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Pasta madre come farla in casa

Lievito madreLievito madre

Lievito madre

La pasta madre è tecnicamente solo una miscela fermentata di acqua e farina. In questo semplice impasto, però, vive una complessa microflora di lieviti e batteri lattici, tra cui saccharomyces exiguus, cerevisiae e ellipsoideus, candida e lactobacillus brevis, sanfranciscensis, casei, plantarum e acidophilus. Sono tutti questi microorganismi a rendere i prodotti da forno, ottenuti dalla lavorazione della pasta madre, più digeribili e più ricchi di sali minerali e proteine rispetto a quelli ottenuti con il classico lievito di birra, costituito solo da colonie di saccharomices cerevisiae.

Chi ha dimestichezza con la pasta madre sa come una non sia uguale all’altra: per ottenere dei buoni risultati, in termini organolettici e di resa, è necessario conoscerne le caratteristiche. In linea di massima le principali variabili nella resa sono la forza e il grado di temperatura e di umidità dell’ambiente in cui l’impasto viene messo a lievitare. La “forza” della pasta madre è la capacità lievitante dettata dall’anzianità, ossia da quante volte è stata rigenerata, e dal tipo di farina di cui è composta.

Pasta madre: come si ottiene

farinafarina
Farina via Pixabay

Per ottenere la pasta madre, e quindi essere pronti per lavorare ed infornare la prima ricetta, occorrono 21 giorni. Di seguito, i consigli e le indicazioni principali di questo processo:

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  • Giorno 1: mescolare in un contenitore di vetro 200 g di farina con circa 100 ml di acqua tiepida, quanta ne serve per ottenere un impasto malleabile e appiccicoso. Coprire il contenitore con un canovaccio di cotone e lasciare fermentare l’impasto a temperatura ambiente per 3 giorni. L’amido della farina assorbe l’acqua e, grazie all’attivazione degli enzimi metabolizzanti, la complessa struttura dell’amido viene decomposta in singole molecole di glucosio. Questo zucchero è il nutriente principale dei lieviti, che cominciano a produrre anidride carbonica. I batteri attivi durante la fermentazione producono acido lattico ed aumentano l’acidità dell’impasto;
  • Giorno 4: pesare l’impasto e aggiungere la stessa quantità in peso di farina, quindi la metà della quantità di acqua tiepida. In altre parole, se l’impasto pesasse 200 g, si dovrebbero aggiungere 200 g di farina e 100 g di acqua. Lavorare il composto con la forchetta fino a ottenere nuovamente una massa morbida e appiccicosa. Coprire il contenitore con il telo di cotone e lasciare fermentare la pasta a temperatura ambiente per 2 giorni. Questa azione è indispensabile per nutrire i lieviti con amido fresco, contenuto nella farina;
  • Dal giorno 6 al giorno 20: Ripetere ogni mattina la procedura del giorno 4, ossia pesare l’impasto, aggiungere la stessa quantità di farina e acqua tiepida, quindi lavorare l’impasto per qualche minuto. Questa continua rigenerazione contribuisce ad aumentare la forza della pasta madre;
  • Giorno 21: la pasta madre è finalmente pronta e si può conservare in frigorifero.

Non è però tutto, poiché è importante programmare l’ultima fase, per mantenere attiva e sempre pronta la pasta madre: rinfrescarla con acqua tiepida e farina ogni 3-4 giorni. Questa attività serve per nutrire la microflora che altrimenti esaurirebbe gli amidi contenuti nella farina. Ecco come procedere:

  • eliminare la parte superficiale della pasta madre;
  • pesare;
  • aggiungere la stessa quantità in peso di farina e la metà, sempre in peso, di acqua tiepida.

La farina per la pasta madre

Macinatura della farina via Pixabay

In linea di massima non ci sono delle regole per la scelta della farina: la pasta madre si può facilmente ottenere da tutte le tipologie più comuni. Per migliori caratteristiche di gusto, nutrizionali e di resa, si scelgono di solito farine biologiche e macinate a pietra. Questa lavorazione conserva le caratteristiche nutrizionali del chicco e garantisce una granulometria irregolare.

Tra le tante, si consiglia di iniziare con la sperimentazione casalinga avvalendosi di:

  • farina di manitoba tipo 0;
  • farina di segale.

La farina di manitoba è nota per l’alto contenuto di proteine e per l’efficace capacità di assorbimento dell’acqua. La farina di segale, invece, è ricca di amido e favorisce per questo lo sviluppo dei lieviti.

Published by
Francesca Antonucci
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