L’olio di colza è un grasso vegetale ampiamente utilizzato in tutto il mondo. È popolare per il fatto di essere economico – il suo prezzo è minore rispetto a quello della maggior parte degli oli vegetali – e per la sua versatilità come olio da cucina. È una buona fonte di grassi sani, ma tende ad essere altamente trasformato, il che può abbassarne il valore nutritivo e alterarne gli effetti sulla salute.
Di tale prodotto esistono due tipologie: quella ad uso industriale e quella ad uso culinario. Il primo – si è discusso recentemente se potesse sostituire il diesel – è ricco di acido erucico, un composto che può essere pericoloso per l’uomo se consumato in grandi quantità. Dove si produce l’olio di colza? E a cosa serve? Facciamo chiarezza.
L’olio di colza è un grasso vegetale che si ottiene dai semi delle piante appartenenti al genere Brassica, la stessa famiglia di cavoli, broccoli e cavolfiori. Si ottiene dalla spremitura a freddo dei semi di colza, i quali non riscaldati in alcun modo permettendo all’olio di conservare tutto il suo sapore, aroma e valore nutritivo.
I semi di colza sono ricchi di grassi monoinsaturi, i cosiddetti “grassi buoni”, che si trovano tipicamente negli alimenti vegetali come noci, avocado, semi di chia e oli vegetali.
Ha un alto punto di fumo – in questo è migliore dell’olio di oliva – e risulta più stabile a temperature più elevate non degradandosi in composti potenzialmente tossici, né sviluppando sapori sgradevoli. Per anni è stato tenuto fuori dall’ambito alimentare.
Il motivo è che da sempre si considera di qualità inferiore ad altri oli vegetali e anche potenzialmente pericoloso per la salute. Il suo uso in cucina si è diffuso verso la metà del 1800. Dove si produce? Il più grande produttore di olio di colza è il Canada, seguito dalla Germania. In Italia il prodotto ha ricominciato a comparire come ingrediente da pochissimo tempo, in parziale sostituzione del tanto discusso olio di palma.
Sono la stessa cosa? Tecnicamente no. Anche l’olio di canola è prodotto a partire dalle piante della colza, ma per meritarsi tale appellativo deve contenere una percentuale inferiore al 2% di acido erucico e meno di 30 micromoli di composti glucosinolati. Così come riportato sul sito della Mayoclinic, l’olio di canola estratto dai semi della pianta di canola è generalmente riconosciuto sicuro dalla Food and Drug Administration.
Il fatto che generi non pochi dubbi circa la propria salubrità deriva dal fatto che la pianta di canola è stata sviluppata incrociando la pianta di colza. L’olio di colza, lo abbiamo anticipato, contiene livelli molto elevati di acido erucico, potenzialmente tossico per l’uomo. Tuttavia, l’olio di colza passa attraverso una serie di trattamenti che ne riducono le quantità rendendolo sicuro per il consumo alimentare.
Prima di approfondire benefici e controindicazioni un cenno meritano i valori nutrizionali di tale olio. 100 g di olio di colza apportano circa 900 calorie.
Così come riportato sul sito dell’Humanitas, 100 g di olio di colza contengono:
È anche fonte di vitamina E, 22,2 mg su 100 grammi di prodotto, con 0,1 mg di ferro. Presenta infine tracce di sodio e potassio.
È povero di grassi sauri, che lo rende tra i favoriti nel condimento delle pietanze dal punto di vista della salute. È anche ricco di grassi polinsaturi, omega 3 e omega 6. I primi aiutano a controllare i livelli di colesterolo nel sangue e contribuiscono alla regolazione dell’infiammazione e della pressione del sangue.
I grassi monoinsaturi aiutano anche a sviluppare e mantenere il rinnovamento cellulare del corpo: sono raccomandati nell’ambito di diete vegetariane e vegane. Grazie al contenuto di vitamina E si rivela essere un potente antiossidante, utile per favorire la salute della pelle e degli occhi.
Tra le possibili sue controindicazioni si registra l’interazione con l’assunzione di warfarin, principio attivo appartenente alla famiglia dei farmaci anticoagulanti. Tra i rischi per la salute legati all’olio di colza c’è il già accennato contenuto di acido erucico, responsabile di possibili difficoltà respiratorie e cecità.
Alcuni elementi presenti in questo olio che bisogna tenere in considerazione sono i glucosinolati. Questi, quando idrolizzati, hanno un effetto antitiroideo, favorendo così la comparsa del gozzo. In quanto al fatto, infine, che l’olio di colza sia cancerogeno, bisogna sottolineare come ad oggi non esistano prove scientifiche che avvalorino tale ipotesi.
Ma veniamo ad un’analisi dei pro e contro dell’olio di colza, che potrebbe stupirvi piacevolmente facendo emergere quelle che sono le qualità e le caratteristiche utili di tale prodotto spesso al centro di una grande disinformazione.
Se vi state chiedendo cosa si fa con olio di colza in cucina, una miriade di operazioni gastronomiche. Si può usare come condimento, per fare salse e per la cottura. Si può adoperare per cuocere al forno, per saltare in padella e perfino per friggere. Chi usa l’olio di colza? Viene consumato in molti paesi europei, ma si trova anche come ingrediente in diversi prodotti confezionati.
Se volete sapere se è meglio l’olio di colza o di girasole, la risposta dipende dall’uso. E dalla valutazione del sapore, del punto di fumo e della ricetta che dovete preparare. Alternative all’olio di colza sono altri oli vegetali neutri con un punto di fumo relativamente alto. Come ad esempio l’olio di cartamo, un olio d’oliva leggero, l’olio di soia, di arachidi, di mais, o di girasole.