Quando un animale non riesce ad alimentarsi correttamente, per qualsiasi motivo, ecco che va incontro a diverse problematiche e disturbi fisiopatologici. Possiamo avere un deficit di ossigeno per le cellule, una riduzione delle difese immunitarie, un aumento del metabolismo catabolico, un deficit energetico, una riduzione del volume della muscolatura, degli organi, danni epatici e renali e tanto altro ancora.
Per tali motivi, ecco che in questi casi il veterinario potrebbe consigliare di passare alla nutrizione parenterale del cane. Da non confondere con la nutrizione enterale: sono due cose distinte.
Nutrizione enterale o nutrizione parenterale non sono la stessa cosa. La nutrizione forzata enterale prevede l’inserimento di sonde in diverse sedi, dipende dalla localizzazione della patologia:
In questo caso bisogna utilizzare o alimenti appositi o diete specifiche, ma diluite con acqua, poi frullate e infine setacciate. Questo serve per evitare che si otturi la sonda.
Tuttavia noi oggi ci occuperemo della nutrizione parenterale, quella per via endovenosa. Questa è distinta in:
Quando iniziare la nutrizione parenterale o PN? Fermo restando che, quando possibile, è sempre meglio optare per la nutrizione enterale, nei cani si deve optare per quella parenterale quando l’apparato gastroenterico non è in grado di assorbire i nutrienti necessari.
Alcune delle condizioni in cui si rende necessaria sono:
Ma questi sono solo alcuni casi. Spesso, infatti, questa forma di nutrizione la si adotta anche quando quella enterale da sola non è sufficiente a coprire i fabbisogni nutrizionali del cane. Spesso la si attua in caso di vomito, chetoacidosi diabetica, dolore post-operatorio.
Per quanto riguarda quando iniziare la nutrizione forzata, bisogna considerare che già a 24 ore dall’inizio dal digiuno il cane ha finito le riserve di glicogeno, mentre dopo 3-5 giorni di digiuno è in stato di malnutrizione. Peggio va nel gatto: dopo 3 giorni di digiuno i mici possono sviluppare una forma di lipidosi epatica.
Nei cani, nella maggior parte dei casi, si opta per una nutrizione parenterale parziale, vuoi anche per un fattore legato all’accesso venoso, alla gestione del medesimo e ai costi. Il veterinario provvederà a inserire una cannula nella vena cefalica, ma occhio: questo accesso venoso ogni tre giorni va cambiato. O anche più frequentemente se compaiono segni di flebite.
La cannula va fissata in maniera pulita e deve essere controllata almeno un paio di volte al giorno, per essere sicuri che sia pervia, che non ci siano segni di infezione, ma anche che sia ancora in vena. I cani non stanno buoni e fermi e le probabilità che la cannula esca per movimenti continui del paziente o perché lui stesso l’ha morsa fino a toglierla sono molto alte.
Tramite il catetere endovenoso è possibile somministrare soluzione fisiologica, Ringer lattato, soluzione glucosata, soluzioni colloidi, elettroliti, lipidi, carboidrati e proteine. Va da sé che la somministrazione di tali prodotti deve essere monitorata dal veterinario.
Soprattutto in caso di soluzioni colloidi, lipidiche o altro, il paziente va ospedalizzato. Questo anche perché ogni giorno bisogna controllare i livelli ematici di elettroliti.
Spesso il proprietario chiede per quanto tempo il cane debba fare la flebo quando non mangia. Tradotto può anche voler dire per quanto tempo dura la nutrizione parenterale nel cane.
In generale bisogna fare un paio di considerazioni, anche perché ogni paziente richiederà una durata diversa:
Esistono delle complicanze per quanto riguarda la nutrizione parenterale nel cane? Più o meno sono le stesse che in Medicina Umana. Le principali sono:
Bisognerebbe evitare, poi, di applicare cannule quando la cute del cane presenta gravi forme di infezione o sepsi: anche con le adeguate misure di disinfezione, infatti, il rischio di infezione è alto.
Parlando di pazienti canini, poi, bisogna aggiungere il fatto che, normalmente, non stanno buoni e fermi: di solito si muovono di continuo, ingarbugliando alle zampe il deflussore, staccano la flebo anche se ben fissata, cercano di togliersela, piegano la zampa impedendo così alla flebo di scendere.
Certo, le pompe ad infusione aiutano in questi casi, ma in generale serve qualcuno che controlli di continuo che la flebo scenda correttamente e che non ci siano problemi. Da qui la necessità di ospedalizzazione e di controlli serrati.
Ultima considerazione: tutto ciò a un costo. Non solo per quanto riguarda l’applicazione della cannula, ma anche l’ospedalizzazione, gli esami di controllo e, soprattutto, l’uso di soluzioni reidratanti e nutritive particolari, aumenta la spesa finale.
Mi raccomando: chiedete sempre al vostro veterinario un preventivo indicativo onde evitare spiacevoli recriminazioni a posteriori.
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