Lievito madre
La pasta madre è tecnicamente solo una miscela fermentata di acqua e farina. In questo semplice impasto, però, vive una complessa microflora di lieviti e batteri lattici, tra cui saccharomyces exiguus, cerevisiae e ellipsoideus, candida e lactobacillus brevis, sanfranciscensis, casei, plantarum e acidophilus. Sono tutti questi microorganismi a rendere i prodotti da forno, ottenuti dalla lavorazione della pasta madre, più digeribili e più ricchi di sali minerali e proteine rispetto a quelli ottenuti con il classico lievito di birra, costituito solo da colonie di saccharomices cerevisiae.
Chi ha dimestichezza con la pasta madre sa come una non sia uguale all’altra: per ottenere dei buoni risultati, in termini organolettici e di resa, è necessario conoscerne le caratteristiche. In linea di massima le principali variabili nella resa sono la forza e il grado di temperatura e di umidità dell’ambiente in cui l’impasto viene messo a lievitare. La “forza” della pasta madre è la capacità lievitante dettata dall’anzianità, ossia da quante volte è stata rigenerata, e dal tipo di farina di cui è composta.
Per ottenere la pasta madre, e quindi essere pronti per lavorare ed infornare la prima ricetta, occorrono 21 giorni. Di seguito, i consigli e le indicazioni principali di questo processo:
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Non è però tutto, poiché è importante programmare l’ultima fase, per mantenere attiva e sempre pronta la pasta madre: rinfrescarla con acqua tiepida e farina ogni 3-4 giorni. Questa attività serve per nutrire la microflora che altrimenti esaurirebbe gli amidi contenuti nella farina. Ecco come procedere:
In linea di massima non ci sono delle regole per la scelta della farina: la pasta madre si può facilmente ottenere da tutte le tipologie più comuni. Per migliori caratteristiche di gusto, nutrizionali e di resa, si scelgono di solito farine biologiche e macinate a pietra. Questa lavorazione conserva le caratteristiche nutrizionali del chicco e garantisce una granulometria irregolare.
Tra le tante, si consiglia di iniziare con la sperimentazione casalinga avvalendosi di:
La farina di manitoba è nota per l’alto contenuto di proteine e per l’efficace capacità di assorbimento dell’acqua. La farina di segale, invece, è ricca di amido e favorisce per questo lo sviluppo dei lieviti.