
Nel 2025, l’Europa si trova a riflettere su un piano ambizioso da 800 miliardi di euro, mentre si discute di una maggiore sicurezza militare. Tuttavia, c’è il timore che tali fondi possano essere sottratti a questioni più urgenti, come il cambiamento climatico e il welfare.
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<img alt="L’Europa verso il riarmo. A scapito degli aiuti allo sviluppo e per il clima" height="490" srcset="https://cdn.lifegate.it/roXhbdtQk93V3pSlqRqqhia5Ps0=/980x490/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2025/03/riarmo-clima.jpg, https://cdn.lifegate.it/i1C6I9Yqa_64uXJAvjNJaM1t73A=/1960x980/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2025/03/riarmo-clima.jpg 2x" width="980">
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<p><span id="featured-image-caption">Europa verso il riarmo, ma a che prezzo? © Dominika Zarzycka/SOPA Images/LightRocket via Getty Image</span></p>
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<li>Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per una difesa comune, incentivando il riarmo.</li>
<li>La Commissione sta elaborando un piano da 800 miliardi, che potrebbe ridurre gli investimenti in aiuti allo sviluppo e mitigazione dei cambiamenti climatici.</li>
<li>L'Italia sta considerando la riconversione dell'industria automobilistica in settore bellico.</li>
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<p>La questione del riarmo europeo è diventata centrale nel dibattito politico, con l'Unione Europea che discute un piano di spesa da 800 miliardi di euro. Questo piano, che ha già sollevato molte polemiche, è stato descritto come un passo verso una difesa comune. Tuttavia, ci sono voci che mettono in dubbio l'approvazione effettiva del piano, sottolineando che la risoluzione del Parlamento europeo, approvata il 12 marzo, non ha valore vincolante e si limita a chiedere un'azione urgente per garantire la sicurezza europea.</p>
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<h2>Perché e come l’Europa pensa al riarmo</h2>
<p>Un elemento di confusione è rappresentato dalla narrazione attorno al piano di riarmo. La Commissione europea ha proposto una spesa graduale di 800 miliardi di euro, che i singoli Stati membri potrebbero sostenere senza che queste spese pesino sui vincoli del Patto di Stabilità. Secondo Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, l’obiettivo è di permettere agli Stati di aumentare gli investimenti nella sicurezza nazionale, liberando risorse fiscali. Se i paesi membri aumentassero le spese per la difesa in media dell'1,5% del PIL, si creerebbe uno spazio fiscale di circa 650 miliardi di euro in quattro anni.</p>
<p>In aggiunta, è previsto un nuovo strumento che fornirà 150 miliardi di euro di prestiti per investimenti nella difesa. Tuttavia, contrariamente a quanto riportato da alcuni media, il Parlamento europeo non ha dato il via libera definitivo al piano di riarmo. La risoluzione del 12 marzo ha chiesto semplicemente di agire con urgenza per garantire la sicurezza dell'Unione, ma non ha approvato formalmente il piano di riarmo. Questo aspetto ha sollevato preoccupazioni tra alcuni europarlamentari, che vedono in questo approccio una mancanza di trasparenza e un possibile bypass del Parlamento stesso.</p>
<p>La motivazione principale per questo piano di riarmo sembra derivare dalla minaccia russa, che preoccupa non solo l'Ucraina ma anche gli Stati membri dell'Unione. Inoltre, c'è il timore di un disimpegno da parte degli Stati Uniti, che potrebbe ulteriormente compromettere la sicurezza europea. Tuttavia, ci sono critiche sul fatto che un riarmo basato su investimenti nazionali non sia la stessa cosa di una difesa comune, che potrebbe portare a una razionalizzazione delle spese e a una maggiore efficienza.</p>
<h2>A rischio welfare, clima, aiuti allo sviluppo</h2>
<p>La crescente spinta verso un'economia di guerra in Europa solleva interrogativi sulle risorse che saranno disponibili per altri settori cruciali. In Italia, il dibattito si concentra principalmente sul welfare e sulla sanità, con una carenza di almeno 40.000 medici e infermieri e una spesa in calo per il Servizio sanitario nazionale. Ma a livello globale, la crisi climatica rischia di essere messa in secondo piano, con conseguenze devastanti.</p>
<p>La questione degli aiuti climatici è particolarmente allarmante. I 300 miliardi di dollari all'anno promessi dai paesi ricchi alle nazioni più vulnerabili, come stabilito alla COP29 di Baku, ora sembrano a rischio. Gareth Redmond-King, esperto dell’Energy and Climate Intelligence Unit, ha avvertito che sarà difficile mantenere questi impegni. La possibilità di dirottare fondi dagli aiuti allo sviluppo per finanziare il riarmo potrebbe non solo alimentare l'inflazione, ma anche aumentare i flussi migratori e compromettere il peso geopolitico dell'Unione Europea.</p>
<p>Inoltre, la mancanza di investimenti adeguati per affrontare i disastri climatici potrebbe portare a un aumento dei prezzi di beni essenziali provenienti dai paesi in via di sviluppo. La ritirata degli aiuti climatici rischia di lasciare un vuoto che potrebbe essere colmato da attori considerati ostili, come la Russia, il che rappresenta un pericolo non solo per l'ambiente, ma anche per la stabilità globale.</p>
<h2>A che punto è il dibattito in Italia</h2>
<p>In Italia, il dibattito sul riarmo è complesso e articolato. Il governo appare diviso tra i sostenitori del riarmo, come Forza Italia e Fratelli d'Italia, e i contrari, come la Lega. Anche l'opposizione è frammentata, con manifestazioni che hanno visto la partecipazione di diverse fazioni, tutte unite nella richiesta di un'Europa più forte e coesa. La proposta di una difesa comune europea, evocata nel Manifesto di Ventotene del 1941, sembra essere una soluzione condivisa, ma non senza controversie.</p>
<p>Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha suggerito di riconvertire l'industria automobilistica in un settore bellico, per aumentare la spesa per la difesa. Tuttavia, questa proposta ha suscitato critiche, in particolare da parte di John Elkann, presidente di Stellantis, che ha affermato che il futuro dell'industria automobilistica dovrebbe essere orientato verso produzioni sostenibili. L'idea di una riconversione in un settore militare sembra retrocedere rispetto agli obiettivi di sostenibilità già delineati nel Green New Deal europeo.</p>
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