore sgradevole. Sono segnali che tuttavia non possono essere ritenuti sufficienti per effettuare una diagnosi, seppure preceduta dal test del PH che può essere effettuato anche a casa. Molto importante, invece, è rivolgersi al ginecologo di fiducia per un parere professionale prima di adoperare farmaci o utilizzare rimedi fai da te.
Oltre al fattore età, ad alterare i valori del PH può essere lo stato di gravidanza, i rapporti sessuali, alcuni farmaci assunti per un periodo di tempo prolungato così come un uso eccessivo delle lavande vaginali che rischiano di modificare la flora batterica.
Anche le malattie a trasmissione sessuale possono causare modifiche importanti al PH, pertanto si rivela determinate l’uso di contraccettivi che possano proteggere da eventuali contagi. Oltre all’ uso del preservativo, ogni donna dovrebbe attenersi ad alcune regole di prevenzione soprattutto nell’età fertile: