Non so perché, ma ho sempre trovato buffo il nome di paguro bernardo. Con questo nome di intende il granchio eremita o Pagurus bernardhus: si tratta di un crostaceo decapode che fa parte della famiglia dei Paguridae.
In realtà al mondo esistono parecchie specie di paguri, alcune più grandi di altre. Tuttavia oggi ci occuperemo del piccolo P. bernhardus, anche perché è possibile imbattersi in esso anche dalle nostre parti.
Questa è la classificazione scientifica del paguro bernardo:
Il paguro bernardo ha un habitat di diffusione che copre tutto il mar Mediterraneo e l’oceano Atlantico. Molto diffuso lungo le coste di tutta l’Europa, tende a vivere sui fondali sabbiosi o rocciosi, a 2-80 metri di profondità al massimo.
Il paguro bernardo, pur non essendo fra i paguri più grandi, è comunque uno dei paguri più grandi presenti nel Mediterraneo. Lungo anche 40 mm, il suo corpo è molle. A differenza di altri crostacei, infatti, non è dotato di un carapace protettivo, motivo per cui si protegge nascondendosi dentro alle conchiglie vuote di altri gasteropodi.
Non sfratta i precedenti inquilini, semplicemente approfitta delle conchiglie che trova in giro. Ogni volta che cresce, deve abbandonare la conchiglia vecchia per trovarne una più grande in cui riesce a entrare.
I paguri bernardo hanno due chele striate senza peli, mentre il corpo è coperto di peli bianco-giallastri. I peduncoli oculari sono molto grandi e presentano delle strisce rossastre, a volte arancione, a volte rosso chiaro.
Il suo addome appare grasso e molliccio, di colore rosso-arancione. Inoltre è asimmetrico e ritorto come una spirale, seguendo l’interno delle conchiglie in cui vive.
Sull’addome ha appendici a forma di uncino sulla parte posteriore del corpo. Le zampe anteriori, abbastanza grosse e pure loro asimmetriche, servono per chiudere del tutto l’apertura della conchiglia quando il paguro vi si rifugia.
Il paguro tende a muoversi camminando sui fondali, trascinando con sé la sua conchiglia. Quando percepisce un pericolo, semplicemente si ferma e rientra nella conchiglia fino a quando il pericolo non è passato. Tende a prediligere acque a temperatura di 18-22 gradi, ma sopporta bene anche temperature più alte.
Una questione particolare che riguarda i paguri bernardo è quella della simbiosi. Sulla sua conchiglia, infatti, spesso si vedono attaccate delle attinie. Paguri e attinie spesso vivono insieme in simbiosi. L’attinia si attacca alla conchiglia, venendo così trasportata in giro dal P. bernhardus e nutrendosi dei suoi avanzi.
Dal canto suo l’attinia produce, grazie alle sue cellule urticanti, filamenti bianchi chiamati aconzie che proteggono il paguro da possibili predatori.
A volte sulla conchiglia di un singolo P. bernhardus sono presenti più attinie che convivono serenamente. Ma la cosa veramente curiosa è che quando il paguro è costretto a cambiare conchiglia, non abbandona le sue amiche attinie: semplicemente le trasferisce una a una, procedendo con pazienza.
Oltre alle attinie può entrare in simbiosi anche con le spugne di mare. Un altro vantaggio di avere attinie e spugne di mare sulla conchiglia è che può mimetizzarsi meglio con i fondali marini.
Il paguro bernardo è un animale carnivoro. La sua dieta si compone di detriti di pesci, gamberetti e molluschi. Viene considerato uno spazzino perché ripulisce i fondali dagli scarti. In alcune occasioni, però, può anche nutrirsi di alghe.
Ecco alcune piccole curiosità sul paguro bernardo:
Un paguro bernardo come animale domestico? Perché no, anche se non è molto interattivo. Solitamente sono tenuti in acquari o terrari per rettili. Al posto del classico acquario con i pesci, potresti tenere un terrario con dei paguri.
È possibile allevare in cattività i paguri bernardo usando terrari molto ampi che devono essere accessoriati con rocce e sabbia. Le rocce devono essere assicurate al fondo visto che tendono a scalarle. Un gioco che si fa con i paguri è quello di fornire loro delle piccole rocce che si divertono a spostare.
Essendo abbastanza territoriale, soprattutto con gli esemplari più grandi, è meglio non introdurne di nuovi nel terrario. Anzi: vivono meglio da soli, non sopportano molto altri esemplari che cercano di usurpare il loro areale.