PFAS e pesticidi aumentano il rischio celiachia
Pesticidi, PFAS e altri contaminanti possono aumentare il rischio di sviluppare celiachia: è quanto rivela un nuovo studio.
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Elevate concentrazioni nel sangue di sostanze chimiche tossiche possono aumentare il rischio celiachia. È quanto emerge da un nuovo studio condotto dalla Grossman School of Medicine della New York University, nell’analizzare la relazione tra i principali contaminanti e lo sviluppo di patologie a carico dell’apparato digerente. Fra queste PFAS, ritardanti bromurati di fiamma, sostanze impiegate per la produzione di pentole antiaderenti e pesticidi. Il rischio sarebbe addirittura maggiore per bambini e adolescenti.
La celiachia è una complessa e debilitante patologia, determinata dalla difficoltà dell’organismo nel gestire il glutine contenuto in moltissimi alimenti. I sintomi possono essere anche molto gravi, come diarrea cronica e sanguinamento, e sono tali da imporre ai pazienti dei regimi alimentari specifici. Il disturbo sembra sia in aumento in molte fasce della popolazione: secondo questo nuovo studio, la principale ragione sarebbe la contaminazione dei cibi.
Celiachia: i dati dello studio
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research: i ricercatori hanno voluto indagare una possibile connessione tra livelli di contaminanti nel sangue e rischio di celiachia. A questo scopo, è stato creato un campione di una trentina di individui dai 3 ai 21 anni d’età, di recentemente diagnosticati con il disturbo. I partecipanti sono stati quindi sottoposti ad analisi del sangue.
Dai dati è emersa una correlazione diretta tra sostanze chimiche tossiche presenti nel sangue e problematiche nella digestione del glutine. In particolare, elevati livelli del pesticida DDE (diclorodifenildicloroetilene) possono addirittura raddoppiare le possibilità di sviluppare intolleranze al glutine e celiachia prima dell’età adulta.
Oltre al pesticida, un ruolo fondamentale è giocato dai PFAS: sono contenuti in molti strumenti di uso comune, come nei rivestimenti delle pentole antiaderenti, e possono aumentare di anche otto volte il rischio di sviluppare intolleranza al glutine nelle giovani donne. Seguono i ritardanti di fiamma bromurati, delle sostanze presenti su elettrodomestici, mobili, tessuti e molti altri oggetti della casa.
Jeremiah Levide, pediatra e gastroenterologo al lavoro sullo studio, ha così commentato gli esiti della ricerca:
Il nostro studio conferma la prima relazione misurabile tra l’esposizione ambientale a sostanze chimiche tossiche e la celiachia. Questi risultati sollevano domande anche rispetto a potenziali collegamenti fra questi elementi chimici e altre patologie autoimmuni dell’intestino.
Fonte: MedicalExpress