I leoni rischiano l’estinzione in Africa occidentale
I leoni dell'Africa occidentale, dal corredo genetico diverso dai cugini orientali, rischiano l'estinzione: sarebbero solamente 250 gli esemplari in vita.
Il leone rischia la completa estinzione in Africa occidentale, dove il numero degli esemplari è al di sotto dell’1% rispetto al loro potenziale storico. Sono infatti meno di 250 gli adulti in libera circolazione e si teme che la cifra possa diminuire ulteriormente nei prossimi anni. A rivelarlo uno studio commissionato da Panthera, un’organizzazione mondiale per la conservazione delle specie selvatiche, pubblicata su Plos One.
La situazione odierna è seria e preoccupante. Agli albori del ‘900 i leoni occupavano una striscia di oltre 2.400 chilometri tra il Senegal e la Nigeria, dove gli esemplari si riscontravano a migliaia. Oggi ne rimangono all’incirca 250, oltretutto suddivisi in quattro popolazioni isolate: uno in Senegal, due in Nigeria e una quarta vicino al Burkina Faso. Solo quest’ultimo gruppo presenta più di 50 leoni, il minimo considerato vitale affinché si possano riprodurre senza troppi problemi, gli altri sono più piccoli o dispersi.
Non era ben noto come la situazione dei leoni in Africa occidentale fosse così terribile. In molte nazioni non era dato sapere come non vi fossero più leoni in circolazione, perché nessun fondo è stato stanziato per condurre delle ricerche.
Così afferma Philipp Henschel, co-autore dello studio. Il ricercatore e i suoi colleghi hanno sopperito alla raccolta di dati locali ottenendo speciali finanziamenti, come quelli della Big Cat Initiative del National Geographic. Trovato il denaro, hanno passato al setaccio 21 aree protette in 11 nazioni, non privi di speranza: essendo territori dove l’habitat del leone rimane sostanzialmente intatto, si sperava di trovare un gran numero di esemplari. E invece non solo le popolazioni sono solo 4, ma non sembrano nemmeno essere equilibrate né tantomeno in salute.
Le motivazioni alla loro rapida diminuzione sono le più svariate e passano dalle attività dell’uomo alla caccia di frodo, dai rimedi della medicina tradizionale alla scomparsa delle specie preda. Ma vi è forse un appiglio per proteggere questi 250 esemplari rimasti.
Normalmente, i leoni dell’Africa occidentale sono geneticamente molto diversi da quelli dell’Africa orientale, ben più numerosi (35.000 esemplari) e resistenti. Per questo motivo, si sta discutendo all’International Union For The Conservation Of Nature (IUCN) di creare una sottospecie separata che, dato l’esiguo numero di membri, riceverebbe automaticamente l’etichetta di “a rischio critico d’estinzione”. Così facendo sarebbe più facile introdurre sul territorio programmi specializzati per la salvaguardia e il recupero e, non ultimo, si aprirebbero le porte per la raccolta di fondi a livello internazionale. Christine Breitenmoser, co-presidente del gruppo Cat Specialist presso l’IUCN, spiega perché questo passaggio sia tanto determinante:
I leoni dell’Africa occidentale hanno una sequenza genetica unica, mai rilevata in altri leoni, inclusi quelli negli zoo o in cattività. Se perdiamo questi esemplari, perderemo un’unica e localmente adattata popolazione, una popolazione che non è possibile rilevare altrove. Questo rende la loro conservazione estremamente urgente.
Henschel è però cautamente ottimista: i ricercatori sperano infatti di trovare il supporto della Banca Mondiale, così come già successo in passato per le tigri siberiane. E proprio il modello di successo in Russia è quello che si vorrebbe replicare nel continente africano:
Nella Russia orientale, le tigri siberiane hanno visto un miglioramento delle loro condizioni grazie al denaro investito, donato perché tutti sono a conoscenza dello status di questi felini. Speriamo di creare un simile progetto in Africa.