Monsanto si arrende: no OGM in Europa. Esulta Greenpeace
La Monsanto annuncia di aver rinunciato alla vendita di sementi OGM in Europa: troppe resistenze culturali e scarsi benefici.
La Monsanto si arrende e annuncia che non proverà più a vendere sementi geneticamente modificate in Europa. A fronte di un’opinione pubblica compatta, la multinazionale ha dovuto accettare il dato di fatto che proporre OGM nel Vecchio Continente non è economicamente sostenibile.
Cantano vittoria le associazioni ambientaliste che per anni hanno condotto la guerra contro l’agricoltura “genetica”. Fra le più giulive Greenpeace, con Federica Ferrario, responsabile Campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace, a ribadire:
Questa è una buona notizia per la ricerca, gli agricoltori e i cittadini europei. Dopo venti anni di propaganda, Monsanto deve accettare che gli OGM sono tanto inefficaci quanto impopolari.
>>Scopri perché gli OGM sono un fallimento
Sul campo è rimasta l’ultima grana. Come spiegato nel comunicato Greenpeace sulla vicenda:
Greenpeace accoglie favorevolmente l’annuncio, ma ricorda che la società statunitense cercherà di continuare la vendita del suo controverso mais MON810, ultimo residuo delle coltivazioni OGM in Europa.
[…]Ogni settimana ci sono nuove prove degli effetti pericolosi sull’ambiente delle colture OGM, che consolidano la forte opposizione da parte di agricoltori, consumatori e governi: alla fine Monsanto dovrà ritirare anche il mais MON810. Questo passo potrebbe finalmente creare lo spazio necessario all’agricoltura e alla ricerca scientifica europea per concentrarsi su pratiche e tecnologie moderne che offrono reali progressi per la produzione alimentare, senza impattare negativamente sull’ambiente, la salute e sul sistema agricolo continentale.
[…] L’autorizzazione per la coltivazione del MON810 in Europa è scaduta da tempo e questo mais deve essere sottoposto a una nuova valutazione sulla sua sicurezza.
Dunque, la battaglia si sposta ora attorno al famigerato MON810. Già coltivato – ad esempio in Spagna – non ha però mai sfondato nel Vecchio Continente grazie spesso alle resistenze culturali e ambientaliste riscontrate. In Italia, questo stesso prodotto ha già ottenuto uno stop da parte del Ministero competente.
Sentiamo di fare nostro l’auspicio di Greenpeace, consapevoli però che una riforma del sistema agrario non possa ridursi alla demonizzazione degli OGM, ma dovrebbe includere anche una revisione dei principi di brevetto genetico. Finché ciò non sarà fatto, le multinazionali avranno sempre uin potere enorme sul sistema agricolo, potendo contare su forme di selezione genetica alternative alla manipolazione.