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Materiali naturali per sostituire la plastica

Materiali naturali e consigli per ridurre la dipendenza da plastica: dai classici sempre presenti nelle abitazione fino alle nuove fibre vegetali.

Materiali naturali per sostituire la plastica

Fonte immagine: Pexels

Mai come oggi ridurre il consumo di plastica è fondamentale per salvare il Pianeta: si stima infatti che, con gli attuali ritmi di produzione, entro il 2050 vi saranno più frammenti di plastica negli oceani che pesci. Si tratta di un composto praticamente ubiquitario, dal packaging dei prodotti all’edilizia, nonché molto diffuso all’interno delle abitazioni. Eppure vi sono moltissimi materiali naturali che permettono di eliminarne l’impiego o, quantomeno, ridurlo. Quali sono?

Di seguito, una lista di alternative da impiegare nella vita di tutti i giorni per ridurre il quantitativo di plastica utilizzato quotidianamente. A questi consigli, si aggiungono anche nuovi biomateriali, studiati e realizzati di recente, che potrebbero costituire la scelta di preferenza per il futuro.

Carta e legno

Borse di carta

Uno dei problemi maggiori della diffusione di plastica nell’ambiente è dovuta a involucri e contenitori per oggetti o alimenti di ricorso estremamente comune. Sacchetti, confezioni, pellicole, imballaggi e molti altri esempi ancora: si tratta di un volume enorme di rifiuti che si accumulano a livello quotidiano e, date le loro ridotte dimensioni e la leggerezza, rischiano con più facilità di finire abbandonati nell’ambiente.

Per gran parte delle necessità domestiche, tuttavia, carta e cartone potrebbero essere più che sufficienti per assolvere alle più svariate necessità. Si possono impiegare per avvolgere i cibi, per conservare i più svariati oggetti della casa, come imballaggi per nuovi e vecchi prodotti, per trasportare la spesa e in molti altri modi. Sia la carta che il cartone, inoltre, sono ampiamente riciclabili. A questi si aggiunge il legno, un’alternativa versatile ed economica che assicura resistenza e durata. Non solo per gli usi più classici, ad esempio per la produzione di mobili o scatole, ma anche per questioni molto più banali: si pensi a quanta plastica si potrebbe risparmiare usando unicamente spazzolini con manico in legno.

Vetro e alluminio

Bottiglia di vetro

Uno dei materiali che potrebbe sensibilmente ridurre la nostra dipendenza da plastica è certamente il vetro, molto diffuso in passato nelle confezioni e sostituito dall’industria per ragioni di comodità e costi. Tornare alle vecchie bottiglie di vetro per l’acqua potrebbe fare la differenza sul fronte ambientale, ritornando anche alla buona abitudine del reso. Ancora, questa proposta è valida anche per conserve, salse, bibite di ogni genere, oli e tantissimo altro ancora.

Anche l’alluminio rappresenta una scelta su cui puntare per ridurre il consumo di plastica: riciclabile praticamente all’infinito, è versatile, facile da pulire e altamente malleabile. Può sostituire confezioni, bottiglie, scatole ed è sempre più impiegato nei dispositivi elettronici, come scelta principale per la produzione delle scocche.

Stoffa e fibre vegetali

Stoffa

La stoffa rappresenta la soluzione più comoda, e decisamente più duratura, per combattere la piaga dei sacchetti di plastica. Sebbene le nuove leggi impongano borse biodegradabili per le necessità di vendita e di trasporto, in realtà sportine di cotone o lino rimangono la risorsa più versatile per un’esistenza all’insegna dell’ambiente.

Negli ultimi anni, inoltre, sono state sviluppate le più svariate fibre vegetali, capaci di garantire la stessa versatilità della plastica, senza pesare sull’ambiente. Si tratta di proposte, infatti, che non contaminano l’ambiente e capaci di dissolversi in pochissimi giorni a contatto con l’acqua. Fra queste le più diffuse sono certamente quelle ottenute dagli amidi – mais, tapioca, grano o patate – ma anche quelle derivate dalle alghe.

Funghi e scarti fisiologici

Funghi

La natura è ricca di proposte che, opportunamente trattate, potrebbero garantire dei polimeri vegetali con caratteristiche del tutto analoghe alla plastica. È il caso dei funghi, ad esempio, di MycoWorks: un collettivo di ingegneri, scienziati e designer che hanno studiato la solidificazione di alcune parti vegetative dei funghi, affinché vengano trasformate in una struttura del tutto simile alla plastica.

Ancora, la ricerca si sta sempre più orientando sul riuso degli scarti fisiologici, altri materiali naturali che potrebbero garantire la creazione di resistenti polimeri. Il tutto risolvendo un altro problema, quello dell’inquinamento di spazi verdi e acque da rifiuti tanto pericolosi in termini di contaminazione quanto le feci. Di recente, ad esempio, da uno studio è emersa la possibilità di ricavare bioplastica dalle feci umane, per ottenere un polimero completamente biodegradibile, resistente e duraturo. Biostone, invece, è un mattone realizzato grazie a un mix di sabbia, minerali e urina, ispirato ai mattoni prodotti dagli antichi romani per molti edifici, tra cui anche gli acquedotti. E come questi esempi, ve ne sono moltissimi altri.

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