wood pellets on cross section of wood isolated
Da qualche tempo le stufe a pellet, un sistema sempre più scelto per il riscaldamento domestico, ci stanno facendo domandare quali siano i materiali da evitare e quelli da preferire. Di pellet infatti non esiste un solo tipo, ma una vasta gamma di composti tra cui scegliere. E no, il pellet giusto a livello universale non esiste, solo per anticiparvelo.
In commercio esistono infatti tipi di stufe che lavorano meglio con alcuni pellet, di solito quelli di qualità premium a bassa quantità di ceneri. Si tratta di apparecchi di combustione e riscaldamento più delicati, che potrebbero incepparsi o funzionare male se optiamo per materiali combustibili differenti.
Ma le variabili sui pellet sono più di quanto forse non vorremmo: quale scegliere infatti non parte solo dalla stufa, ma anche dalle nostre esigenze. I pellet di legno sono realizzati con segatura compressa e altri scarti di questo materiale, ma non tutti i legni hanno le stesse rese.
Il processo di produzione e la tipologia di legno scelta determinano infatti più o meno calore, più o meno detriti e più o meno durata. Di fatto, la scelta non è semplice, viste queste differenze di risultato, ma in questo post tenteremo di rendere meno oscura la faccenda, per consentire un acquisto consapevole del pellet migliore.
Non esiste un tipo di pellet da evitare in assoluto, ma ci sono legni che sono più economici sul mercato, con però una resa meno potente. Un esempio è il cipresso, da scartare per la sua velocità di bruciatura e l’eccesso di polveri e residui che lascia in giro. In poche parole, non dura abbastanza e sporca invece troppo.
Da evitare, se non vogliamo pulire in continuazione la zona del braciere, anche il pellet di faggio, che scalda meglio rispetto al cipresso, ma abbonda anche in sostanze di risulta. In entrambi i casi si parla tuttavia di materiali economici, che potrebbero fare la differenza in termini di portafogli, se abbiamo un budget da non sforare.
Il cipresso non è la scelta migliore per la sua resa, lo ribadiamo, ma il faggio potrebbe essere un compromesso ottimo tra spesa e risultato. Se infatti la nostra stufa non esige pellet di qualità premium e non abbiamo problemi a pulire di frequente il braciere dai residui di ceneri, questa soluzione potrebbe essere la migliore dal punto di vista economico.
Se vogliamo optare per il pellet migliore, ci sono 5 variabili da non trascurare:
Va anche ricordato che in commercio esistono due tipi di legno per i pellet da riscaldamento: legno tenero e legno duro:
I pellet migliori sono quelli secchi con una qualità di umidità inferiore, che producono più calore, ma devono anche garantire un basso contenuto di ceneri organiche. Da non trascurare, quando facciamo l’acquisto, sono il calibro del legno utilizzato per produrre i pellet, se contengono o meno materiali sintetici, corteccia o cartone.
E come detto, assicuriamoci sempre che la stufa a pellet che abbiamo in casa supporti un certo tipo di materiale.
Ma il pellet è sempre più adoperato anche per il barbecue, dove le caratteristiche per scegliere il materiale più idoneo sono organolettiche. Il legno di quercia è di sicuro uno dei più adoperati e comuni per il suo aroma delicato che lascia sui cibi grigliati. Ma occhio, visto che in commercio esistono pellet di scarsa qualità e resa da questo legno.
Se le nostre grigliate sono a base di carne di maiale, il pellet derivato da legno da frutto risulta essere il migliore per valorizzare profumi e sapori. Al contrario, per alcune varietà ittiche e per le carni bianche, la soluzione che non copre i gusti sembra essere l’hickory, derivato dalla pianta di Carya, tipica degli Stati Uniti.
Per il salmone, il pellet migliore è quello di ontano, che riesce ad affumicare questo alimento senza rendere il sapore troppo acre. Lo si adopera anche per le grigliate di verdure, in quanto riesce ad essere delicato e non invasivo. Per i frutti di mare diciamo invece sì al pellet di legno di arancio, che dona sentori agrumati naturali senza coprire i gusti.
Fonti