
Nota come lucciola, l’insetto rientra nella grande famiglia dei Lampyridae, piccoli coleotteri parti integranti di tre grandi famiglie europee, di cui due attive sul territorio italiano. La loro presenza è molto marcata durante il periodo estivo, che rendono magico grazie alla luce che emanano. A differenza degli esemplari della stessa famiglia, le lucciole sono in maggioranza alate. Maschi e femmine possiedono entrambe le ali ma, a differenziarli, è la costituzione fisica: i primi appaiono più snelli e longilinei, mentre le femmine più grossolane, con corpo tozzo e corto. Queste sono in numero minore rispetto ai maschi e, nonostante le ali, volano di meno e prediligono una posizione più stabile sul terreno nascoste dall’erba. Il torace non sembra ricoprire interamente il corpo di questi insetti, solitamente vi è una macchia rossiccia mentre le ali anteriori dal colore marrone svolgono il ruolo da schermo. Una sorta di mini corazza che protegge la struttura, mentre la parte finale bianca è adibita alla produzione della luce.
Possono vivere in ambienti caldi e temperati, prediligono infatti le serate estive per mostrarsi nel loro splendore. Mentre preferiscono territori più umidi come quelli dell’Asia, nelle zone secche scelgono luoghi dove acqua e piogge sono assicurate per godere dell’umidità. Il nome lucciola è conosciuto solo sul territorio italiano, mentre all’estero è nota come Lightningsbug, Firefly o Lichtkäfer. Ciò che le rende davvero uniche è la luce che producono, in particolare di notte durante le serate del trimestre estivo. Rendendo magici prati, avvallamenti e zone verdi rischiarando con il loro pulsare spazi immersi nel buio.
Le lucciole e la luce

La luce che viene prodotta da questi insetti è prodotta da appositi organi posizionati sotto il ventre, l’ossigeno assimilato attraverso cellule particolari viene ossidato e trasformato in luce grazie al supporto di un’enzima, noto come luciferasi. La luce appare e si produce senza calore, quindi è considerata un’illuminazione fredda che si mostra a intermittenza. L’intensità può variare in base alla specie di appartenenza, ma serve come ipotetico avviso amoroso. La luminosità, infatti, viene emessa durante la fase di corteggiamento per attirare i probabili partner per l’accoppiamento. Secondo gli studi, servirebbe anche come arma di difesa e avviso contro i nemici, come segnale contro i predatori. Mettendoli in guardia sul probabile sapore disgustoso che caratterizza le lucciole, dato proprio dal procedimento che porta alla produzione della fonte luminosa. Ciò che sfugge agli scienziati è come il meccanismo di accensione e spegnimento della luce avvenga all’interno di questi insetti dal formato così ridotto.
Curiosità, vita e notizie
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Gli studi hanno confermato che i maschi sono deputati alla maggiore produzione di luminescenza, che spesso avviene in sincrono creando scenari mozzafiato. Purtroppo la sopravvivenza è messa a dura prova dall’azione umana, a causa di pesticidi, inquinamento e riduzione del loro habitat naturale. A complicare il tutto è una durata di vita molto ridotta, solo quattro settimane in tutto, durante le quali avviene il corteggiamento iridescente, l’accoppiamento, la deposizione delle uova a terra dove le larve crescono nutrendosi di vermi e lumache. Da adulte alcune non si cibano, altre amano polline o nettare. Per difendersi sviluppano una sostanza sgradevole simile a veleno, poco appetibile per i predatori.