Leoni allevati per essere uccisi dai turisti: succede in Sudafrica
In Sudafrica vengono allevati leoni affinché possano essere uccisi dai turisti: lo scandalo coinvolge l'Europa, da cui provengono i cacciatori.
Fonte immagine: Pixabay
Leoni allevati per essere uccisi dai turisti, prevalentemente europei: è questo l’esito di un’inchiesta condotta in Sudafrica, pronta a svelare una triste pratica ai danni di questi grandi felini. Ai cacciatori, previo un pagamento consistente, è stato infatti permesso di sparare a felini confinati in piccoli spazi, il tutto con tanto di foto ricordo della battuta con il fucile.
L’inchiesta, chiamata “Operazione Simba” e portata alla luce dall’ex deputato inglese Lord Michael Ashcroft, svela un giro di denaro molto importante, alimentato dal turismo senza scrupoli. I cacciatori, molti dei quali di provenienza britannica, sono infatti disposti a sborsare più di 3.000 sterline pur di uccidere un leone, allo scopo di poter riportare in patria un trofeo di caccia. Le pelli di questi animali, infatti, vengono spedite illegalmente nei Paesi d’origine dei turisti, configurando una vera e propria forma di contrabbando.
In particolare, la pratica in questione è quella della caccia in gabbia, di cui si è discusso diffusamente sulla stampa negli ultimi anni. Per attirare i turisti, e approfittare di un buon ritorno economico, alcune strutture locali permettono di rimanere in piccole gabbie con leoni spaventati e indifesi, poi uccisi a colpi di fucile da distanze davvero ravvicinate. Non è però tutto, poiché ai cacciatori verrebbero fornite anche informazioni per l’esportazione sicura delle pelli, con consigli per evitare i controlli anche da parte delle autorità doganali. I resti dei leoni, come carni e ossa, pare vengano invece venduti sul mercato illegale asiatico, per soddisfare la richiesta degli appassionati di medicina tradizionale.
Come riferisce SkyTg24, gli allevatori sudafricani avrebbero inoltre elaborato dei sistemi, tra incroci e alimentazione, per ottenere dei felini molto grandi e possenti, così da alimentare ulteriormente le curiosità dei cacciatori. Una pratica che stride con gli sforzi di conservazione di queste specie in tutto il continente africano, dove nell’ultimo secolo si è persa gran parte della popolazione selvatica, con poco più di 20.000 esemplari rimasti.
Fonte: SkyTG24