Nutrizione parenterale per il cane, come funziona
Quando sia in umana che in medicina veterinaria si ha un paziente critico, che non si alimenta da solo, è necessario procedere con una nutrizione forzata. Questo può essere fatto in due modi: tramite nutrizione enterale con sondini o tramite nutrizione parenterale, per via endovenosa. Entrambe le pratiche presentano vantaggi e svantaggi, ma oggi ci occuperemo della nutrizione parenterale: cosa si intende? Quando va fatta? Per quanto tempo? Ci sono complicanze?
Quando un animale non riesce ad alimentarsi correttamente, per qualsiasi motivo, ecco che va incontro a diverse problematiche e disturbi fisiopatologici. Possiamo avere un deficit di ossigeno per le cellule, una riduzione delle difese immunitarie, un aumento del metabolismo catabolico, un deficit energetico, una riduzione del volume della muscolatura, degli organi, danni epatici e renali e tanto altro ancora.
Per tali motivi, ecco che in questi casi il veterinario potrebbe consigliare di passare alla nutrizione parenterale del cane. Da non confondere con la nutrizione enterale: sono due cose distinte.
Qual è la differenza tra nutrizione enterale e parenterale?
Nutrizione enterale o nutrizione parenterale non sono la stessa cosa. La nutrizione forzata enterale prevede l’inserimento di sonde in diverse sedi, dipende dalla localizzazione della patologia:
- naso-esofagea
- naso-gastrica
- esofagostomica
- gastrostomica
- digiunostomica
In questo caso bisogna utilizzare o alimenti appositi o diete specifiche, ma diluite con acqua, poi frullate e infine setacciate. Questo serve per evitare che si otturi la sonda.
Tuttavia noi oggi ci occuperemo della nutrizione parenterale, quella per via endovenosa. Questa è distinta in:
- nutrizione parenterale totale o TPN: tramite accesso venoso centrale (giugulare o vena cava caudale) si fornisce al cane tutto il fabbisogno energetico a riposo o RER
- nutrizione parenterale parziale o PPN: tramite vena periferico, solitamente cefalica dell’avambraccio, si fornisce al cane il 50-60% delle kilocalorie del RER
Quando iniziare la nutrizione parenterale nel cane?
Quando iniziare la nutrizione parenterale o PN? Fermo restando che, quando possibile, è sempre meglio optare per la nutrizione enterale, nei cani si deve optare per quella parenterale quando l’apparato gastroenterico non è in grado di assorbire i nutrienti necessari.
Alcune delle condizioni in cui si rende necessaria sono:
- Parvovirosi
- pancreatite acuta
- tumori
- linfoma intestinale
- frattura della mandibola, lussazione della mandibola
- ileo paralitico o altri disturbi della motilità intestinale
- stato di incoscienza del paziente
Ma questi sono solo alcuni casi. Spesso, infatti, questa forma di nutrizione la si adotta anche quando quella enterale da sola non è sufficiente a coprire i fabbisogni nutrizionali del cane. Spesso la si attua in caso di vomito, chetoacidosi diabetica, dolore post-operatorio.
Per quanto riguarda quando iniziare la nutrizione forzata, bisogna considerare che già a 24 ore dall’inizio dal digiuno il cane ha finito le riserve di glicogeno, mentre dopo 3-5 giorni di digiuno è in stato di malnutrizione. Peggio va nel gatto: dopo 3 giorni di digiuno i mici possono sviluppare una forma di lipidosi epatica.
Come si effettua la nutrizione parenterale?
Nei cani, nella maggior parte dei casi, si opta per una nutrizione parenterale parziale, vuoi anche per un fattore legato all’accesso venoso, alla gestione del medesimo e ai costi. Il veterinario provvederà a inserire una cannula nella vena cefalica, ma occhio: questo accesso venoso ogni tre giorni va cambiato. O anche più frequentemente se compaiono segni di flebite.
La cannula va fissata in maniera pulita e deve essere controllata almeno un paio di volte al giorno, per essere sicuri che sia pervia, che non ci siano segni di infezione, ma anche che sia ancora in vena. I cani non stanno buoni e fermi e le probabilità che la cannula esca per movimenti continui del paziente o perché lui stesso l’ha morsa fino a toglierla sono molto alte.
Tramite il catetere endovenoso è possibile somministrare soluzione fisiologica, Ringer lattato, soluzione glucosata, soluzioni colloidi, elettroliti, lipidi, carboidrati e proteine. Va da sé che la somministrazione di tali prodotti deve essere monitorata dal veterinario.
Soprattutto in caso di soluzioni colloidi, lipidiche o altro, il paziente va ospedalizzato. Questo anche perché ogni giorno bisogna controllare i livelli ematici di elettroliti.
Quanto dura la nutrizione parenterale nel cane?
Spesso il proprietario chiede per quanto tempo il cane debba fare la flebo quando non mangia. Tradotto può anche voler dire per quanto tempo dura la nutrizione parenterale nel cane.
In generale bisogna fare un paio di considerazioni, anche perché ogni paziente richiederà una durata diversa:
- in teoria fino a quando il cane non riprende da solo un’alimentazione per via orale tale da soddisfare i fabbisogni nutrizionali. Ma questo è impossibile da stabilire a priori: dipende da come va la malattia del paziente
- fino a quando sono disponibili le vene. Questo perché, le vene che non vengono utilizzate, pian piano si trombizzano e non possono essere adoperate per un certo periodo. Questo significa che gli accessi venosi sono limitati: fra zampe anteriori e zampe posteriori, considerando che ogni tre giorni bisogna cambiare vena, se va bene e se il cane non si toglie la cannula mezz’ora dopo averla inserita, le vene utilizzabili ad un certo punto finiscono
Quali sono le complicanze della nutrizione parenterale nel cane?
Esistono delle complicanze per quanto riguarda la nutrizione parenterale nel cane? Più o meno sono le stesse che in Medicina Umana. Le principali sono:
- flebiti e vasculiti
- infezioni
- aumento del lavoro per fegato e reni, soprattutto per smaltire residui di lipidi o azoto
- edema degli arti
- ulcere e necrosi cutanee, soprattutto per stravaso di determinati farmaci somministrati per via endovenosa
- incremento dell’osmolarità ematica
- aumentato rischio di tromboembolismo
Bisognerebbe evitare, poi, di applicare cannule quando la cute del cane presenta gravi forme di infezione o sepsi: anche con le adeguate misure di disinfezione, infatti, il rischio di infezione è alto.
Parlando di pazienti canini, poi, bisogna aggiungere il fatto che, normalmente, non stanno buoni e fermi: di solito si muovono di continuo, ingarbugliando alle zampe il deflussore, staccano la flebo anche se ben fissata, cercano di togliersela, piegano la zampa impedendo così alla flebo di scendere.
Certo, le pompe ad infusione aiutano in questi casi, ma in generale serve qualcuno che controlli di continuo che la flebo scenda correttamente e che non ci siano problemi. Da qui la necessità di ospedalizzazione e di controlli serrati.
Ultima considerazione: tutto ciò a un costo. Non solo per quanto riguarda l’applicazione della cannula, ma anche l’ospedalizzazione, gli esami di controllo e, soprattutto, l’uso di soluzioni reidratanti e nutritive particolari, aumenta la spesa finale.
Mi raccomando: chiedete sempre al vostro veterinario un preventivo indicativo onde evitare spiacevoli recriminazioni a posteriori.
Fonti