L’orzo è certamente uno fra i cereali più diffusi e apprezzati per l’alimentazione, tanto da essere tornato fortemente in voga negli ultimi anni, anche grazie alla spinta delle diete vegetariana e vegana.
Adatto a bambini e adulti, questo prodotto presenta un profilo nutrizionale mediamente completo, ma la scelta non è sempre la più semplice. Esistono infatti in commercio diverse varietà, di cui le più diffuse sono la classica e l’orzo perlato: quali le affinità e quali, invece, le differenze?
L’orzo è un cereale che nasce dalle cariossidi dell’Hordeum vulgare, una pianta annuale che si differenzia in varie sottospecie, a seconda del numero di cariossidi che si sviluppano sulla singola spiga. Coltivata per gran parte dell’anno, in particolare in primavera e in autunno, è adatta ai climi mediterranei. In tempi moderni, tuttavia, la coltura si è diffusa pressoché ovunque.
Quella di questo cereale è una storia antica, perché già VII millennio a.C. se ne rileva traccia per l’alimentazione umana. Non solo, poiché l’orzo è anche normalmente utilizzato per la nutrizione degli animali d’allevamento, così come in passato per la creazione di fibre.
A livello alimentare è oggi impiegato innanzitutto per la creazione di bibite, come il famoso caffè d’orzo, quindi in farina per i prodotti da forno o in chicchi per ricette singole o per arricchire i condimenti. Sempre in cucina, sono quattro le tipologie più diffuse: orzo decorticato, integrale, perlato e solubile. Le differenze, in particolare tra il decorticato e il perlato, saranno analizzate nel prossimo paragrafo.
Analizzandone le caratteristiche nutritive, l’orzo è decisamente un cereale completo e sufficientemente equilibrato. È composto per il 70% di carboidrati, ha un 10% di proteine vegetali e un basso contenuto in grassi, meno dell’1,5%. Ricco di fibre alimentari, presenta sali minerali in abbondanza – tra cui potassio, magnesio, fosforo, ferro, silicio, zinco e calcio – e vitamine dei gruppi E e B.
Come già anticipato, le tipologie di orzo normalmente presenti in commercio sono quattro: quello decorticato, quello perlato, l’integrale e il solubile. Si partirà proprio da queste ultime due categorie, per poi concentrarsi sul nodo di questa trattazione:
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La rimanenti categorie sono le più diffuse sul mercato e la loro principale differenza è nei metodi di lavorazione, che richiederanno quindi fase di ammollo in acqua differenziate. Le proprietà nutritive, tuttavia, rimangono pressoché simili, fatta eccezione per le fibre: dal punto di vista alimentare, sia l’orzo decorticato che il perlato rappresentano una buona soluzione per la dieta.
E come scegliere, allora, tra un orzo decorticato e uno perlato? La risposta è innanzitutto nell’utilità: minore è il tempo a disposizione, più urgente sarà il ricorso al perlato. A questa si aggiunge l’opportunità: perché rinunciare facilmente a benefici in fibre insostituibili per la dieta, soprattutto nell’apparato intestinale?