Moria di elefanti in Botswana: emergono 3 ipotesi
La moria di elefanti in Botswana rimane ancora un mistero: emergono tre ipotesi, la più probabile è quella di un nuovo virus che colpisce i pachidermi.
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La moria di elefanti che da qualche tempo si verifica in Botswana, dove sono stati ormai rinvenuti quasi 400 pachidermi senza vita, rimane tutt’oggi un mistero. Ricercatori e autorità stanno da giorni cercando di comprendere le cause ma, a oggi, nulla pare certo su questo fenomeno anomalo. Gli animali non risultano infatti vittime di bracconaggio, poiché i loro corpi non sono privi di zanne, mentre non si rilevano tentativi di avvelenamento. Cosa sta uccidendo i grandi elefanti africani?
Gli esperti sono in attesa degli esiti delle analisi autoptiche inoltrate a un laboratorio del Sudafrica. Escluse le cause più immediate, come appunto il bracconaggio, emergono oggi tre possibili strade per spiegare questa improvvisa moria.
Nuovo virus degli elefanti
Così come spiega il National Geographic, l’ipotesi al momento più accreditata sarebbe quella di una nuova infezione. Forse un virus, capace di colpire l’encefalo dei grandi pachidermi. A questa strada i ricercatori sono giunti per esclusione, in attesa delle analisi di laboratorio, ma anche grazie alle testimonianze di alcuni agricoltori locali.
In molti avrebbero infatti notato degli elefanti comportarsi in modo anomalo, come camminare in cerchio o ruotare su loro stessi. Nel frattempo, diverse carcasse dimostrano una caduta improvvisa dei pachidermi al suolo, un crollo di muso, segno di una morte improvvisa. Queste due evidenze porterebbero a pensare a problematiche di tipo neurologico.
Un caso simile era avvenuto negli anni ’90 nel Parco Nazionale Kruger, quando 60 elefanti persero la vita a causa di un virus trasmesso dai roditori. Eppure, in Botswana non si registra attualmente una presenza accresciuta di roditori, sia sani che malati. Se di virus si tratta, è evidentemente specie-specifico: nessun altro animale sta infatti morendo nella stessa zona, ovvero il delta dell’Okavango.
Tossine nell’acqua
Una seconda ipotesi riguarda la possibile contaminazione dell’acqua, sebbene le analisi a campione non abbiano mostrato anomalie o la presenza di inquinanti. Gli elefanti di solito raggiungono il delta dell’Okavango proprio per la sua abbondanza di acqua e di vegetazione, soprattutto nei periodi più caldi dell’anno.
È però noto che gli elefanti potrebbero essere sensibili ai cianobatteri, un tempo chiamati impropriamente alghe azzurre, spesso presenti nei corsi d’acqua. Sempre il National Geopgraphic spiega come la proliferazione di cianobatteri potrebbe essere alla base dell’estinzione di alcune specie preistoriche di pachidermi. Tuttavia, i cianobatteri tendono ad accumularsi lungo le rive dei corsi d’acqua, mentre gli elefanti hanno l’abitudine di tuffarsi e raggiungere le acque più profonde per abbeverarsi.
Denutrizione e disidratazione
Esclusa l’azione del bracconaggio e rigettato l’avvelenamento, gli esperti si sono concentrati sulle condizioni fisiche degli elefanti. È emersa quindi l’ipotesi di una morte per denutrizione o disidratazione, una spiegazione però ritenuta abbastanza improbabile dagli esperti.
Può capitare che nei mesi estivi, soprattutto durante le migrazioni, molti elefanti muoiano per mancanza di acqua. Questi pachidermi camminano per giorni pur di abbandonare le aree ormai rese aride dal caldo, per raggiungere luoghi più floridi, facendo affidamento alla loro memoria. A causa di improvvise condizioni atmosferiche, o di problemi di percorso, decide di esemplari possono incontrare la morte.
Tuttavia, gli elefanti ritrovati in Botswana non sembrano presentare segni di dimagrimento né di disidratazione, almeno non evidenti.
Fonte: National Geographic