Northern Petroleum cerca shale gas a Ferrara: partite le trivellazioni
Northern Petroleum accende le trivelle nel permesso di Longastrino. È iniziata la ricerca dello shale gas?
Northern Petroleum Plc ha annunciato oggi l’inizio delle operazioni di trivellazione del pozzo “La Tosca-1” all’interno del permesso di estrazione “Longastrino”. Si tratta di una concessione rilasciata dall’UNMIG, l’Ufficio Nazionale Miniere Idrocarburi e Geotermia, nel 2005 e detenuta al 100% da NP.
Con una estensione di 139,72 Kmq il permesso Longastrino ricade nelle province di Ferrara e Ravenna e ingloba una buona parte della costa della laguna di Comacchio. Zona protetta dal Parco Interregionale del Delta del Po. Northern Petroleum stima che nel sottosuolo di Longastrino siano intrappolati circa 43-45 miliardi di piedi cubici di gas metano, pari a quasi 1,3 miliardi di metri cubici. Ed è assai probabile che si tratti di shale gas o di “tight gas” (che si estrae in maniera molto simile).
Non lo dice, ma lo lascia intendere, la stessa azienda quando descrive i dettagli delle operazioni:
Il pozzo La Tosca viene trivellato usando una trivella HDI Leonardo Drillmec HH220 e si stima in 45 giorni il tempo necessario a raggiungere la profondità massima. I costi di perforazione in capo a Northern saranno in gran parte sostenuti dal partner in Joint Venture Orca Exploration Group Inc.
Tanto basta per drizzare le antenne e temere che Northern Petroleum sia in cerca di gas non convenzionale e abbia intenzione di utilizzare la tecnica del fracking. HDI, infatti, sta per Hydro Drilling International, ditta con sede legale ad Alessandria ed operativa a Ravenna. La trivella Drillmec HH220 è il loro gioiellino, così descritto nel sito di HDI:
Le moderne tecniche di perforazione prevedono la perforazione di pozzi orizzontali i quali aumentano enormemente i rischi di presa di batteria. Gli impianti HH220, grazie al loro sistema altamente automatizzato, prevedono tempi molto limitati per il cambio aste, riducendo sensibilmente tali rischi.
Le trivellazioni orizzontali, insieme alla iniezione di fluidi ad alta pressione, vengono utilizzate per fratturare le formazioni rocciose e liberare il gas dallo shale, cioè dallo scisto, o da altre formazioni rocciose/argillose. Ma ci sono formazioni del genere nel sottosuolo del permesso Longastrino? Sì, come afferma Orca Exploration:
Il permesso Longastrino è situato nell’avanfossa dell’Appennino settentrionale, comunemente noto come bacino della valle del Po. Molti campi di gas e condensati sono situati vicino al permesso, come quelli di Ravenna, Alfonsine, San Potito, Cotignola, Dosso degli Angeli e Baldina. Gli ultimi ritrovamenti includono Agosta e Addadesse.
[…] Argille intraformazionali, scisti e marne fanno da tappo, mentre le argille hanno anche un potenziale di generare gas biogenico.
Per quello che si vede dall’esplorazione sismica 3D, quindi, ad una profondità di circa 2250 metri c’è del gas non convenzionale che si può estrarre una volta perforato lo strato di argilla, scisti e marne. Con quale tecnica? Assai probabilmente con la fratturazione idraulica orizzontale, accusata di inquinare le falde acquifere e provocare microsismi fino a 3 gradi Richter.
Northern Petroleum e Orca Exploration possono farlo? Sì, perché in Italia queste tecniche non sono vietate. E nemmeno prese in considerazione: chi perfora può fare tutto quel che vuole, se poi inquina o fa danni paga. Sempre che un giudice riesca a capire cosa è successo esattamente a 2000 metri di profondità e se la senta di attribuire una responsabilità oggettiva all’azienda.
E, per fare tutto ciò, ha bisogno di un ottimo perito (meglio due: un ingegnere e un geologo). Che non è neanche tanto facile da trovare, visto che quelli buoni sono stati tutti cooptati dalle aziende petrolifere.
Dopo i primi esperimenti a Ribolla, quindi, l’Italia sembra si stia lanciando allegramente nell’avventura dello shale gas e degli altri gas non convenzionali. Ovviamente in piena estate, mentre tutti sono al mare a prendere il sole. E a pochi giorni dalla pausa estiva della politica, che come al solito chiude più di un occhio.
Se non abbiamo dubbi che il ministro per lo Sviluppo economico, l’amante del petrolio e del gas nazionali Corrado Passera, veda di buon occhio le attività di Northern Petroleum ed Orca Exploration, qualche flebile speranza potrebbe venire dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Lo stesso Clini che è pronto a togliere il divieto di trivellare in mare, ma che è pur sempre un ministro dell’Ambiente e che, di conseguenza, qualcosa deve almeno far finta di fare. Sempre che, nei prossimi 45 giorni (cioè nel tempo che servirà alla trivella HDI per andare a segno) Clini non sia troppo impegnato a cercare di difendere l’Ilva di Taranto.
Fonti: Northern Petroleum, Orca Exploration, UNMIG, HDI