
Cambiamenti nel cedolino di marzo(www.greenstyle.it)
Il mese di marzo si preannuncia difficile per molti pensionati e le notizie che circolano intorno a questo tema non sono tutte positive.
Nel cedolino di marzo, numerosi pensionati si troveranno a ricevere un importo inferiore fino a 60 euro rispetto a febbraio. Questa situazione è dovuta principalmente alle trattenute per le addizionali regionali e comunali, che influenzeranno significativamente gli assegni di molti cittadini.
Questo mese, il cedolino INPS subirà due principali variazioni rispetto ai mesi precedenti. Da un lato, si registra la tanto attesa rivalutazione degli assegni pensionistici. Le pensioni minime subiranno un incremento del 2,2%, corrispondente a circa 13 euro in più, portando l’assegno minimo a 616,67 euro. Inoltre, alcuni pensionati beneficeranno di un recupero dello 0,8% legato all’inflazione.
Tuttavia, dall’altro lato, è necessario considerare il ritorno delle trattenute fiscali. Le addizionali regionali e comunali, calcolate in base al reddito e alla residenza, ridurranno l’importo netto della pensione. In molte situazioni, l’aumento previsto sarà completamente assorbito da queste trattenute, risultando in un assegno finale inferiore rispetto al mese precedente.
Facciamo un esempio pratico per evidenziare questa situazione: un pensionato con un reddito lordo di 1.500 euro residente a Roma, dove l’addizionale comunale è fissata allo 0,9%, si troverà a versare circa 58 euro nel cedolino di marzo. Di conseguenza, per lui la riduzione sarà ben più consistente dell’aumento attribuibile alla rivalutazione.
Le ragioni dell’abbassamento delle pensioni
La diminuzione dell’assegno pensionistico per molti pensionati è principalmente attribuibile all’impatto delle trattenute fiscali. Le addizionali regionali vengono trattenute mensilmente dall’INPS nel periodo che va da gennaio a novembre, facendo riferimento all’anno precedente. Pertanto, nel 2025 si stanno pagando le addizionali relative al 2024.
Le addizionali comunali operano in due fasi distinte: a marzo, si avvia la trattenuta dell’acconto, pari al 30% dell’importo totale dovuto. Successivamente, da gennaio a novembre dell’anno successivo, viene trattenuto il saldo. Questa doppia trattenuta contribuisce a ridurre ulteriormente l’importo netto della pensione per il mese di marzo rispetto ai mesi precedenti.

È opportuno chiarire che, nonostante alcuni organi di stampa parlino di aumenti, la notizia si basa sulla rivalutazione delle pensioni già avvenuta a gennaio. Gli assegni pensionistici sono stati ricalcolati all’inizio del 2025, con un incremento del 2,2% per i trattamenti minimi. Tuttavia, questo aumento non si riflette nel cedolino di marzo perché è già stato applicato nei mesi precedenti.
Anche l’adeguamento all’inflazione è un argomento che genera confusione. L’INPS ha confermato che la rivalutazione per il 2024 è stata del 5,4%, ma non sono previsti ulteriori conguagli. Un altro aspetto che contribuisce alla confusione riguarda l’IRPEF. Alcuni hanno ipotizzato che l’aumento possa derivare dalla riduzione delle aliquote fiscali, ma è importante sottolineare che la riforma dell’IRPEF per il secondo scaglione entrerà in vigore solamente in estate.
In sintesi, i pensionati italiani devono prepararsi a un marzo difficile, con cedolini che potrebbero rivelarsi più magri del previsto. Le trattenute fiscali, insieme a un contesto economico sempre più complesso, rendono necessario un approfondimento continuo sulla situazione previdenziale nel nostro Paese. La speranza è che le politiche future possano alleviare il peso di queste trattenute e garantire una maggiore equità per tutti i pensionati.